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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A MONACI CRISTIANI E BUDDISTI

Castel Gandolfo - Mercoledì, 20 settembre 1989

 

Cari amici.

Sono lieto di avere questo incontro con voi, monaci cristiani e buddisti. Saluto lei, Rimpoche’ e i monaci che la accompagnano nel pellegrinaggio di pace, presenti qui oggi insieme con l’abate primate benedettino e i membri della commissione per il dialogo inter-religioso monastico.

Per approfondire i vostri contatti con i cristiani avete voluto, nel corso del pellegrinaggio, incontrarvi con monaci dell’antica tradizione benedettina. Avete trascorso alcuni giorni nei magnifici dintorni di Camaldoli, con coloro che sono impegnati in una ricerca spirituale simile alla vostra in taluni aspetti, pur appartenendo a tradizioni religiose molto diverse.

Siete stati accolti dai monaci benedettini il cui motto è precisamente “pax”, pace. Vi siete esortati reciprocamente a promuovere questa pace di cui il mondo contemporaneo ha tanto bisogno. Ogni persona, consapevole della realtà del mondo contemporaneo, deve impegnarsi nella causa della pace, attraverso il servizio, attraverso i negoziati. Voi, come monaci, fate uso degli strumenti vostri particolari: la preghiera e la ricerca della pace interiore. Come dice san Benedetto ai monaci nel prologo della Regola: “Cerca la pace e seguila”.

Abbiamo fatto esperienza di questa verità ad Assisi, in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace. Se la preghiera viene abbandonata, tutto l’edificio della pace rischia di crollare. Il vostro dialogo a livello monastico è davvero un’esperienza religiosa, un incontro nel profondo del cuore, animato dallo spirito di povertà, la reciproca fiducia e un profondo rispetto per le rispettive tradizioni. È un’esperienza che non si può sempre descrivere a parole e che spesso si esprime meglio in un silenzio carico di preghiera.

Vi assicuro la mia preghiera e invoco su tutti voi copiose benedizioni divine.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana 

 



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