Index   Back Top Print

[ EN  - IT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELL
INDIA
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Castel Gandolfo - Lunedì, 4 settembre 1989

 

Cari fratelli Vescovi.

1. Nel corso dell’anno ho già avuto il piacere di incontrare in due occasioni gruppi di Vescovi provenienti da diverse regioni dell’India. Oggi sono lieto di ricevere voi, Pastori della Chiesa nelle province ecclesiastiche di Ranchi e Hyderabad, insieme con alcuni Vescovi di altre giurisdizioni che hanno fissato insieme a voi la loro visita “ad limina”. Vi saluto con l’augurio di san Paolo agli Efesini: “La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile” (Ef 6, 24).

2. Il tema generale delle mie conversazioni con i Vescovi dell’India è stata la Chiesa, sacramento della nostra unione con Dio e di unità di tutto il genere umano. Come Vescovi, voi siete pienamente consacrati, soprattutto in ragione della grazia sacramentale ricevuta, attraverso l’imposizione delle mani, a servire con amore il Corpo di Cristo, la famiglia della fede, una parte del quale è stato affidato alla vostra cura e sollecitudine quotidiana. Parlando a un gruppo precedente di Vescovi indiani, ho già ricordato la necessità di riferirsi in modo esplicito a Cristo e alla Chiesa in tutto il ministero pastorale. Non esiste vita o servizio ecclesiale che non siano chiaramente fondati sulla suprema grazia della Redenzione. che si è realizzata nel mistero pasquale del Salvatore e viene resa presente e celebrata nel “sacramento della fede” con cui le persone vengono condotte alla santità e la Chiesa viene edificata e Dio viene opportunamente onorato (cf. Sacrosanctum Concilium, 59).

Anche se oggi ci sono alcuni che vorrebbero limitare o ridurre il Vangelo a un impegno puramente umanitario di buon vicinato o a un lavoro per il “progresso” sociale, che pure sono necessaria e giusta preoccupazione, è compito dei Vescovi ricordare il grido del grande apostolo Paolo: “Quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2, 1-2). La vita della Chiesa in ciascuno dei suoi membri e in ciascuna comunità è vita in Cristo attraverso lo Spirito, una vita di grazia e di santità, alimentata dalla Parola di Dio e sostenuta dall’assidua partecipazione ai sacramenti e una instancabile lotta contro la tentazione e il peccato, affinché possa vincere l’amore. L’obiettivo primario del vostro ministero pastorale di Vescovi in ogni Chiesa particolare deve essere il rafforzamento della comunione dei fedeli con la Santissima Trinità.

3. È chiaro che la comunità ecclesiale sarà meglio preparata al compimento della missione che promana dal Battesimo quando i suoi membri vivono una profonda attenzione per la santità di vita e l’obbedienza a Dio. Il mistero della comunione che rende la Chiesa “un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (cf. Lumen Gentium, 4) è la sorgente di un’attività dinamica che riceve il suo impulso e la sua direzione dallo Spirito mandato da Cristo per guidare e santificare i suoi discepoli fino alla fine dei tempi. La vostra azione evangelizzatrice e missionaria mira a comunicare la conoscenza e l’esperienza della salvezza e della libertà portate da Gesù Cristo. Le parole della prima lettera di san Giovanni sono degne di costante meditazione da parte dei Vescovi e dei loro collaboratori: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (Gv 1, 3). Tutta la storia della Chiesa dagli inizi testimonia del fatto che la presenza cristiana è soprattutto una storia di santità e virtù, di fedeltà generosa a Dio, spesso fino al martirio.

Perché la Chiesa possa compiere la sua missione evangelizzatrice è necessario che ogni Chiesa particolare sia rafforzata in questo compito dall’essere essa stessa continuamente evangelizzata. Dalla profondità della vita di fede, speranza, carità scaturiscono tutti gli altri aspetti della vita della Chiesa nel vostro Paese, come l’azione nel campo dell’educazione e della sanità, il servizio ai poveri che è il grande segno della presenza di Cristo e l’espressione autentica della vitalità delle vostre comunità cristiane. Nell’ambiente multiculturale e multireligioso del vostro Paese, la comunità ecclesiale ha una vocazione particolare a promuovere la riconciliazione e la comprensione nel popolo di origini diverse e di incoraggiare un’aperta e seria riflessione sulle tematiche fondamentali di carattere etico o morale, vecchie e nuove, che sono al cuore del dovere della società di identificare e servire il bene comune di tutti i suoi membri. Tutto questo richiede un chiaro senso della nostra vocazione e missione cristiana.

4. Oggi desidero parlare anche della speciale responsabilità pastorale dei Vescovi per la crescita e lo sviluppo della vita consacrata dei religiosi. “I consigli evangelici, per mezzo della carità alla quale conducono, congiungono in modo speciale i loro seguaci alla Chiesa e al suo mistero” (Lumen Gentium, 44). Per questo il vostro servizio ai religiosi è una componente essenziale del vostro ministero di Vescovi. Il vostro primo obbligo a questo proposito è certamente di amare e difendere questo “dono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e colla sua grazia sempre conserva” (Lumen Gentium, 43). I Pastori della Chiesa in India devono essere colmi di gratitudine per quanto la vita religiosa ha significato e significa ora per la vita della comunità ecclesiale nel vostro Paese. Dovete essere ispirati ed edificati dall’abnegazione e dalla dedizione della moltitudine di religiose e religiosi che testimoniano la vita evangelica in mezzo a voi.

Ho notato con piacere che la conferenza dei religiosi dell’India (CRI) ha deciso questo tema per la sua assemblea nazionale del dicembre 1989: “Il ruolo dei religiosi nell’evangelizzazione nella situazione indiana”. Al dibattito su questo tema i religiosi porteranno la grande eredità della loro esperienza di secoli di evangelizzazione in ogni parte dell’India, in tutti i settori della popolazione. In questo campo i religiosi e le religiose sanno che non lavorano per se stessi, che la responsabilità ultima della vita e della missione della Chiesa è dei Vescovi in unione con il successore di Pietro, e che pertanto devono aver cura di integrare e coordinare il loro apostolato con quello delle diocesi in cui operano. Essi sanno che non si tratta di reinventare continuamente il lavoro di evangelizzazione o di cambiare sempre scopi e metodi, ma di perseverare saggiamente e coraggiosamente nell’essenziale, adattando quegli aspetti che, una volta migliorati, fanno sperare in grandi benefici.

5. Il ministero del Vescovo nei confronti dei religiosi presenti nella sua diocesi è della stessa natura del suo ministero verso tutto il Popolo di Dio. È per compiere la missione sacerdotale, profetica e pastorale a lui affidata da Cristo in quanto membro dell’ordine episcopale. Poiché i religiosi appartengono inseparabilmente alla vita e alla santità della Chiesa (cf. Lumen Gentium, 44), egli deve esortarli con la parola e l’esempio a restare saldi nella strada della “sequela Christi” nella quale i loro voti li hanno radicalmente inseriti. Egli dovrebbe trovare delle occasioni per spezzare il pane eucaristico e il pane della parola di vita insieme a loro, per partecipare ad alcuni momenti di vita delle loro comunità nella comunione fraterna ed ecclesiale, con rispetto per la vita di ogni comunità secondo il suo carisma e le norme canoniche.

Un Vescovo ha una grande responsabilità di predicare il Vangelo e insegnare il modo di vita cattolico a tutto il suo popolo, compresi i religiosi e le religiose. Ha il diritto e il dovere di assicurare che venga insegnata e presentata nella sua diocesi la corretta dottrina. Questo comporta, qualora sia il caso, il compito di presentare una corretta esposizione teologica della stessa vita religiosa. In questo egli non si sostituisce ai responsabili della formazione nelle comunità religiose, ma il suo compito è di dare testimonianza autorevole alla verità divina e cattolica (cf. Lumen Gentium, 25), e in questo modo diventare un sicuro punto di riferimento per tutti i membri della Chiesa che cercano di identificarsi con Cristo che è la via, la verità e la vita.

Come Pastore, è dovere del Vescovo guidare la Chiesa particolare alla pienezza della vita cristiana. Questo dovere è particolarmente urgente in questioni liturgiche, nella cura delle anime e nella salvaguardia del bene pubblico della Chiesa. In tutti questi campi sono importanti il dialogo e la comunicazione con i religiosi che prestano servizio nelle vostre diocesi per il bene della comunità ecclesiale e per l’unità dell’azione pastorale. A questo proposito, degli incontri con i superiori maggiori dei religiosi sono una condizione necessaria per la comprensione e la collaborazione e, di conseguenza, il lavoro del comitato congiunto CBCI-CRI merita il vostro sostegno e incoraggiamento.

6. Cari fratelli: nel descrivere brevemente il ruolo del Vescovo in rapporto con la vita religiosa, la mia intenzione è anzitutto di esortarvi a fare dello sviluppo della vita religiosa una delle preoccupazioni fondamentali del vostro ministero individuale e collettivo. Lo farete, proponendo ai vostri religiosi alcuni specifici obiettivi come l’importanza di promuovere un sempre maggior senso della comunità e della vita consacrata tra gli stessi religiosi, la selezione e formazione dei candidati alla vita religiosa, l’eliminazione di tensioni che possono talvolta esistere tra religiosi e religiose e clero diocesano, una giusta inculturazione della vita religiosa che purifica anche certi aspetti delle culture locali, e in particolare la dignità e il ruolo delle donne nella società.

Preparandovi a tornare nelle vostre diocesi, vi chiedo di portare il mio saluto e la mia benedizione ai vostri sacerdoti, religiosi e laici. Ogni giorno nella preghiera io ricordo voi e i vostri collaboratori nella vigna del Signore, invocando su di voi la sollecitudine materna di Maria, nostra madre nella fede. Vi chiedo di essere autentici amici e padri del vostro popolo, offrendogli sempre l’esempio del Buon Pastore che dà la vita per le pecore.

“Ringrazio il mio Dio a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1, 5-6). Con la mia apostolica benedizione.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana 

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana