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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A 7.000 FEDELI PROVENIENTI DALL’ARCIDIOCESI DI TARANTO

Giovedì, 4 gennaio 1990

 

Venerati fratelli nell’episcopato,
cari fedeli di Taranto e della terra Ionica!

1. Vi saluto tutti e ciascuno nella gioia del Natale. Pace a voi, amati da Dio! Benvenuti sotto le volte di questa basilica Vaticana, che custodisce le memorie dell’apostolo Pietro. Guidati dall’arcivescovo di Taranto - che ha espresso sentimenti di devozione a nome di tutti - e dai vescovi di Castellaneta e Oria, siete qui venuti, numerosi ed entusiasti, per restituire la visita che ho avuto la gioia di farvi in due indimenticabili giorni dell’ottobre scorso.

2. Giorni indimenticabili per me, pastore della Chiesa universale, giunto tra voi per compiere la missione affidata da Gesù a Pietro, quella cioè di confermare nella fede un popolo cresciuto sul tronco di un’antica tradizione cristiana.

Stando in mezzo a voi, ho toccato con mano la vitalità di questa tradizione, insieme con la genialità e le attese della gente del Sud. Non è possibile dimenticare l’abbraccio che le vostre comunità hanno riservato al successore di Pietro: avete dimostrato visibilmente di apprezzare l’inestimabile dono della fede in Cristo Gesù, l’Uomo nuovo, il Vangelo vivente della pace e della giustizia, l’Unigenito del Padre che si è fatto “luce nuova all’orizzonte del mondo” (Colletta del 4 gennaio).

Ma giornate indimenticabili e significative anche per voi tutti, come si può capire dalle reazioni e dai commenti locali e, ora, da questo incontro a Roma. Giorni significativi soprattutto per i riflessi morali, sociali e pastorali che hanno avuto e che voi state approfondendo, allo scopo di rendere operanti e concrete le esortazioni che ho affidato a voi e a tutti gli uomini di buona volontà di codesta terra generosa.

3. Cari fratelli e sorelle, in questo periodo liturgico della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, desidero richiamare la vostra attenzione sul mistero del Natale celebrato dai credenti in ogni Paese del mondo. La Chiesa contempla e annuncia il grande evento dell’incarnazione del Figlio di Dio nella natura umana. Dio ha tanto amato gli uomini da farsi loro fratello. Facendosi uomo, il Verbo eterno ha offerto a tutti gli uomini la possibilità di diventare simili a Dio. Nato, crocifisso, risorto, il Verbo incarnato bussa alle porte delle nostre case e della nostra storia. Quando l’uomo accoglie in modo consapevole e coerente il Cristo nella propria vita, allora la sua testimonianza diventa forza capace di trasportare le montagne, lievito che rinnova in profondità la vita sociale, amore che dà senso, unità e gioia al cammino personale e comunitario. “Coloro che credono alla carità divina - insegna il Concilio - sono da lui resi certi che è aperta a tutti gli uomini la strada della carità e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani” (Gaudium et spes, 38).

In questo scorcio del XX secolo, noi tutti ci rendiamo conto di vivere un tempo eccezionale. Mentre, da un lato assistiamo al crollo di progetti umani elaborati con l’esplicita esclusione di ogni riferimento a Dio, vediamo, dall’altro, nuovamente affermarsi una profonda fame della parola di Dio. Il cammino della storia torna a dimostrare - ancora una volta - che senza Dio lo sviluppo dell’uomo e della società non può che essere contro l’uomo. Tocca anzitutto ai cristiani, chiamati a testimoniare il mistero dell’incarnazione in Oriente come in Occidente, il compito di evangelizzare e promuovere la dignità della famiglia e del lavoro, della vita sociale e culturale, della politica e dell’economia. E tutto ciò nella consapevolezza che, per cambiare gli altri e la storia, è necessario cambiare prima se stessi.

4. Miei cari, ripensando con gioia alle giornate trascorse in mezzo a voi, è mio desiderio consegnarvi uno speciale saluto per tutti i Tarantini. Lo affido a voi, qui presenti, per i lavoratori delle diverse realtà ioniche e, soprattutto, per i disoccupati e per le loro famiglie, per i malati e gli anziani, per i cari bambini e per i giovani: tutti desidero riabbracciare e benedire.

Questo pellegrinaggio diocesano a Roma, all’inizio del nuovo anno, rafforzi le speranze suscitate da quel nostro incontro.

Benedico di cuore il cammino della vostra città e dei comuni, nel contesto dello sviluppo regionale e di tutto il Mezzogiorno. Le sfide poste dalla crescita morale ed economica della vostra terra non vi scoraggino. Il Papa benedice gli sforzi compiuti per la ricerca del bene comune nella solidarietà e nell’armonia della vita sociale.

Benedico il cammino delle vostre comunità ecclesiali: l’impegno per una rinnovata evangelizzazione a tutti i livelli e per una più consapevole azione liturgica moltiplichi le vostre energie missionarie, nel servizio dei più poveri e nella testimonianza quotidiana della carità cristiana.

Maria, Madre del Redentore, conforti le vostre fatiche nel gettare le reti con fiduciosa lungimiranza e vi renda operosi e saggi nella ricerca di frutti di comunione e di pace.

Nella luce del Natale, auguro a tutti un felice anno nuovo! Con la mia benedizione.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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