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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI PARTECIPANTI ALLA «MARCIA FRANCESCANA»

Venerdì, 4 agosto 1989

 

1. È con vera letizia che mi trovo in mezzo a voi, religiosi e laici, ragazzi e ragazze, partecipanti a questa nuova “marcia francescana”, che ha avuto inizio dai vostri paesi d’origine, da varie parti d’Italia e dell’estero, con tappa ad Assisi, e che oggi, dopo una sosta di preghiera nella Basilica di san Giovanni in Luterano, si conclude qui a Castel Gandolfo. Vi accolgo volentieri, mi congratulo con voi e vi auguro di andare sempre avanti affinché il vostro cammino, sull’esempio del grande assisiate, abbia uno sbocco coerente e continuo.

Questa iniziativa francescana, nata dieci anni fa ad opera di poche persone, è cresciuta via via, come il corso di un fiume, ed ora siete così numerosi da contare parecchie migliaia.

Do a tutti il benvenuto; saluto in particolare il padre John Vaughn, ministro generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, che ringrazio vivamente per le amabili parole, che ha voluto rivolgermi, interpretando anche i sentimenti di tutti i presenti.

2. Voi oggi avete dato compimento alla “marcia francescana verso Assisi”. Ma il vostro itinerario, con quella connotazione che le è propria, assume un significato di un preciso orientamento di vita. Il Poverello d’Assisi è un santo che ha molto da dire ai giovani; la freschezza e attualità del suo messaggio non si sono mai spente, né attenuate attraverso il corso dei secoli. Una volta che egli ebbe la fortuna di incontrarsi in maniera viva e personale con Gesù non dubitò di lasciare tutto per vivere radicalmente le esigenze del Vangelo. Alla Verna, ricevendo le stimmate, raggiunse, per così dire, il culmine della conformità a Cristo crocifisso.

Voi siete giunti ad Assisi il 2 agosto, giorno in cui san Francesco ottenne dal Papa l’indulgenza della Porziuncola, estesa poi a tutta la Chiesa. Nella suggestiva Basilica di santa Maria degli Angeli, avete dato vita ad una veglia di preghiera. Il vostro cammino di conversione, sulle orme del padre serafico, rappresenta una manifestazione di fede allo scopo di portare il messaggio di Assisi per le vie del mondo.

Ad imitazione del vostro venerato modello che fu un grande camminatore, voi avete voluto compiere questo pellegrinaggio per ricordare che su questa terra siamo tutti in cammino, viandanti verso un traguardo che non e di questo mondo. Perciò il vostro pellegrinaggio è stato caratterizzato dalla preghiera, dalla penitenza e dall’esperienza di stare insieme, per annunziare la gioia dell’incontro con Cristo. È stato un momento forte; una sincera ricerca della via, a cui ciascuno di voi è chiamato dalla divina Provvidenza, per maturare ulteriormente la vocazione di laici veramente impegnati nella famiglia e nell’ambiente di lavoro, o quella della vita sacerdotale e religiosa.

3. Cari ragazzi e ragazze, quest’anno la marcia di Assisi ha raggiunto anche Roma, sui passi di san Francesco, che venne a piedi a Roma per ottenere dal mio predecessore Innocenzo III, che lo ricevette in Laterano, l’approvazione della sua Regola. Egli, che tanto amò il Cristo Signore, volle anche così manifestare il suo amore alla Chiesa, sua mistica sposa, e al Papa, suo capo visibile. Proprio per questo fu straordinaria la sua fedeltà alla Chiesa, che egli contribuì a rinnovare, rinnovando se stesso e creando un nuovo stuolo di imitatori di Cristo.

Di questi seguaci c’è più che mai bisogno in questa nostra epoca contrassegnata talora da indifferentismo religioso. Auspico che la marcia continui spiritualmente per raggiungere traguardi sempre più alti; nell’amore a Cristo e alla Chiesa, nell’amore ai fratelli, ai poveri e agli emarginati.

Vi benedico tutti di cuore.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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