Index   Back Top Print

[ IT ]

VISITA PASTORALE IN VENETO, LOMBARDIA, TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DELLA DIOCESI DI BELLUNO-FELTRE

Col Cumano (Belluno) - Sabato, 16 luglio 1988

 

Quando sono entrato non ho visto le vostre facce ma i vostri colori ed ho pensato: qualche cosa si prepara. Poi, quando avete tolto i colori ed avete cominciato a muovervi, ho pensato “hanno indovinato abbastanza bene”. Ho pensato ancora che se non fossi stato io ma il mio predecessore, Giovanni Paolo I, a venire qui e ad incontrare questi giovani cosa avrebbe detto? Avrebbe detto appunto “hanno bene indovinato”.

Questo panorama di colore deve parlare di un altro panorama, quello del cuore, i cuori giovanili, i vostri cuori. Il cuore è un simbolo molto ricco. È una parola che sta appunto nel cuore della Parola di Dio e parla della persona umana, nel suo intimo, nel suo costitutivo, in quella che è proprio l’essenza dell’uomo e della donna.

Ecco, panorama di cuori, ecco tra questo splendido panorama delle Dolomiti io voglio ricordare un altro panorama: quello dei cuori giovanili che si aprono davanti ai nostri occhi con orizzonti ancora più alti, non solo quelli della natura, ma quelli della fede, dello spirito, del soprannaturale, dell’incontro con Dio, della vocazione, come ci ha detto il vostro compagno.

Papa Luciani diceva queste parole - e sicuramente le ripeterebbe se si trovasse qui - “non stacchiamoci da questa roccia”. Sappiamo bene che Gesù ha rivelato a Pietro - a quest’uomo debole, molto gentile, molto affettuoso, ma anche molto instabile - il suo destino parlando della roccia, e così lui è diventato - non come uomo, ma come dono di Dio come la sua fede confessata presso Cesarea di Filippi - questa roccia. Non stacchiamoci da quella roccia. Questa roccia attraverso Pietro è sempre una, è unica, è Gesù Cristo.

Ripeto queste parole del vostro amatissimo Papa Albino Luciani, vostro conterraneo, e sono tanto grato al vostro Vescovo per avermi invitato in questo decimo anniversario della sua elezione e della sua morte, per venire nella sua terra natale, nella diocesi di Belluno.

Vi voglio confidare un momento, un momento per me molto caratteristico, del Conclave dell’agosto del 1978, in cui fu eletto come Papa successore di Pietro, Albino Luciani, Cardinale Patriarca di Venezia. Quando accettò l’elezione, il decano gli chiese quale nome intendesse prendere e lui rispose “Giovanni Paolo I”. In quel momento ho pensato “come hai bene indovinato!”. Nessuno dei Papi prima di lui portava due nomi, ma lui voleva in questo binomio riprendere i suoi due predecessori Giovanni e Paolo, i due che hanno aperto una nuova epoca della storia della Chiesa, della vita della Chiesa nella nostra epoca. “Come hai ben indovinato!”. Questo ho pensato nel pomeriggio del 26 Agosto 1978. Dire questo non viola il segreto del Conclave. Penso che così scegliendo, lui ha voluto non staccarsi dalla roccia, da questa roccia che erano per lui Giovanni e Paolo e, attraverso loro, da Carissimi giovani, vi auguro di cuore di non staccarvi da questa roccia, di rimanere fedeli. Ancora una piccola aggiunta. È venuto questo fratello che si chiama fra Ettore e mi ha portato un dono significativo della giornata: lo scapolare. Si devono ricevere i doni, ma soprattutto si deve capire il significato dei doni. Oggi 16 luglio commemoriamo la Madonna del Monte Carmelo. Voglio invitarvi a capire pienamente il significato di questo dono offertomi.

Non stacchiamoci, carissimi giovani, da un’altra roccia che si chiama Maria. È vero che nelle Sacre Scritture non è mai chiamata così, ma come sono diverse le rocce nella montagna, così anche nella Chiesa deve esserci questa roccia materna, la roccia verginale, la roccia femminile; deve esserci e deve essere presenza forte. Era forte la Vergine Maria, Madre di Cristo, specialmente nel momento decisivo della croce. Vi auguro di non staccarvi da questa roccia. Questa roccia che significa soprattutto Gesù Cristo, la sua Madre, Pietro e la Chiesa apostolica.


A conclusione della visita a Col Cumano, il Papa visita l’asilo nido del paese. Ai bambini festanti Giovanni Paolo II rivolge queste parole.  

Voglio ringraziarvi dell’accoglienza. Sono molto contento di incontrare i piccoli di questa parrocchia di Santa Giustina.

Vedendovi, penso che anche Papa Luciani è stato un bambino come voi, poi è cresciuto e alla fine è diventato Papa.

Si deve pensare al futuro ma, per il momento, si deve imparare molto. Soprattutto si deve imparare a pregare, ad amare gli altri, ad amare Gesù. Si deve imparare anche ad ubbidire ai genitori, ai maestri della scuola o dell’asilo. Vi lascio una benedizione. Vi ringrazio per questa bella accoglienza. Ringrazio la vostra amica che ha recitato una bella poesia. Vi benedico. Una benedizione a tutti i bambini di questo asilo, di questa parrocchia e di questa diocesi di Belluno.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana