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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA GRECIA
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 27 gennaio 1989

 

Signor Presidente della Conferenza Episcopale,
cari fratelli nell’Episcopato, di rito latino, bizantino e armeno,
cari amministratori apostolici.

1. Avete desiderato compiere la tradizionale visita “ad limina Apostolorum”. Anch’io vi attendevo con gioia. Mentre vi saluto con affetto tutti quanti, il mio pensiero e il mio cuore vanno insieme ai sacerdoti delle vostre rispettive diocesi, alle comunità religiose, a tutti i fedeli e soprattutto quelli che collaborano al vostro lavoro pastorale. La vostra visita collettiva, vorrei dire collegiale, testimonia da una parte la totale comunione di fede esistente tra le vostre Chiese particolari e la Chiesa di Roma “che presiede all’assemblea universale della carità” (S. Ignatii Antiocheni, Ad Romanos) e, dall’altra parte, testimonia la fraternità esistente tra voi, che siete stati scelti dallo Spirito Santo e “posti come Vescovi a pascere la Chiesa di Dio” (At 20, 28), in stretta unità con il Capo del Collegio dei Vescovi. In questo momento di grazia, riprendiamo le parole dell’apostolo Paolo, ardente evangelizzatore del vostro Paese, ai cristiani di Filippi: “Ringrazio il mio Dio ogni volta ch’io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù . . . Infatti Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù” (Fil 1, 3-9).

2. Voi avete dunque, fratelli carissimi, la responsabilità del Vangelo anzitutto nella comunità cattolica e anche, con la Chiesa ortodossa, in una società in rapida evoluzione, che diviene sempre più complessa e secolarizzata. La Grecia di oggi è un luogo privilegiato di passaggio tra l’Oriente e l’Occidente, di incontro tra civiltà tradizionali e culture nuove. Certo, il pensiero umano si è formato splendidamente nella vostra terra e questo ricco patrimonio spirituale continua ad affascinare la coscienza universale e ad alimentare il pensiero teologico della Chiesa. È proprio in questo contesto, a volte difficile, di coesistenza tra l’antico e il moderno che la vostra Conferenza Episcopale deve cercare di aprire la strada alla salvezza portata da Cristo e dal suo messaggio evangelico.

Con gli statuti da me recentemente approvati, la vostra Conferenza deve armonizzare le forze apostoliche in vista del bene comune (cf. Christus Dominus, 37). Nella comunione fraterna e l’aiuto vicendevole troverete sempre un sostegno reale e uno slancio rinnovato per il doveroso compimento del vostro impegno pastorale. Auspico vivamente che questa unione affettiva ed effettiva dei membri della Conferenza conosca un’ulteriore crescita. L’efficacia pastorale e la credibilità stessa della vostra testimonianza derivano in larga misura da questa unione fraterna.

Anche i vostri collaboratori si sentiranno coinvolti di persona in questo stile di vita caratteristico delle prime comunità cristiane e di tanti altri periodi della storia ecclesiale: “un cuor solo e un’anima sola”. Certamente, i sacerdoti delle vostre diocesi, così come i membri degli istituti religiosi e i laici impegnati nell’apostolato hanno tanto bisogno di vedere in voi dei modelli (cf. 1 Pt 5, 3) e dei modelli a loro vicini, per sentirsi da voi amati, guidati, sostenuti, protetti. Questa carità, in un certo qual modo prioritaria, verso i vostri sacerdoti non può che suscitare il loro zelo e aumentare l’indispensabile unità sul piano degli orientamenti e dell’azione pastorale. Vi esorto vivamente a compiere con loro degli incontri di riflessione e di preghiera. In essi vedranno ancora l’espressione della vostra sollecitudine e un esempio di corresponsabilità pastorale.

La Santa Sede, con l’attività e l’aiuto della congregazione per le Chiese orientali, segue con grande interesse il vostro lavoro per assicurare ai sacerdoti una degna esistenza, per liberarli il più possibile dalle preoccupazioni materiali che potrebbero ostacolare il loro ministero sacerdotale.

3. La grande cura che vi prendete del clero implica necessariamente il problema del suo ricambio. Su questo punto particolare, partecipo profondamente alla vostra sofferenza per la mancanza di un seminario in Grecia, per accogliere e formare i giovani che aspirano al sacerdozio. Voglia Dio che la sua realizzazione sia finalmente possibile e praticabile! Nello stesso ordine di idee, desidero ugualmente stimolare il vostro ardore pastorale per il risveglio delle vocazioni alla vita consacrata nelle congregazioni maschili e femminili. Date con generosità e coraggio il vostro aiuto per rendere più visibile la vita religiosa nella Chiesa cattolica in Grecia.

4. Questo problema cruciale delle vocazioni mi porta naturalmente a soffermarmi con voi sull’importanza della famiglia. Non è forse la culla di ogni vocazione? Il Concilio ricorda che “il bene della persona e della società umana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare” (Gaudium et Spes, 47). E precisa: “Le famiglie, praticando la vera vita cristiana, diventano fonte dell’apostolato dei laici e vivaio di vocazioni sacerdotali e religiose” (Ad Gentes, 19). Fate davvero bene a convogliare i vostri sforzi al sostegno e alla formazione delle famiglie cristiane usando tutti i mezzi pastorali a vostra disposizione! Gli sposi sono esposti alla minaccia di correnti di pensiero e di costume distruttivi, con una azione spesso rapida, della stabilità della cellula familiare. È difficile per loro far fronte ai sacri impegni e assicurare, tra l’altro, l’educazione dei figli secondo le loro convinzioni, come hanno il diritto e il dovere di fare. Desidero esprimere la profonda gratitudine della Chiesa verso i religiosi, le religiose e i laici cristiani per l’opera educativa compiuta nelle scuole cattoliche del vostro Paese. Ancor di più esorto di cuore la vostra Conferenza Episcopale a continuare nel suo impegno del campo della pastorale giovanile. I giovani sono la speranza della Chiesa e l’avvenire della società del futuro.

Desidero aggiungere una parola sul vostro lavoro collegiale per accogliere - soprattutto nei periodi più affollati - i numerosissimi turisti che vengono a visitare le ricchezze culturali della Grecia. Certo avete una grande esperienza in questo campo. Continuate a migliorare lo stile di presenza umana e spirituale della vostra Chiesa verso questi gruppi di turisti e anche di pellegrini sulle orme di san Paolo.

5. Infine, rendo grazie a Dio per le buone relazioni intrattenute, con perseveranza, con la Chiesa ortodossa di Grecia. Continuate con sincerità, umiltà e convinzione a perfezionare o inventare le condizioni favorevoli al dialogo. La più fruttuosa è certamente la virtù teologale della carità, che implica la stima e il rispetto degli altri. Questo autentico amore fraterno, ricevuto da Dio, apre le vie dell’incontro anche nelle situazioni apparentemente senza sbocco. Incontrandosi in questo spirito si può arrivare a una lettura responsabile e comune delle sfide del nostro tempo. Incontri di questo genere, ben preparati e ben condotti, tra cattolici e ortodossi, che rappresentano delle Chiese sorelle, ci aprono all’azione dello Spirito, nella fedeltà alla verità rivelata dal Signore Gesù. Nuovamente, vi affido questo grande compito ecumenico, a voi, al vostro clero, ai religiosi e a tutti i cattolici di Grecia.

Al termine di questo incontro fraterno, volontariamente segnato dalla speranza invincibile che il Signore ci ha donato e vuol vedere ancora crescere, presento tutte le mie intenzioni e desideri riguardo alle vostre diverse diocesi alla santissima Madre di Dio, la Theotokos, così venerata nelle vostre chiese. Assista i pastori e i fedeli nella loro ricerca e nel loro annuncio del suo divino Figlio, l’unico Redentore dell’uomo! Di tutto cuore, benedico le vostre persone, il popolo cristiano affidato a ciascuno di voi e il vostro caro paese, la Grecia.

 

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