Index   Back Top Print

[ FR  - IT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA REGIONE CANADESE DEL QUEBEC
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 18 novembre 1988

 

Signori Cardinali,
cari fratelli nell’episcopato.

1. Sono lieto di ricevervi tutti insieme, voi che avete la responsabilità pastorale delle diocesi del Quebec, in occasione della vostra visita “ad limina”. La nostra concelebrazione eucaristica per il centenario del collegio canadese, l’esperienza spirituale del vostro pellegrinaggio alle tombe dei due grandi apostoli fondatori della Chiesa romana sottolineano il reale significato dei nostri incontri e delle vostre diverse riunioni di informazione e di riflessione con i miei collaboratori: è un’occasione favorevole per fare il bilancio della vostra attività diocesana, in un clima di preghiera e di comunione con l’episcopato della Chiesa universale, presente in qualche modo nella persona del successore di Pietro.

La vostra assemblea di Vescovi del Quebec ha preparato questa visita “ad limina” stendendo un ampio rapporto sulla vostra attività negli ultimi cinque anni, le vostre preoccupazioni e i vostri progetti. Ringrazio monsignor Jean-Marie Fortier, vostro presidente, di avermelo presentato. Voi affrontate diversi argomenti, mostrate il lavoro ben organizzato dei vostri diversi comitati: questo testimonia l’intensità della collaborazione tra voi e con degli specialisti ed esperti. La vostra assemblea dà così un aiuto prezioso a ciascun Vescovo, per rispondere il meglio possibile alle attese e alle necessità del Popolo di Dio.

Non posso riprendere tutte le questioni trattate nel rapporto. Ho già avuto l’occasione di affrontarne qualcuna con i vostri confratelli delle altre regioni del Canada, in questi ultimi tempi. Mi limiterò ad alcuni punti da voi stessi ritenuti importanti.

2. L’analisi della situazione sociale nel vostro Paese è per voi fonte di seria inquietudine. Voi constatate che, con la sparizione delle vecchie strutture, molti vostri compatrioti sembrano privi di speranza per l’avvenire e che questa società, profondamente trasformata, è vulnerabile e non conosce più ragioni di vivere. Ecco delle autentiche sfide per la Chiesa che ha svolto un ruolo di primaria importanza nella vostra provincia. Voi mostrate di essere pronti a tener conto delle evoluzioni che hanno sconcertato molti cristiani.

Vi incoraggio a resistere, a impegnare tutte le risorse umane delle vostre comunità per aiutare i vostri fratelli e sorelle a ritrovare il senso dei valori positivi, della solidarietà fraterna, di una risposta generosa alle esigenze del Vangelo che metta in atto la virtù della speranza e la forza della carità. L’incertezza e il disorientamento del mondo devono condurci a testimoniare con forza la buona novella che tocca gli uomini e le donne in ciò che hanno di più vitale.

3. Per rispondere a queste esigenze della missione della Chiesa, voi vi preoccupate in primo luogo dell’educazione alla fede. È noto che, di fronte a un pluralismo imperante nell’ambito educativo, voi avete preso nuove disposizioni per la preparazione dei giovani ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Tocca alle comunità parrocchiali guidare i giovani alla prima Confessione, alla Confermazione, alla prima Comunione. I genitori, i pastori e gli operatori pastorali, oltre che gli educatori, si uniscono per consentire ai membri più giovani del corpo ecclesiale di affrontare le tappe più importanti della loro vita cristiana nelle condizioni di una vera esperienza di fede, e di accogliere il dono di Dio. Condivido la vostra soddisfazione per la mobilitazione di molti adulti al servizio dei bambini, per la presa di coscienza, da parte delle comunità, del loro ruolo nel risvegliare la fede attraverso la celebrazione ben vissuta dei sacramenti dell’iniziazione. Bisogna incoraggiare le persone impegnate nel lavoro di formazione e condotte, da questo servizio ai giovani, al rinnovamento della loro fede personale.

Non è comunque diminuita la vostra attenzione per l’insegnamento della religione e l’animazione pastorale in ambito scolastico, per tutto l’arco della formazione nei diversi tipi di insegnamento. Si tratta di un impegno essenziale per tutti i cristiani che svolgono un compito educativo, da non delegare a singoli specialisti. Voi godete di condizioni relativamente favorevoli per una pastorale attiva nella scuola. Vi esorto a dedicarvi tutta la vostra attenzione, soprattutto per aiutare i giovani a formare la propria concezione della vita integrando in un quadro unitario i dati delle discipline profane e il messaggio cristiano, le scienze umane con l’etica cristiana, la competenza per affermarsi sul piano sociale con il senso del servizio agli altri, lo sviluppo della personalità con la solidarietà più ampia e disinteressata. Un simile obiettivo può essere raggiunto solo con lo sviluppo di una pastorale molto attiva cui i giovani possono partecipare, essi stessi testimoni dei valori evangelici gli uni per gli altri.

L’approfondimento della fede non riguarda solo i bambini e i giovani. Gli adulti battezzati non possono vivere pienamente nella Chiesa senza un’attenzione alla riflessione e formazione permanente. Così è vostro compito prevedere, per gli adulti di ogni genere, delle possibilità adeguate di progredire nell’intelligenza della fede, affinché non cedano alla tentazione dell’indifferenza, affinché accordino la fede con la vita di tutti i giorni, affinché assumano la loro responsabilità nell’educare alla fede i figli, affinché siano testimoni della fede che hanno ricevuto in dono. A tale scopo, è utile favorire, tra l’altro, i gruppi di riflessione, l’impegno formativo nell’ambito dei movimenti, i momenti spirituali di raccoglimento o di ritiro. E occorre saper lasciare agli animatori capaci lo spazio necessario e aiutarli per la loro formazione intellettuale e spirituale.

4. Nell’evoluzione della vita ecclesiale nel Quebec, in questi ultimi anni, voi sottolineate quella che chiamate la “svolta comunitaria”. Da un atteggiamento troppo spesso passivo da parte dei laici, in una Chiesa in cui tutto il peso istituzionale gravava sul clero, si passa ad una corresponsabilità intesa come fattore essenziale. I battezzati partecipano in modo sempre più responsabile all’attività della parrocchia e dei diversi gruppi. In molti casi, la diminuzione del numero dei sacerdoti ha rafforzato questa tendenza, ma si tratta, più profondamente, per i laici, uomini e donne, di rispondere con verità alla propria specifica vocazione.

Occorre rallegrarsi di una simile evoluzione che ben corrisponde alla messa in atto, da parte delle diverse membra dello stesso corpo, dei doni dello Spirito, come testimoniano gli scritti apostolici: il corpo di Cristo vive pienamente per la vitalità di tutti i suoi membri. L’esercizio della corresponsabilità presuppone non solo un equilibrio tra sacerdoti, religiosi e religiose, operatori pastorali e laici, ma anche una collaborazione rispettosa della missione di ciascuno. Prossimamente darò a tutta la Chiesa gli orientamenti scaturiti dal recente Sinodo sulla missione dei laici.

Voi stessi avete sentito il bisogno di definire le responsabilità e anche migliorare la preparazione di ciascuno per poter svolgere il proprio compito con gioia, senza temere in alcun modo di essere spodestato, poiché il suo posto nella struttura essenziale della Chiesa viene rispettato. Penso in particolare ai sacerdoti: non devono sentirsi confinati nelle funzioni sacramentali considerate non centrali, staccate dalla loro vocazione di portare la Parola di Dio, di raccogliere e presiedere la comunità, di essere i primi responsabili della missione! Anche se un simile eccesso si verifica raramente, può esserci qualche difficoltà per alcuni sacerdoti, soprattutto quelli formati secondo prospettive diverse: come svolgere il loro ruolo di promotori della corresponsabilità in piena armonia con il carattere sacerdotale loro conferito dall’ordinazione? Deve essere vostra sollecitudine di Vescovi di vegliare perché nessuno provi disagio, perché tutti godano del sostegno fraterno e dell’alimento spirituale specifico di cui hanno bisogno. So che voi riflettete su tali problemi e vegliate perché i membri del presbiterio possano vivere il loro ministero con un buon equilibrio personale.

Accanto ai sacerdoti, hanno preso un posto sempre più considerevole gli operatori pastorali, uomini e donne. Meritano, tra loro, una menzione particolare i diaconi permanenti ed è giusto riconoscere il prezioso servizio svolto con dedizione grazie alla formazione ricevuta. Aumenta il numero dei laici di cui riconoscere le competenze, che spesso avete istituito ufficialmente come responsabili di insegnare, di preparare ai sacramenti, di animare la comunità o di altri compiti ancora. Per tutti gli operatori pastorali ricordo due vostre preoccupazioni: da una parte, utilizzare l’esperienza acquisita per meglio organizzare la loro preparazione, definire le necessità cui i programmi formativi devono rispondere sul piano teologico, spirituale, pastorale e umano. Dall’altra parte, cercate di integrare meglio gli itinerari personali di questi uomini e donne nella vita della diocesi e delle comunità locali. Vi incoraggio a continuare il lavoro intrapreso in questo senso, per rispetto delle persone che danno molto alla Chiesa, e che non devono sentirsi frustrate, e anche nell’interesse stesso della corresponsabilità cui sono chiamati a partecipare.

Il vostro rapporto osserva anche che il rinnovamento della vita delle comunità cristiane grazie alla corresponsabilità ricordata si accompagna troppo spesso ad una tentazione di ripiegamento su se stesse, ad una certa timidezza nell’evangelizzazione. Alla “svolta comunitaria” non corrisponde sempre una uguale “svolta missionaria” - voi dite. Questa vostra importante osservazione spinge a lanciare un appello a ritrovare il dinamismo missionario dei fondatori delle vostre Chiese locali. I cristiani del Quebec non possono dimenticare l’ardore e l’audacia di coloro che hanno fondato la Chiesa nella loro terra e grazie ai quali hanno ricevuto il Battesimo. Non limitate la vostra azione all’interno dei vostri gruppi! Siate evangelizzatori coraggiosi, pronti alla testimonianza che il mondo attende, anche se sembra lontano dalle vie del Signore!

5. Restano due punti da trattare brevemente se pure non meno importanti. In primo luogo, continuando quel che stavo dicendo, c’è il vostro desiderio di sviluppare in Quebec il dialogo della fede con la cultura. Siete ben consapevoli del cammino da percorrere perché la voce cristiana si faccia sentire in una cultura molto cambiata. Senza dubbio è un lavoro difficile da definire e da organizzare. Ma è essenziale. Come è possibile che, in una società con delle radici cristiane così forti, la stessa linfa non riesce a far maturare nuovi frutti? Con lo studio a tutti i livelli, con l’intervento nei mezzi di comunicazione sociale, con la formazione di cui abbiamo parlato, i cristiani devono contribuire in modo essenziale ad esprimere, nel linguaggio di oggi, il vero significato delle aspirazioni dell’uomo e la sua grandezza, e promuovere i valori del rispetto della creazione e di una società fraterna e solidale con i più poveri. Tutti devono sentirsi coinvolti: non si tratta di una questione di carattere solo intellettuale; ciascun uomo e ciascuna donna aspira alla verità in ogni momento della vita e in ciò che impregna la sua cultura.

6. Per ultimo, vorrei incoraggiarvi a sviluppare la pastorale familiare. Voi sentite l’eco delle sofferenze di troppi vostri connazionali colpiti dal fallimento e dalle separazioni familiari. Voi sapete anche quale gioia e splendore conoscono le famiglie che fanno fiorire la grazia della loro unità restando fedeli all’amore che è dono di Dio nel profondo dell’essere. Che i cristiani abbiano il coraggio di difendere il valore positivo dell’indissolubilità del matrimonio! Rispettino la vita fin dal concepimento! Abbiano la fiducia e la speranza necessarie per accogliere le nuove vite nella famiglia, per reagire al rifiuto dei bambini che compromette il futuro di tutto un popolo! Senza mostrarsi aggressivi, ma con fermezza e convinzione ragionate, essi devono difendere la dignità e i diritti delle famiglie nella società. Non siete i soli portavoce delle famiglie, ma il vostro compito di pastori è importante per aiutarle a prendere coscienza dei loro doveri e per sostenere il loro legittimo desiderio di essere riconosciute e sostenute.

7. Cari fratelli nell’episcopato, la vostra missione è spesso difficile. Vorrei che nel nostro incontro, nella nostra preghiera comune voi poteste trovare non solo un incoraggiamento nei vostri sforzi, ma una conferma della vostra missione apostolica e l’assicurazione che la forza dello Spirito di Gesù Cristo non vi abbandonerà mai. Vi prego di portare il mio cordialissimo saluto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose, agli operatori pastorali, uomini e donne, a tutti i fedeli delle vostre diocesi. Con voi, prego che siano lieti di rispondere insieme alla vocazione del Signore. Per loro chiedo l’intercessione della Madre di Cristo e dei santi del Canada. E su tutti invoco la benedizione di Dio.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana