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VISITA PASTORALE IN EMILIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I MALATI NELLA CATTEDRALE DI SAN DONNINO

Fidenza (Parma) - Sabato, 4 giugno 1988

 

Miei carissimi fratelli e sorelle.

1. Con questo cordiale saluto intendo porre in evidenza il legame profondo che ci unisce e che può trovare una sua suggestiva immagine nella salda coesione delle pietre di questa Cattedrale, nella quale siamo ora riuniti.

Accolti nel Corpo mistico di Cristo, siamo stati resi pietre vive nel tempio eterno, che ha come pietra angolare il redentore. Di questo tempio voi siete pietre scelte, perché con la vostra sofferenza partecipate più da vicino alla passione redentrice di Gesù, dalla quale è scaturita la vita nuova dell’umanità. Voi sapete quindi ben comprendere come il rivolgermi a voi, chiamandovi: “Miei carissimi fratelli e sorelle”, sgorghi da una profonda convinzione di fede e da un conseguente specialissimo affetto.

Questo affetto mi conduce ad unire alle espressioni di saluto alcune parole che, insieme con la mia benedizione, vogliono confortare ciascuno di voi, alimentando la sua forza nella prova e la speranza nella guarigione dall’infermità che lo affligge.

2. Carissimi, il Vangelo mostra spesso Gesù nell’atto di chinarsi sugli ammalati, per confortarli e non di rado anche guarirli.

Il redentore non evitò a se stesso il patire e insegnò che il dolore ha un valore salvifico, tuttavia “passò beneficando e risanando tutti” (At 10, 38). Traspare da questo comportamento una duplice grande lezione: che il dolore umano ha un preciso ruolo da svolgere nel piano di Dio e che, tuttavia, esso muove a compassione il cuore di Gesù, che ben sa quanto la sofferenza possa scuotere la fragilità umana e metterla alla prova. Per questo egli non rifiuta mai la sua comprensione e il suo conforto a chi, ammalato, ricorre a lui con fiducia.

È quindi molto importante, anzi decisivo accettare di soffrire con Gesù, come Gesù e per suo amore, perché questo conforma in modo specialissimo a lui e alla sua missione.

A questo riguardo san Massimo il Confessore insegna che Dio, nel suo imperscrutabile disegno di amore, consente che il dolore colpisca l’uomo non solo come castigo, ma come medicina per lui e per gli altri (S. Maximi Confessoris “Sermones”: PG 90, 1041, C).

È tuttavia legittima la domanda di guarigione, perché la salute è anch’essa un grande dono di Dio, grazie al quale ci è possibile rendere servizi preziosi a beneficio del prossimo. Ogni dono divino, infatti, non ci è mai dato ad esclusivo vantaggio personale, ma perché “possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo stati consolati da Dio” (2 Cor 1, 4).

3. L’ammonimento dell’apostolo Paolo, ora citato, mi porta a rivolgere la parola a voi, sacerdoti, che saluto di vero cuore. Carissimi, mentre vi dico il mio apprezzamento per lo zelo con cui esercitate il vostro ministero, mi è caro ricordare che il presbitero ha il potere di confortare i malati e di concedere il perdono dei peccati mediante la preghiera e l’unzione con l’olio nel nome dell’Onnipotente (cf. Gc 5, 14). Abbiate, pertanto, particolare cura di svolgere tra i sofferenti il servizio, a cui la misericordia di Dio vi ha chiamato.

Portate a tutti il Cristo, ben sapendo che è atto di religione pura e immacolata dinanzi a Dio il soccorrere quanti versano in tribolazioni ed il custodire la propria esistenza limpida e santa (cf. Gc 1, 27).

Giunga un mio particolare, affettuoso saluto a voi, religiose, che con la vostra vita consacrata e col vostro servizio generoso mostrate al mondo che l’incondizionata dedizione a Dio è fonte di letizia e di bene. Care sorelle, siate sempre fedeli alla vocazione ricevuta e la vostra esistenza sia colma di fattivo amore verso i fratelli. Testimonierete in tal modo la profondità e la dolcezza della verità evangelica.

Mentre auspico che la grazia del Redentore accresca in ciascuno di voi qui presenti la fede, l’amore e la partecipazione alla vita divina, vi imparto di cuore l’apostolica benedizione.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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