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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL TEMINE DEL CONCERTO OFFERTO
DALL’ACCADEMIA MUSICALE «OTTORINO RESPIGHI»

Domenica, 24 luglio 1988

 

Desidero ringraziare l’Accademia Musicale “Ottorino Respighi”, che nel decimo anno della sua fondazione e nel quadro della manifestazione artistica di Assisi, “Festa Musica pro Mundo uno”, ha voluto dedicare al Papa, in occasione dell’anno mariano, il concerto di stasera.

Un plauso in particolare va al maestro Arturo Sacchetti, all’orchestra sinfonica “Máv” di Budapest, al coro di Budapest e ai solisti e soliste dell’opera di Bratislava e di Budapest, che hanno magnificamente interpretato ed eseguito alcune splendide composizioni dell’illustre maestro Don Lorenzo Perosi, il “Pretino di Tortona”, gloria della musica sacra italiana, per tanti anni direttore della Cappella Musicale Sistina.

Del Perosi abbiamo ascoltato l’inno “Christus vincit”, lo “Stabat Mater”, la cantata “Dies iste” su un antico inno di lode alla Madre di Dio; l’“Inno della pace” e l’“Inno della giustizia”, dall’oratorio “Il giudizio universale”.

La manifestazione musicale di questa sera ha voluto esplicitamente inserirsi nel clima dell’anno mariano: la cantata “Dies iste” - come è noto - fu composta nel 1904, su espresso desiderio di san Pio X per il 50° anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.

Non solo io, ma con me tutti i presenti - ne sono sicuro - siamo sinceramente grati al direttore e a tutti gli artisti perché ci hanno fatto il dono incomparabile di un’ora di autentico godimento estetico e spirituale.

Il misterioso ed affascinante linguaggio della musica si è fuso con il linguaggio della fede, suscitando profonde risonanze nell’io più intimo dell’uomo, consapevole della propria fragilità di fronte a Dio e pur capace di dialogare con lui e di invocarlo filialmente nella preghiera. E quando la grande, la vera musica, diventa preghiera, attinge l’inesprimibile.

Formulo sinceri voti perché l’accademia musicale “Ottorino Respighi” continui a diffondere i valori etici e spirituali mediante la musica, in particolare la musica religiosa: è questa una missione altamente nobile ed autenticamente culturale.

Con tali voti invoco su tutti i presenti l’abbondanza dei favori celesti ed imparto la benedizione apostolica.

Prima di impartire la benedizione, il Papa si rivolge nuovamente ai presenti ricordando la coincidenza dell’incontro con la memoria liturgica della beata Kinga, venerata in modo particolare dai fedeli ungheresi e polacchi. Queste le sue parole:

Prima ancora, vorrei sottolineare una circostanza. Oggi nella mia patria si commemora una beata, figlia della vostra terra, della vostra nazione. Noi diciamo la beata Kinga, “Ducissa Kunegundis”, figlia del re di Ungheria e sposa verginale di un principe della Polonia, in particolare della Polonia meridionale, Cracovia, una figura straordinaria che certamente appartiene al calendario liturgico dei santi di ambedue le nazioni. Oggi si celebra la sua memoria liturgica. Non so se la data prevista per questo incontro a Castel Gandolfo sia stata pensata anche nella prospettiva di questa data, di questa ricorrenza liturgica, ma per me è molto significativa e commovente. Certamente la figura della “Ducissa Kunegundis”, della beata Kinga, è rimasta nella tradizione del mio popolo come una delle madri, “Mater Patriae”, una delle madri. Certamente questa circostanza e questo incontro a Castel Gandolfo, appunto con voi che rappresentate la sua eredità spirituale, la sua nazione, la cultura nella quale è cresciuta, è per me molto commovente. Se sono grato, profondamente grato per l’esecuzione artistica di altissimo livello, ma altri possono giudicare meglio di me, sono anche grato per questa ricorrenza, per questa circostanza e penso che anche questo appartiene a quel cammino sul quale vuole trovarsi la vostra iniziativa artistica: “Pro Mundo uno”.

Ringrazio anche tutti gli altri ospiti che sono voluti venire questa sera a Castel Gandolfo, persone autorevoli, rappresentanti soprattutto della cultura, del mondo diplomatico. Ringrazio tutti e mi sento molto onorato della vostra presenza. Che il Signore benedica ciascuno di voi, carissimi fratelli e sorelle, le vostre famiglie e i nostri popoli, tutti quei popoli dell’Europa, del nostro continente che portano in loro i germi profondi e forti di una tradizione culturale e cristiana.

 

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