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VISITA PASTORALE A TARANTO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I GIOVANI NELLO STADIO «IACOVONE» DI TARANTO

Domenica, 29 ottobre 1989

 

Carissimi giovani
delle diocesi di Taranto, di Oria e di Castellaneta!

1. Ormai al termine del mio viaggio apostolico in terra tarantina, ho la gioia di incontrare voi, insieme con i vostri Vescovi e con i sacerdoti che quotidianamente vi accompagnano nella vostra vita ecclesiale. Il mio soggiorno, così intenso e ricco di emozioni, rimarrà perciò impresso in me con le immagini luminose e incoraggianti della vostra presenza e del vostro entusiasmo. Grazie, carissimi giovani e ragazze; grazie a tutti! Vedo in voi, nella vostra giovinezza, nel vostro entusiasmo, soprattutto nella vostra fede e nella generosità che lo Spirito Santo fa crescere in voi, la più sicura speranza per il futuro delle vostre Chiese e per la continuazione del cammino che insieme abbiamo intrapreso in questi due indimenticabili giorni.

Carissimi, la Chiesa vi conosce: vi conosce perché vi è vicina, perché vi vuole bene. Essa sa che il vostro animo è buono, pur nella fragilità della condizione umana; sa che siete sensibili ai grandi valori, che danno significato e dignità alla vita, come la solidarietà e la giustizia, la verità e la libertà. La Chiesa sa anche che spesso vi sentite soli, che troppe volte vi mancano sicuri e attendibili punti di riferimento, che la vostra speranza rischia di sentirsi tradita. Conosce in particolare il peso che grava su di voi e sul vostro futuro a causa del fenomeno drammatico della disoccupazione, che colpisce anzitutto voi, giovani e ragazze del mezzogiorno d’Italia.

La Chiesa conosce poi assai bene due tentazioni particolarmente insidiose, che minacciano la vostra giovinezza. Quella della droga, che significa negazione della parte migliore di se stessi, rottura di ogni autentico legame con i fratelli e, alla fine, distruzione della vita che Dio ci ha donato. Accanto a questa insidia, e spesso in stretto rapporto con essa, vi è l’altra tentazione, costituita dalle forme di devianza, che attirano i giovani con la lusinga del guadagno senza fatica e di una apparente affermazione di se stessi, ma che in verità li rendono prigionieri di forze e di legami oscuri e criminali, finendo molte volte col fare di loro stessi dei delinquenti, nemici non solo della vita dei fratelli, ma anche della propria vita.

La Chiesa, carissimi giovani, sa tutto questo, e sente di dover sconfiggere con voi le insidie del male, e di costruire insieme con voi quella esistenza più ricca di veri valori, quella società più giusta e più aperta al vostro futuro, alla quale aspirate.

2. Ma la Chiesa soprattutto conosce quel bisogno profondo, che in molti di voi è chiaro e consapevole, in altri rimane in qualche modo nascosto e inconscio, ma che è presente e bussa alla porta del nostro cuore.

È il bisogno di Dio, il bisogno di Cristo: il bisogno di colui che, solo, può offrirci una speranza che non delude e dare senso e significato alla vita delle persone come della comunità, nel presente come nell’eternità, per la quale ci ha creato.

Quindi, la Chiesa vi è debitrice; ha un debito con voi, giovani, e intende onorarlo con tutte le proprie risorse. O meglio: voi giovani, che siete voi stessi Chiesa, Chiesa giovane in questa terra ionica, insieme con tutta la comunità ecclesiale, con i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti, i religiosi e le religiose, e tutti i vostri fratelli e sorelle nella fede, avete un debito grande verso l’intera gioventù della vostra provincia e, sia pure in forme diverse, verso ogni giovane del mondo. Questo debito si chiama Gesù Cristo.

Voi avete il compito di portare Cristo ai vostri fratelli, di presentarlo ad essi per quello che egli è: l’unica fonte di vita autentica, la vera speranza del mondo. E, chiaramente, per poterlo presentare in questo modo, dovete viverlo in voi stessi. Solo così potrete suscitare negli altri rispetto, attenzione, interesse. È questa la legge del missionario del Vangelo, della Chiesa comunità missionaria: evangelizzare continuamente se stessi, per poter a propria volta evangelizzare gli altri; lasciarsi convertire da Cristo e dal suo Spirito al Vangelo per diventare nelle sue mani, strumenti di fede e di conversione.

3. Il nostro trovarci insieme in questo stadio, cari giovani e ragazze di Taranto, Oria e Castellaneta, non deve servire soltanto a richiamare questi aspetti centrali del nostro essere cristiani: il Signore ci dà l’occasione di tradurli in precisi impegni di Chiesa e in scelte di vita.

So bene come questo mio viaggio apostolico, e in particolare il vostro incontro di oggi, siano stati preparati mediante l’invio di oltre cento “missionari giovani” in ogni parrocchia. So come sia in corso un forte rilancio della pastorale giovanile, che punta soprattutto sull’impegno missionario e sulle vocazioni: già se ne è raccolto un frutto altamente significativo col notevole incremento del numero dei seminaristi.

Qui voglio incoraggiare i sacerdoti, i religiosi e le religiose, le parrocchie, e soprattutto voi giovani, a sostenere con sempre maggiore determinazione la scelta preferenziale della Chiesa tarantina per la pastorale dei giovani e delle vocazioni. Occorre che le parrocchie spalanchino le proprie porte ai giovani, perché i giovani a loro volta spalanchino a Cristo le porte della loro vita.

4. Voglio aggiungere una parola specifica su un problema di particolare importanza, quello delle vocazioni femminili. Per poter svolgere la propria missione pastorale sui molteplici versanti della preghiera, dell’evangelizzazione, della catechesi, dell’educazione dei ragazzi e dei giovani, dell’assistenza agli ammalati e agli anziani, la Chiesa ha un grandissimo bisogno di donne che, accogliendo con fede e generosa dedizione la chiamata di Dio, si consacrino totalmente a lui e al servizio dei fratelli.

Mi rivolgo pertanto a voi, carissime giovani, perché apriate fiduciose il vostro cuore all’ascolto dell’invito del Signore; mi rivolgo ai sacerdoti, alle parrocchie, alle famiglie, perché incoraggino e sostengano le giovani che si inoltrano in questo cammino. Auspico per le diocesi di Taranto, Oria e Castellaneta un rifiorire delle vocazioni femminili non meno consistente e qualificato di quello delle vocazioni maschili.

5. Tra gli ambiti specifici di impegno missionario dei giovani e per i giovani, emergono con forte rilievo la pastorale degli studenti e quella dei giovani lavoratori. La scelta a favore dell’insegnamento della religione, che nelle vostre scuole avviene in misura tanto elevata da raggiungere talvolta l’unanimità, deve costituire non un punto di arrivo sul quale arrestarsi; ma piuttosto il punto di partenza per un comune impegno, che abbracci non soltanto lo studio e la scuola, ma la vita, e che si esprima nell’adesione pratica, coerente e coraggiosa a quei valori e a quei comportamenti, che trovano nel Vangelo di Cristo il riferimento e la loro motivazione essenziale.

Più ardue possono apparire le difficoltà per quanto riguarda la pastorale dei giovani lavoratori. A lungo infatti, anche tra voi, è stata debole la presenza cristiana nel mondo del lavoro; si è diffusa quindi la diffidenza nei confronti della Chiesa, e la sensazione che essa sia estranea ai problemi del lavoro. Ora si avvertono i segni di una inversione di tendenza, di una nuova consapevolezza che il “Vangelo del lavoro” è parte essenziale nel messaggio cristiano e che la Chiesa è e vuole essere sempre più vicina e solidale con i lavoratori.

Ma perché questa nuova consapevolezza si allarghi e metta solide radici occorre l’impegno di tutte le strutture della Chiesa tarantina in una pastorale organica del mondo del lavoro. Dico a voi, giovani lavoratori che mi ascoltate: la Chiesa è vostra, la Chiesa è mandata per voi, la Chiesa ha bisogno di voi, per portare Cristo ai vostri amici e colleghi, per camminare insieme su quella strada di libertà, di giustizia, di solidarietà, di salvezza che Cristo ha aperto per noi.

6. Una calda parola di affetto, di riconoscimento e di incoraggiamento desidero poi rivolgere a quanti sono impegnati nelle comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti: è un’opera delicata, ma di inestimabile valore, perché rivolta a dei vostri fratelli per aiutarli a ritrovare se stessi, a recuperare la fiducia nella vita; ed è un’opera di fede, perché Gesù ci viene incontro anzitutto in coloro che più gravemente e drammaticamente si trovano nel bisogno.

In questa luce di solidarietà cristiana, accanto al recupero dei tossicodipendenti si collocano tutte le altre iniziative di servizio all’uomo, che fioriscono nelle vostre Chiese. Non stancatevi, cari giovani e ragazze, di fare il bene, di donare qualcosa di voi stessi ai fratelli meno fortunati. E ancor meno stancatevi di offrire a tutti la Parola della vita, il Vangelo del Signore Gesù che è la verità di Dio e la verità dell’uomo, la verità che ci fa liberi e buoni.

7. All’inizio di questo incontro ricordavo i problemi che pesano sulla vostra vita di giovani, a cominciare da quello della disoccupazione. Vorrei ora lanciare un appello a tutta la gente di questa terra tarantina, e in particolare ai responsabili politici e delle istituzioni, ai rappresentanti dell’imprenditoria, dei sindacati, di ogni forza sociale, per un impegno solidale affinché sorgano in queste zone nuove possibilità e nuovi spazi di lavoro, soprattutto per i giovani. Sarà questo anche un contributo a prevenire i fenomeni di devianza e le varie patologie sociali.

Maria santissima, stella dell’evangelizzazione, che so da voi tanto amata e venerata, vi sostenga, carissimi giovani, con la sua materna e potente intercessione, sia per voi e per le vostre Chiese modello di una fede più forte di ogni dubbio e di ogni timore, sia guida ai vostri passi sulle vie dell’evangelizzazione!

A tutti la mia affettuosa benedizione!  

Al termine del discorso ai giovani, il Santo Padre improvvisa le seguenti parole:

Prima di concludere, vorrei anche dire bravi, bravissimi. Vorrei dirlo per tutta la vostra adunanza, così numerosa, così vivace. E vorrei, allo steso tempo, dirlo per quanto avete preparato come vostra “parola”. Ho molto apprezzato l’introduzione della votra amica che ha parlato all’inizio, Fabrizia, ma voi avete espresso questa parola attraverso tutta la parte visuale, la visualizzazione di come voi cercate di esprimere la vocazione cristiana, le diverse vocazioni che confluiscono in una vocazione cristiana e, questa cristiana, è sempre vocazione all’apostolato. Tutto è cominciato con gli apostoli. Questi sono poi quasi scomparsi qui a lato e sono entrati i giovani con gli anelli, la vocazione matrimoniale. E poi i giovani e le giovani con le lampade, la vocazione alla vita consacrata. E tutto ciò ha costituito una visualizzazione del cammino del Popolo di Dio, della Chiesa che vive sempre da Gesù Cristo, dal suo Spirito e che vive sempre per Gesù Cristo e in lui. Era una visualizzazione molto suggestiva. Voglio ringraziarvi per questa “parola” espressa al Papa attraverso la visualizzazione di come i giovani di Taranto intendono e presentano, a se stessi, agli altri e anche al Papa, l’evangelizzazione, oggi. Vi ringrazio.

 

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