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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL SIGNOR ANDRÉS CÁRDENAS MONJE, NUOVO AMBASCIATORE
DELLA REPUBBLICA DELL
’ECUADOR PRESSO LA SANTA SEDE

Giovedì, 5 gennaio 1989

 

Signor ambasciatore.

Con vivo compiacimento ricevo le lettere credenziali che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica dell’Ecuador presso la Santa Sede. Dandole il mio cordiale benvenuto, mi è gradito rinnovare di fronte alla sua persona il profondo affetto che sento per tutti i figli della nobile nazione ecuadoriana.

Al deferente saluto che il signor Presidente costituzionale, Rodrigo Borja Cevallos, ha voluto farmi pervenire per suo tramite, rispondo con sincera gratitudine, e la prego di trasmettergli i miei migliori auguri, insieme all’assicurazione delle mie preghiere all’Altissimo per la prosperità ed il bene spirituale di tutti gli Ecuadoriani.

Le sue parole, signor ambasciatore, mi sono particolarmente gradite e mi hanno consentito di ricordare le diverse tappe del mio viaggio pastorale nel suo Paese. Mi tornano in mente le profonde manifestazioni di fede e speranza che ebbero luogo a Quito, Latacunga, Cuenca e Guadaquil, dove ho potuto apprezzare i più genuini valori dell’anima ecuadoriana.

Durante i quattro anni trascorsi da allora, impreviste e non lievi difficoltà hanno messo a dura prova il coraggio del popolo ecuadoriano, sia a causa delle catastrofi naturali, sia per fattori di vario tipo che hanno ostacolato la realizzazione di non poche legittime aspirazioni. Nonostante tutto ciò, è stato mantenuto il rifiuto di una opzione violenta e si sono rafforzate alcune istituzioni politiche che cercano di rispondere ad una profonda vocazione democratica. La strada per il raggiungimento di un ordine più giusto, in Ecuador, vuole passare attraverso il consolidamento delle libertà pubbliche, insieme con una maggior tutela dei diritti propri della dignità delle persone, considerate individualmente e collettivamente. Con l’aiuto di Dio e lo sforzo responsabile e generoso dei cittadini, dobbiamo confidare nella fecondità di tale progetto, che risponde alle istanze basilari, umane e cristiane, dell’uomo e della società.

Il governo che lei ha l’onore di rappresentare, signor ambasciatore, ha reso pubblico il proposito di impegnarsi nel perfezionamento dello stato di diritto, in una democrazia partecipativa sia a livello politico che economico, per realizzare un ordine sociale più giusto. D’altra parte ha voluto sottolineare che tali ideali esigono la conciliazione fra attività politica e valori etici: effettivamente, secondo la sana tradizione dei principi basati sull’etica cristiana, il conseguimento, il mantenimento e l’esercizio del potere pubblico, non possono essere strutturati come il risultato di forze egoistiche contrapposte, ma devono invece essere pervasi, sia nelle linee principali sia nei metodi, da un sincero ed effettivo desiderio di servire il bene comune. Da ciò deriva il necessario recupero dei valori fondamentali nella convivenza sociale, come ad esempio il rispetto della verità, il deciso impegno a favore della giustizia, il rafforzamento dei legami di solidarietà, la adeguata razionalizzazione della spesa pubblica; tutto ciò grazie ad un onesto accordo fra l’iniziativa pubblica e quella privata, che sappia aprire in Ecuador nuove vie per lo sviluppo economico e sociale.

Sono molti e assai profondi i vincoli che fin dalle origini hanno unito l’Ecuador con questa Sede Apostolica. Con il dovuto rispetto per le istituzioni e le autorità, la Chiesa continuerà instancabilmente la sua missione di promozione e incoraggiamento di tutte quelle iniziative che servono alla causa dell’uomo, cittadino e figlio di Dio. Effettivamente, i valori della persona, soprattutto il rispetto per la sua dignità, devono contemplare le relazioni fra individui e gruppi, affinché i legittimi diritti di ognuno siano tutelati e la società possa godere di stabilità e armonia.

La Chiesa nell’Ecuador, fedele alle esigenze del Vangelo ed alla sua lunga tradizione di servizio, non risparmierà gli sforzi nella sua tenace opera di promozione a favore dell’individuo, della famiglia e della società. I Pastori, i sacerdoti e le comunità religiose, mossi dal desiderio di una testimonianza evangelica, aliena da interessi transitori e di parte, continueranno a dare il loro coraggioso contributo in campi estremamente vitali come l’educazione, la sanità ed il servizio agli indigeni ed ai bisognosi.

A questo riguardo, è di incoraggiamento il riconoscere che l’ordinamento costituzionale dell’Ecuador prevede la giusta libertà per l’azione della Chiesa. Ciò è frutto di accordi che configurano il quadro giuridico attuale come strumento di provata efficacia, che delimita i rispettivi obblighi e diritti in una leale collaborazione fra la Chiesa e lo Stato a partire dal reciproco rispetto e libertà.

Signor ambasciatore, prima di concludere questo incontro, desidero assicurarle la mia stima ed il mio appoggio, insieme ai miei migliori auguri affinché l’importante missione che oggi inizia sia feconda per il bene dell’Ecuador. La prego nuovamente di farsi interprete dei miei sentimenti e speranze davanti al suo governo e alle altre istituzioni del suo Paese, mentre invoco la benedizione di Dio ed i doni dello Spirito su di lei, sulla sua famiglia, i collaboratori e tutti gli amatissimi figli della nobile nazione ecuadoriana.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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