Index   Back Top Print

[ IT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI BOLOGNESI PRESENTI
ALLA CANONIZZAZIONE DI CLELIA BARBIERI

Domenica, 9 aprile 1989

 

Signor Cardinale,
carissimi fratelli e sorelle.

1. Sono lieto di accogliervi in speciale udienza in questo giorno, nel quale tutta la Chiesa gioisce con voi per l’elevazione alla gloria degli altari di una figlia della terra emiliana, Clelia Barbieri. La sua canonizzazione è per tanti aspetti un evento memorabile.

Lo è per la Chiesa di Bologna: era infatti dal 22 maggio 1712, (data in cui Clemente XI iscrisse nell’albo dei santi Caterina de’ Vigri, clarissa del “Corpus Domini”) che essa non registrava la suprema esaltazione di un suo figlio o di una sua figlia.

Lo è per la Chiesa universale, in quanto Clelia è la prima santa con questo nome; ed è la più giovane tra le fondatrici di una famiglia consacrata.

2. In questa canonizzazione mi piace sottolineare, in particolare, l’esaltazione della condizione femminile. La Provvidenza ha disposto che la glorificazione di questa ragazza avvenisse a non molti mesi di distanza dalla pubblicazione della lettera apostolica sulla dignità e vocazione della donna, Mulieris Dignitatem.

Nel servizio apostolico e caritativo di Clelia Barbieri e della sua famiglia spirituale prende forma e figura un progetto di ricupero sociale - alfabetizzazione, scuola di lavoro, educazione alla vita - in cui si riflette una diffusa preoccupazione di tutto il 1800. Ogni regione ha i suoi protagonisti e le sue protagoniste. Tra queste, in Italia, si segnalano la Capitanio, la Gerosa, la Verzeri. Colmano una lacuna enorme, perché l’iniziativa pubblica e privata si dirigeva in quel tempo quasi esclusivamente al settore maschile. Con loro è la condizione femminile che si risveglia e agisce dal di dentro della propria realtà storica e sociale. Sono donne che si occupano d altre donne; giovani che vengono incontro a altre giovani; poveri che tendono la mano a altri poveri.

La risalita della donna a responsabilità comunitarie prefigura un vero risorgimento al femminile.

3. Lo scenario in cui si colloca Clelia, e con lei il gruppo di ragazze che ne condivide le scelte e gli ideali, è quello della parrocchia rurale, come mette in luce il primo biografo di santa Clelia il Cardinal Arcivescovo Giorgio Gusmini (1914-1921) nei suoi “Appunti storici”: “L’aiuola fortunata del grande giardino della Chiesa bolognese nella quale questo fiore di ogni più eletta virtù apparve e si mostrò per brevissimi giorni . . . fu la parrocchia di S. Maria delle Budrie, del Comune e del plebanato di S. Giovanni in Persiceto, a pochi chilometri a nord-ovest di Bologna, quasi al centro della immensa e fecondissima pianura traversata dal Reno, nella parte bagnata dal Samoggia”.

La vicenda spirituale di Clelia Barbieri delinea un modello di santità giovane totalmente inserita nell’ambiente della parrocchia rurale - quelle donne, quegli uomini, quelle famiglie, quei sacerdoti, soprattutto il parroco don Gaetano Guidi, che le assicurarono un contesto umano e cristiano adatto per una crescita armoniosa e serena. Clelia Barbieri non è il frutto di una particolare scuola di spiritualità, ma è il prodotto genuino di quella prima e fondamentale palestra di santità che è stata la Chiesa parrocchiale del suo villaggio.

4. L’Eucaristia è il luogo teologico sia delle esperienze mistiche di Clelia - dalla prima Comunione al termine della sua vita - sia di quella realtà che essa stessa denominerà l’ispirazione grande, il carisma di fondazione. Dalla devozione eucaristica scaturisce la sua polivalente presenza caritativa, in chiave di evangelizzazione e di educazione, di assistenza e di pronto intervento a favore dei poveri, dei malati e degli emarginati, con una creatività semplice e geniale, che le fa meritare dalla sua gente il titolo di madre! “Madre Clelia”.

Questo suo carisma, verso la fine della vita, si fa profezia degli sviluppi futuri. Prima di congedarsi dalla scena del mondo, essa rassicura le compagne: “State di buon animo, perché io me ne vado al Cielo, ma sarò sempre con voi e non vi abbandonerò mai”.

Oggi la piccola famiglia cleliana è presente, oltreché in Italia, nel Kerala e in Tanzania. Il piccolo seme s’è sviluppato in solida pianta.

5. Carissime religiose “Minime dell’Addolorata”, spetta a voi ora far fruttificare a bene della Chiesa il carisma della vostra santa fondatrice: nell’umiltà del servizio apostolico, nella dedizione ai poveri ed agli emarginati, nella quotidiana testimonianza dei consigli evangelici, voi dovete sentirvi chiamate ad essere strumenti sempre disponibili della divina misericordia.

E voi, cari fratelli e sorelle della illustre arcidiocesi bolognese, specialmente voi giovani e ragazze che avete voluto partecipare a questa canonizzazione, mentre giustamente vi gloriate dell’esaltazione di questa vostra concittadina, salita tanto in alto nella scala delle virtù cristiane, non potete sottrarvi all’implicito ma eloquente appello che a voi viene dalla sua testimonianza: in tempi non facili ella ha saputo professare la sua fede con coraggio e perseveranza, non lasciandosi distogliere né da lusinghe né da minacce. Sappiate anche voi confessare generosamente Cristo in ogni circostanza della vostra vita, così che nella vostra terra, che vanta tradizioni religiose e civili tanto gloriose, la fede cristiana possa conoscere una nuova, consolante fioritura.

A tutti la mia benedizione.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana