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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAGAZZI PARTECIPANTI AL RADUNO
DEL «COETUS INTERNATIONALIS MINISTRANTIUM»

Giovedì, 30 agosto 1990

 

Cari amici.

1. In francese: Sono felice di salutarvi questa sera, voi che mi accogliete con tanta gioia! Ringrazio mons. Raffin, presidente del “Coetus Internationalis Ministrantium”, di avervi presentato e di aver espresso i vostri sentimenti.

Vedo che venite da numerose nazioni e che avete unito le vostre bandiere per comporre un solo grande emblema dai mille colori: è proprio un’immagine simbolica dei “bambini della stessa città” che sono uniti da Gesù, come voi avete cantato. In questo pellegrinaggio, la vostra preghiera comune, la vostra lode al Signore, il vostro entusiasmo comune, i legami che voi allacciate fraternamente fra i giovani d’Europa, tutto questo vi fa vivere intensamente il mistero della Chiesa: al di là della vostra diversità, voi vi siete scoperti membri di un solo corpo, quello di cui Cristo è il capo.

Siete venuti presso la tomba di Pietro, l’apostolo al quale Gesù ha affidato la sua Chiesa. Egli ha proclamato a nome dei suoi fratelli che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio; nonostante le difficoltà, egli ha continuato a seguire il suo Maestro che “ha parole di vita eterna” (cf. Mt 16, 16: Gv 6, 68); egli ha testimoniato davanti agli uomini che il Signore è risorto, dopo Gerusalemme, il giorno della Pentecoste, fino a Roma, in questa città dove egli ha impiantato solidamente la Chiesa, dove è stato fedele fino al martirio. Chiamato a mia volta a confermare i miei fratelli nella fede (Lc 22, 32), io vi trasmetto l’invito di Pietro: “siate pronti a rendere conto della speranza che è in voi” (cf. 1 Pt 3, 15)!

Domani, voi sarete presso la tomba di Paolo, l’apostolo delle nazioni che ha solcato le strade del mondo, arso dalla passione di annunciare le meraviglie di Dio e di fondare, di città in città, delle comunità di Chiesa unite dall’“amore versato nei nostri cuori dallo Spirito Santo” (Rm 5, 5). Nella basilica dedicata a San Paolo, voi celebrerete l’Eucaristia, il pasto in cui il Signore ci dona il pane di vita e il calice della salvezza, il suo corpo e il suo sangue, la sua vita stessa, questi doni meravigliosi di comunione che fanno di tutti noi un solo corpo (cf. 1 Cor 10, 16-17)!

Amici miei, le statue di Pietro e Paolo sono innalzate in questa piazza, in mezzo a voi. Attorno a queste grandi figure, voi siete adesso un gruppo di discepoli dello stesso Signore, siete una parte della Chiesa universale, siete una nuova generazione di servitori del messaggio del Vangelo, della buona novella.

Voi siete anche i servitori dell’altare di Cristo, che è il centro della comunità tutta intera, nell’immensità dell’adunanza delle nazioni, come nella più umile delle cappelle.

2. In tedesco: La Chiesa, cari ministranti, fin dal tempo degli apostoli, vive soprattutto là dove i credenti, insieme con i vescovi e i sacerdoti, si riuniscono all’altare del Signore, per ascoltare la parola del felice annuncio e per festeggiare la santa Eucaristia. “La Festa dell’offerta eucaristica è il centro e il culmine dell’intera vita della comunità cristiana” (Christus Dominus, 30). Proprio qui, infatti, si svela nei suoi molteplici aspetti la ricchezza della presenza del Signore. Nella stessa comunità dei fedeli, raccolta in preghiera, nel conforto della remissione dei peccati, nell’annuncio della parola di Dio attraverso le letture e il Vangelo, e infine in modo del tutto particolare, nelle forme eucaristiche del pane e del vino, il Signore è realmente presente e fra di noi.

A voi, cari ministranti, spetta un compito particolare in questo “avvenimento” centrale della vita della Chiesa, la festa della Liturgia. Celebrando un degno servizio eucaristico per la comunità dei fedeli, che si riunisce intorno all’altare in nome di Cristo nella Messa domenicale, voi contribuite a rendere sperimentabile e fertile nella vita la profondità e la ricchezza dell’Eucaristia. Perciò siete chiamati anche voi a “lasciarvi incontrare dalla “Parola del Dio vivente” e poi, fortificati dal corpo di Cristo che ricevete, a comportarvi nel quotidiano come cristiani certi”.

3. In fiammingo: Cari giovani amici, il vostro servizio alla Chiesa e la sua celebrazione raggiungono il loro culmine nel servizio all’altare, vale a dire nel momento della celebrazione dell’Eucaristia. Questo è infatti il sacramento per eccellenza, che riunisce tutti i credenti nella Chiesa e ne fa un unico popolo, il popolo di Dio.

Proprio in forza di questa unità siete venuti insieme qui a Roma e ne date testimonianza attraverso le bandiere dei diversi paesi, dai quali provenite, che, unite, danno vita a un grande e colorato spettacolo.

Possiate essere sempre al servizio della Chiesa, possiate sempre porre la vostra vita con grande entusiasmo al servizio dell’unità e della pace tra tutti gli uomini e costruire la civiltà dell’amore nella vostra patria.

4. In ungherese: Saluto con affetto i chierichetti ungheresi. Quando servite durante la santa messa o aiutate in chiesa, incontrate Cristo stesso e testimoniate il Vangelo. Siate generosi e perseveranti in questo nobile servizio ecclesiastico che vi aiuta anche a crescere nella fede. Se qualcuno di voi sente la vocazione sacerdotale o religiosa, si assuma con immensa gioia questo grande privilegio.

Insieme a voi benedico tutti i chierichetti ungheresi, i vostri genitori, parenti e tutto il popolo magiaro. La Magna Domina Hungarorum vegli sulla vostra patria. Sia lodato Gesù Cristo.

5. In italiano: Il servizio dell’altare che voi prestate nelle singole Chiese, cari ministranti di lingua italiana, non vi deve separare o isolare dalla comunità, ma unire e darvi occasione di maggiore sintonia con tutti coloro che nelle celebrazioni liturgiche si riuniscono nel nome di Cristo (cf. Mt 18, 20).

La vostra partecipazione all’altare esige che voi restiate in rapporto vivo e fraterno con tutti e prolunghiate il servizio religioso con spirito di fede, oltre lo spazio della chiesa. Voi siete cristiani sempre, e dovete ispirare abitualmente il vostro stile di vita alla parola di Dio che ascoltate, alla Comunione eucaristica che ricevete. Sono queste due fonti, la parola e il corpo di Cristo, che alimentano il cammino dei credenti e trasformano anche voi in testimoni di una fede viva, sincera, profonda.

Dal servizio liturgico, quindi, scaturisce una ricchezza spirituale, che si riflette in tutte le circostanze della vita quotidiana: nella vostra famiglia, tra gli amici, i compagni di scuola, di giochi e di sport; e domani anche nella professione che eserciterete a favore del prossimo. Già fin d’ora, abbiate cura di condividere anche voi il compito di annunciare il Cristo, di parlare di lui. Osservate il comportamento degli apostoli, e come loro lasciatevi condurre dal desiderio ardente di far conoscere Gesù agli uomini.

Parlate di Cristo ai vostri amici, voi che già lo avete conosciuto e lo amate. Parlate di Gesù con sincerità, coraggio e convinzione. Le vostre parole siano sempre alimentate dall’affetto profondo che portate per lui, che è vostro amico e confidente.

Sappiate, inoltre, ispirare alla parola di Gesù l’ideale che vi proponete di realizzare. Ci sarà un momento in cui voi stessi sentirete vivo il bisogno di chiedere al Signore: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10, 17). Che cosa, cioè, chiedi a me tu, Signore Gesù, perché la mia vita abbia un senso e un valore? Si tratta di un interrogativo molto importante che potrà ricevere una risposta adeguata dalla parola divina e dai sacramenti. Se la risposta interiore dello Spirito fosse quella di consacrarvi a Cristo nel sacerdozio per un ministero di evangelizzazione e di salvezza delle anime, sappiate essere generosi e fiduciosi. La vocazione sacerdotale è segno di predilezione e di speciale amore di Cristo ed è, altresì, fonte di singolare gioia. Gesù non volle più chiamare servi i suoi discepoli, ma li chiamò e li volle amici (cf. Gv 13, 34).

 

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