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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE MEDICI CATTOLICI ITALIANI

Sabato, 4 marzo 1989

 

1. Rivolgo il mio cordiale saluto a voi, membri del nuovo consiglio nazionale dell’associazione medici cattolici italiani, convenuti a Roma, in questi giorni, al fine di studiare il programma di lavoro per il prossimo triennio. Si tratta di un programma che, secondo le finalità statutarie, intende promuovere nell’opinione pubblica, e particolarmente in campo medico, i perenni valori etici della medicina, come pieno ed integrale servizio alla vita ed alla dignità della persona umana.

La vostra associazione, spesso con sensibilità precorritrice, è stata sempre protagonista nello sforzo di conciliare la duplice esigenza del rispetto della vita e della scienza; questa visione della persona umana, considerata quale immagine della grandezza e bellezza di Dio, apre alla scienza un campo di ricerca sconfinato. Negare, dimenticare, o sottovalutare questa doverosa armonica composizione di valori è causa di non pochi mali che affliggono la società del nostro tempo.

2. L’associazione si è distinta per la fedeltà al Magistero della Chiesa ed alle sue direttive pastorali, volte alla salvaguardia ed alla promozione della vita, dal concepimento al naturale tramonto. Mi è perciò grato esprimere grande apprezzamento per questa fedeltà che richiede coerente vita cristiana, coraggiose iniziative, vigile preparazione, costante formazione ed aggiornamento.

Trovo anzi significativo che la periodica elezione degli organi direttivi dell’associazione abbia luogo nel corso di congressi dedicati ai temi ed ai problemi più attuali, che chiamano in causa la morale cristiana.

Come più volte ho ripetuto nei miei incontri con gli operatori sanitari, la vostra professione corrisponde ad una vocazione che vi impegna nella nobile missione di servizio all’uomo nel vasto, complesso e misterioso campo della sofferenza. Con lo stesso amore di Cristo voi saprete vedere nell’uomo che soffre un amico, un fratello.

Come ho detto nella recente esortazione apostolica: “medici, infermieri, altri operatori della salute, volontari, sono chiamati ad essere l’immagine viva di Cristo e della sua Chiesa nell’amore verso i malati e i sofferenti” (Christifideles Laici, 53).

Animati da corresponsabilità ecclesiale, voi riconoscerete tra i vostri compiti quello di favorire lo sviluppo sanitario delle popolazioni più bisognose, realizzando interventi di carattere sanitario con l’invio di medici e di attrezzature nei paesi in via di sviluppo. Questo impegno recepisce ed attua, in maniera esemplare, quella doverosa solidarietà umana che promuove ed accelera l’incontro tra tutti gli uomini.

3. Mi è grato, poi, esprimere la mia gratitudine per l’apporto e la collaborazione che la vostra associazione continua a dare al pontificio consiglio per la pastorale degli operatori sanitari. Avete voluto includere tale collaborazione anche tra le norme del vostro statuto. Tale dicastero, istituito per rafforzare ed estendere l’attenzione e l’impegno della Chiesa verso gli ammalati, deve trovare in voi, operatori sanitari cattolici, come in quanti si riconoscono nei valori perenni del servizio a chi soffre, un preziosissimo e valido sostegno.

Nell’assolvere i vostri compiti direttivi, vi guidino con la fede, dono di Dio, e, insieme con l’amore alla scienza, un forte spirito di reciproca intesa, disponibilità ed apertura verso tutti coloro che, con voi, si impegnano per la difesa e la qualità della vita.

La Vergine santissima, salute degli infermi e sede della Sapienza, ispiri ed accompagni il vostro lavoro, sul quale invoco la celeste benedizione.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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