Index   Back Top Print

[ IT ]

VIAGGIO PASTORALE NELLA REPUBBLICA FEDERATIVA CECA E SLOVACCA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto internazionale di Praga (Repubblica Federativa Ceca e Slovacca)
Sabato, 21 aprile 1990

 

Signor Presidente
e illustri Rappresentanti del Governo cecoslovacco,
Venerato fratello, Cardinale František Tomášek,
e voi tutti, cari fratelli nell’Episcopato.

1. Accogliete il mio saluto deferente e cordiale! Le sono sinceramente grato, Signor Presidente, per l’invito a visitare questo nobile Paese e per le parole di benvenuto che mi ha ora rivolto. Sono parole ponderate. Ella come uomo di Stato e come letterato, come pensatore e come difensore non violento dei diritti dell’uomo e della libertà del cittadino, conosce il peso delle parole. Saluto in Lei un uomo che arricchisce la cultura politica contemporanea dell’Europa, ponendo l’accento su valori che sono così vicini a noi cristiani.

Ella ha scritto che la politica non è tecnologia del potere e manipolazione della gente, bensì uno dei modi della ricerca e della conquista del senso della vita, nella prospettiva del servizio al vero bene della comunità. Possa questo Suo sforzo, e lo sforzo di tutto il “Governo della intesa nazionale”, portare frutti duraturi per un felice avvenire della libera Cecoslovacchia.

2. Era mio vivo desiderio venire qui tra voi cinque anni fa, in occasione dell’XI centenario della evangelizzazione del vostro Paese ad opera dei Santi Cirillo e Metodio. Ma non mi fu possibile. Ringrazio il Signore che mi ha consentito di adempiere ora quel mio antico proposito.

Con commozione ho ascoltato il messaggio augurale del mio caro fratello Cardinale František Tomášek, Arcivescovo di Praga. Nelle sue parole ho sentito la voce concorde di tutti voi, Presuli della Cecoslovacchia, il cui Collegio è finalmente, dopo lunghi decenni, di nuovo completo, ed ha potuto costituirsi in Conferenza Episcopale Cecoslovacca. Nelle parole dell’intrepido Pastore ho sentito pure risonare il grido ripetuto per tanti anni dalle schiere dei fedeli durante i pellegrinaggi e le solennità come durante le manifestazioni per la libertà religiosa: “Venga a Praga, Santo Padre!”. Io stesso ho sentito a Roma l’anno scorso, dopo la canonizzazione di Agnese Premislide, questo grido dei pellegrini cecoslovacchi: “Il Papa a Praga!”.

Ecco, il Papa ha ascoltato questo ardente desiderio. Sì, era giusto che il primo Papa slavo venisse a Praga, a Velehrad, a Bratislava. Al desiderio dei fedeli corrispondeva il mio desiderio, perché volevo manifestare ai popoli fratelli della Cecoslovacchia che sono e sempre sono stati vicini e cari al mio cuore.

3. Alcuni momenti fa ho baciato con affetto e rispetto il suolo boemo. È stato un bacio di fratellanza, di pace e di riconciliazione. Possa questo gesto contribuire a sanare le ferite del passato e a rimuovere le ombre della diffidenza che si sono un tempo addensate tra Boemia e Roma. E certamente provvidenziale che sia toccato proprio a me di essere il primo Pontefice ad entrare in questa Terra per portarle dalla Città Eterna il saluto della pace.

4. I fedeli della Boemia, della Moravia e della Slovacchia hanno a Roma un Pastore che comprende la loro lingua. Egli, tuttavia, comprendeva anche il loro silenzio. Quando la Chiesa in questo Paese era Chiesa del silenzio egli considerava parte della sua missione essere la sua voce. Ora il mio primo compito verso questa Chiesa locale è quello che Gesù ha affidato a Pietro: confermare nella fede i propri fratelli (cf. Lc 22, 32).

La Chiesa in questo Paese non è né ricca né potente, secondo i criteri del mondo. Essa però, è forte per la sua fede, una fede approfondita e purificata dalla lunga sofferenza.

Desidero invitare i fedeli di questo Paese ad aiutare, con la forza della loro fede, l’intera società a superare le sue sofferenze e i suoi problemi e ad incamminarsi decisamente sulla via della libertà.

La vita delle Nazioni dell’Europa centrale e orientale è stata finora sotto molti aspetti paralizzata a causa della violenta applicazione di un’ideologia materialista, che non corrispondeva alle loro tradizioni spirituali né alle esigenze del presente alla vigilia del nuovo millennio. Queste Nazioni hanno bisogno di riprendersi e di rinnovarsi, non solo nell’ambito politico ed economico, ma anche in quello spirituale e morale.

Dalla consapevolezza dei fedeli circa le proprie responsabilità nei confronti di questa sfera fondamentale della vita della società è nato in questo Paese il grandioso programma del Decennio della rinascita spirituale dei loro popoli. Ogni anno dovrà portare qualcosa di nuovo per vivificare l’uno o l’altro aspetto della vita della Chiesa e della società. Il Decennio costituirà così un’efficace preparazione alla celebrazione del Millennio della morte di S. Adalberto, divenendo una sorta di palestra di un nuovo stile di vita per il nuovo millennio.

5. Sant’Adalberto! Come non ricordare subito, sin dall’inizio della mia visita in Cecoslovacchia, questo Santo che è caro tanto alle Nazioni della Cecoslovacchia quanto alla mia nativa Polonia.

La mia visita cade quasi alla vigilia della sua festa. Il Cardinale Tomášek ha espresso all’inizio dell’anno scorso, nel suo messaggio ai Vescovi di vari Paesi europei, l’intenzione di creare ogni anno, alla vigilia della festa di S. Adalberto, un “ponte europeo di preghiere”, che dovrebbe unire, oltre i confini, le Nazioni dell’Europa centrale nella preghiera per il rinnovamento morale e spirituale, per l’approfondimento dell’unità d’Europa, per la comprensione vicendevole, per la pace e per il rispetto di tutti i diritti dell’uomo.

Possano tutte le stazioni del mio viaggio in Cecoslovacchia contribuire al consolidamento delle arcate di questo ponte, di cui si ha tanto bisogno! Prego i Vescovi, i sacerdoti e i fedeli anche dei Paesi confinanti di associarsi a questa nobile iniziativa.

6. Fin dal primo momento della mia visita in questo Paese, il mio sguardo si volge verso la bella regione che sta ai piedi dei Tatra, la Slovacchia. Invio il mio saluto a tutto il popolo, alle nazionalità che colà vivono ed operano.

Pregusto la gioia dell’incontro di domani, a Bratislava, che sarà come il coronamento di tanti incontri, a Roma, durante i quali sulle labbra dei pellegrini risuonava con insistenza la domanda: “Svaty Otce, kedy pridete na Slovensko? - Padre Santo, quando verrete in Slovacchia?”.

7. Ciò che per anni è stato impossibile, oggi è divenuto realtà. Come è potuto accadere? Quali coordinate hanno concorso e concorrono alla spiegazione del punto in cui ci troviamo? “Varsavia, Mosca, Budapest, Berlino, Praga, Sofia, Bucarest, per citare solo le Capitali, sono diventate praticamente le tappe di un pellegrinaggio verso la libertà” (Discorso al Corpo diplomatico, 13 gennaio 1990).

Apparentemente, tutto è iniziato con il crollo delle economie. Era questo il terreno prescelto per costruire un mondo nuovo, un uomo nuovo, guidato dalla prospettiva del benessere; ma con un progetto esistenziale rigorosamente limitato all’orizzonte terreno. Tale speranza si è rivelata un’utopia tragica, perché vi erano disattesi e negati alcuni aspetti essenziali della persona umana: la sua unicità e irripetibilità, il suo anelito insopprimibile alla libertà ed alla verità, la sua incapacità di sentirsi felice escludendo il rapporto trascendente con Dio. Queste dimensioni della persona possono essere per un certo tempo negate, ma non perennemente rifiutate. La pretesa di costruire un mondo senza Dio si è dimostrata illusoria. E non poteva essere diversamente. Rimanevano misteriosi soltanto il momento e le modalità. Le sofferenze dei perseguitati per la giustizia (cf. Mt 5, 10), la solidarietà di quanti si sono uniti nell’impegno per la dignità dell’uomo, l’ansia del soprannaturale insita nell’anima umana, la preghiera dei giusti hanno contribuito a far ritrovare il cammino della libertà nella verità.

8. Signor Presidente! Illustri Signori e Signore!

È con queste convinzioni nell’animo che vengo per questa visita. Vengo per confermare nella fede quanti credono in Dio, ma porto anche un messaggio ed una speranza per quanti non hanno il dono della fede.

Auspico di cuore che, con la collaborazione di tutti, il nuovo cammino nella libertà e nella democrazia della Cecoslovacchia porti a mete di prosperità e di progresso, nel solco delle tradizioni delle sue popolazioni.

 

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana