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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE
ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE «NOVA SPES»

Giovedì, 14 dicembre 1989

 

Eminenza,
signore e signori.

1. Sono lieto di ricevervi, illustri partecipanti all’ultimo simposio organizzato dalla fondazione internazionale “Nova Spes”. Un saluto particolare al Cardinale Koenig, presidente e fondatore di “Nova Spes”. A voi tutti, che rappresentate le scienze sociali e naturali, la filosofia e la teologia, esprimo la mia gratitudine per l’importante lavoro interdisciplinare intrapreso su un tema che sta sempre più a cuore a tutti quanti desiderano il bene del genere umano.

Le vostre discussioni in questi ultimi giorni hanno approfondito i molti aspetti del tema del simposio: “L’uomo, l’ambiente e lo sviluppo: per un approccio globale”. Per considerare il problema dell’ambiente, è indispensabile una prospettiva etica e globale, poiché non è solo la scena in cui si svolge il grande dramma della storia umana, ma in un certo senso è anche un attore di questo dramma. C’è un’attiva interazione tra l’uomo e l’ambiente, all’interno del quale egli cresce nella conoscenza di sé, del proprio posto nella creazione di Dio, e giunge ad apprezzare il valore, il potenziale e i limiti di ogni vita e fatica umana.

2. Proprio in una simile prospettiva globale ed etica ho affrontato la questione ecologica nel mio messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1990, dal titolo: “Pace con Dio creatore, Pace con tutto il Creato”. Questo messaggio sottolinea il carattere fondamentalmente morale della crisi ecologica e la sua stretta correlazione con la ricerca di una autentica e duratura pace nel mondo. Nel richiamare l’attenzione sui principi etici che sono essenziali per risolvere in modo adeguato e duraturo questa crisi, ho rimarcato in particolare il valore del rispetto della vita e dell’integrità dell’ordine creato (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1990, 7, die 8 dec. 1989: vide supra, p. 1463).

Dal momento che la crisi ecologica è fondamentalmente un problema morale, è necessario che tutti i popoli affrontino in modo solidale questo problema comune. Uno sfruttamento incontrollato dell’ambiente naturale non solo minaccia la sopravvivenza della razza umana; mette in pericolo anche l’ordine naturale in cui il genere umano è destinato a ricevere ed usare il dono divino della vita con dignità e libertà. Oggi, uomini e donne responsabili sono sempre più consapevoli di dover prestare “attenzione a ciò che la terra e l’atmosfera ci rivelano: nell’universo esiste un ordine che deve essere rispettato; la persona umana, dotata della possibilità di libera scelta, ha una grave responsabilità per la conservazione di questo ordine, anche in vista del benessere delle generazioni future” (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1990, 15, die 8 dec. 1989: vide supra, p. 1472).

Una preoccupazione per l’ambiente, guidata da principi etici oggettivi e caratterizzata da una vera solidarietà umana, si radica ultimamente nella natura stessa dell’uomo come essere libero e razionale costantemente in rapporto con ciò che lo circonda. Come è abbondantemente dimostrato dalla crisi ecologica, lo sviluppo individuale e sociale dell’uomo non può essere considerato separatamente dall’ambiente naturale. Dentro questa ampia prospettiva l’uomo ha una grave responsabilità di amministrare con saggezza l’ambiente. Questa responsabilità poi aumenta nella misura in cui egli diventa sempre più capace di modificare sostanzialmente il suo ambiente naturale.

3. Una esauriente descrizione del rapporto tra ambiente e sviluppo deve prendere in considerazione la persona in tutte le sue dimensioni insieme con il rispetto dovuto alla natura, pur consapevoli della centralità dell’uomo all’interno dell’ambiente. Un autentico sviluppo dell’uomo non può ignorare la solidarietà che lega l’uomo e l’ambiente, né può escludere una preoccupazione universale per le necessità di tutti i popoli della terra. Qualsiasi tentativo di esaminare il rapporto tra ambiente e sviluppo che ignori queste profonde realtà condurrà inevitabilmente a ulteriori e forse più destabilizzanti squilibri.

Considerare il problema ecologico in una prospettiva globale che tiene conto della persona in tutte le sue dimensioni e delle esigenze di uno sviluppo autenticamente umano può giustamente essere considerato una delle grandi sfide del nostro tempo. Se le generazioni di oggi affronteranno con saggezza questa sfida, possiamo confidare che questo contribuirà non poco a risolvere altre pressanti questioni internazionali. Ciò che si richiede, finalmente, da noi tutti è una maggior consapevolezza dell’unità della famiglia umana, nella quale l’uomo è saldamente radicato nella sua cultura particolare, e tuttavia è capace di superare i limiti imposti dalla geografia, l’ideologia, la razza e la religione. E in relazione alle nazioni del mondo, la necessità della solidarietà di fronte alle minacce al nostro comune ambiente presenta “opportune occasioni per consolidare relazioni tra gli Stati” (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1990, 10, die 8 dec. 1989: vide supra, p. 1469).

4. Le decisioni prese oggi sull’ambiente devono anche tener conto della responsabilità morale che abbiamo verso le future generazioni. Per questo motivo, ho parlato della necessità di una nuova “educazione alla responsabilità ecologica” (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1990, 13, die 8 dec. 1989: vide supra, p. 1471). Questo imperativo morale ha le sue radici nella nostra comune umanità e nelle esigenze etiche universali che ne derivano. “Anche gli uomini e le donne che non hanno particolari convinzioni religiose, per il senso delle proprie responsabilità nei confronti del bene comune, riconoscono il loro dovere di contribuire al risanamento dell’ambiente” (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1990, 15, die 8 dec. 1989: vide supra, p. 1472).

I cristiani, per parte loro, troveranno ispirazione per questo compito nella loro fede in Dio creatore del mondo e in Gesù Cristo che ha riconciliato con sé tutte le cose “quelle che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (cf. Col 1, 20).

La nostra generazione è stata benedetta dall’eredità, per il lavoro delle precedenti generazioni, di una grande quantità di beni materiali e spirituali che sono alla base della nostra società e del suo progresso.

La solidarietà universale ora esige che noi consideriamo come nostro grave dovere la salvaguardia di questa eredità per tutti i nostri fratelli e sorelle e l’assicurare che tutti e ciascun membro della famiglia umana possano goderne i benefici.

5. Cari amici: nel manifestare la mia gratitudine a “Nova Spes” per il suo impegno nella riflessione su questi problemi, esprimo anche la speranza che il vostro lavoro sia un fruttuoso incentivo per voi stessi e i vostri colleghi a portare avanti l’importante lavoro di promozione di questi valori e programmi che possono garantire e sviluppare migliori condizioni di vita per tutti i popoli, affrontando la crisi ecologica in uno spirito di autentica solidarietà, fraterna carità e fermo rispetto per tutti i popoli e tutte le nazioni. Sono lieto di rinnovare a voi, uomini e donne di cultura e di scienza, l’assicurazione, espressa dal Concilio Vaticano II, che nella Chiesa voi avete un’amica della vostra vocazione di ricercatori, un’alleata nei vostri sforzi, un’estimatrice dei vostri successi, e, se necessario, una consolatrice nel vostro scoraggiamento e nelle vostre sconfitte (cf. Nuntii quibusdam hominum ordinibus dati: Aux hommes de la pensée et de la science, die 8 dec. 1965: AAS 58 [1966] 8-18).

Nell’affidare il vostro lavoro a Dio, creatore del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili, vi assicuro delle mie preghiere. Su voi tutti invoco di cuore le benedizioni divine di gioia e di pace.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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