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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI CAPITOLARI PALLOTTINI

Venerdì, 24 novembre 1989

 

Carissimi fratelli in Cristo.

1. A conclusione della vostra sedicesima assemblea generale avete espresso il desiderio di questo incontro per ribadire il vostro sincero proposito di comunione ecclesiale e per manifestare la vostra fedele devozione al successore di Pietro. Da parte mia vi ringrazio per questo attestato di affetto; ringrazio in particolare il padre Martin Juritsch, riconfermato nell’incarico di rettore maggiore, per le espressioni di fede e di carità che ha voluto rivolgermi, informandomi nel contempo circa il significato dell’assemblea che si è appena conchiusa e circa le prospettive per il futuro che da essa sono emerse.

Desidero esprimere il mio apprezzamento per i lavori da voi svolti e, nel salutarvi tutti cordialmente, estendo il mio saluto all’intera unione dell’apostolato cattolico, la grande e pluriforme famiglia spirituale che, come un albero da un piccolo seme, è sorta dal grande cuore e dalla grande intuizione del vostro fondatore, san Vincenzo Pallotti. È una famiglia spirituale, la vostra, che abbraccia nel suo seno le più diverse vocazioni ecclesiali che si dedicano attivamente all’apostolato cattolico, fine essenziale e comune della vostra unione, che è, per riprendere le stesse parole del santo, “l’accrescimento, difesa e propagazione della pietà e della fede cattolica” (Opere Complete, III, 27).

2. Il vostro fondatore ebbe un alto concetto dell’apostolato, vedendolo come attività da svolgersi nella luce e per la potenza della Santissima Trinità: l’imitazione di Cristo come “Apostolo dell’Eterno Padre”, sotto l’ispirazione e la mozione unificante e vivificante dello Spirito Santo, dello Spirito dell’amore. San Vincenzo insisteva sulla necessità assoluta che la predicazione della fede fosse accompagnata all’amore! Che fosse fatta per amore e nell’amore, e favorisse e promovesse sempre e solo quell’amore, che Cristo ci ha insegnato col dono di sé sulla Croce, quell’amore sussistente e divino che Vincenzo contemplava nelle sue ardenti meditazioni e trasfondeva nella sua intensissima attività di apostolo della verità, di ministro di Dio per la salvezza delle anime, credenti e non credenti.

San Vincenzo, accettando anche incomprensioni e sofferenze, sottolineò pure che l’apostolato deve essere esercitato da ogni cristiano ben formato, indipendentemente dalla sua vocazione o dal suo ministero specifico nella Chiesa, perché si tratta di un dovere ed anzi di una necessità interiore che scaturisce necessariamente e spontaneamente dalla graduale presa di coscienza ed attuazione del proprio Battesimo, come fondamento e sorgente inesauribile di tutta la nuova vita in Cristo.

3. Vi è poi un’altra caratteristica della concezione pallottina dell’apostolato, logicamente legata alla precedente: egli ha visto in esso un’opera comune, da condursi assieme ai fratelli ed alle sorelle, sotto la guida dei Pastori, i quali, come san Paolo, non sono chiamati a “far da padroni sulla nostra fede” (2 Cor 1, 24), ma a servire gli altri fratelli e l’unica verità, e a liberare e a santificare il Popolo di Dio con un messaggio che li trascende e che è stato loro affidato da Dio stesso.

Nell’idea di san Vincenzo il sacerdote, e soprattutto il Vescovo, è certamente maestro della fede; ma lo Spirito Santo conferisce particolari doni o carismi anche a ogni cristiano, uomo e donna, religioso o laico, a cui viene assegnato un “compito profetico”, secondo una vostra espressione.

4. Mi auguro che i lavori della vostra assemblea siano serviti, alla luce del tema generale “Camminare e servire insieme”, a sviluppare ed approfondire questo aspetto comunitario dell’apostolato pallottino, che trova la sua giustificazione giuridica nella “Legge fondamentale”, laddove essa parla della necessità della collaborazione tra sacerdoti, fratelli e suore al fine di “garantire l’unità è l’efficienza apostolica di tutta l’Unione”. Un frutto di questa reciproca complementarietà è stato certamente il progetto del “Manuale dell’Unione”, che intende appunto presentare e promuovere il principio di unità che tutti vi accomuna come figli e figlie di san Vincenzo, pur nella pluralità e varietà dei doni, dei ministeri e delle vocazioni. Anche gli incontri fra i tre consigli generali, che avete iniziato dal 1986, sono tali da favorire questa mutua collaborazione nell’organizzazione del lavoro apostolico, e spero che questa comunione fraterna possa dare frutti sempre più ricchi di grazia e di salvezza per l’avvento del Regno di Dio.

Camminate insieme, per servire! Servire sull’esempio di Cristo! Servire sull’esempio di Maria, la “serva del Signore”. Questo è il mio augurio. Questo sia il frutto della vostra assemblea generale, mentre io vi benedico tutti di cuore, insieme con tutti gli altri componenti, fratelli e sorelle, religiosi e laici della vostra grande famiglia pallottina.

 

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