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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA UCRAINA

Lunedì, 25 giugno 1990

 

Misericordiae Domini . . . (Lam 3, 22)

Ringraziamo il Signore perché il millennio del Battesimo della Rus’ è diventato l’inizio di una nuova situazione per questa Chiesa nella sua Terra di origine. Importanti cambiamenti di natura morale e sociale hanno portato a riconoscere il diritto alla libertà religiosa per i cattolici di rito orientale e per la loro Chiesa, che è nell’unità con la Sede di Pietro.

In questo modo esce dalle catacombe la comunità del popolo di Dio che, nell’anno 1946, fu messa fuori legge. Tale decisione fu causa di enormi sofferenze, attraverso le quali pastori e fedeli hanno partecipato alla croce di Cristo. Ricordiamo oggi con la massima venerazione tutti coloro che in questo lungo periodo di prova hanno reso testimonianza della loro fede in Cristo e nella sua Chiesa. Essi sono presenti spiritualmente in mezzo a noi. Crediamo che il loro sacrificio e la loro preghiera ci hanno ottenuto la grazia di questo momento, di questo nuovo inizio.

Nello stesso tempo, guardiamo verso il Cristo crocifisso che nel culmine della sua passione chiede al Padre: “Perdonali perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). Questa implorazione redentrice cerchiamo di farla grido dei nostri cuori: il Cristo che ha riconciliato tutti gli uomini con il Padre con il sangue della sua croce, sia anche per noi riconciliazione con i fratelli del tempo in cui viviamo.

2. Questa riconciliazione è uno dei primi compiti della Chiesa oggi, alla fine del secondo millennio della nascita del Redentore. La Chiesa nel Concilio Vaticano II ha riletto con profonda commozione le parole del testamento pronunziate nel cenacolo. L’invocazione: Padre, prego “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21) è diventata per noi e per molti nostri fratelli separati, in Oriente e in Occidente, uno stimolo a cercare l’unità di tutti i cristiani persa nel corso dei secoli. Uno dei frutti del Concilio è appunto un’intensa attività ecumenica: l’opera cioè che mira alla ricostruzione dell’unità dei cristiani, da secoli separati in Oriente e in Occidente.

In Oriente, l’attuale divisione passa, per così dire attraverso il centro stesso della vostra storia. All’epoca del Battesimo della Rus’ di Kiev, nell’anno 988, i cristiani erano ancora uniti. La spaccatura venne un secolo più tardi. Ma occorre qui sottolineare che la Chiesa di Kiev, durante i secoli, ha cercato costantemente la possibilità di un avvicinamento e di una riconciliazione: l’Unione di Brest nell’anno 1596 prese l’avvio da tale orientamento.

Gli obblighi ecumenici dell’ultimo Concilio pongono nuovi doveri nei confronti dei nostri fratelli ortodossi a Costantinopoli, a Mosca, ad Atene e altrove. La Sede apostolica e tutta la Chiesa si sentono solidalmente impegnate in questo dialogo ecumenico con l’intera ortodossia. Questo impegno è fondamentale anche per la Chiesa di rito ucraino.

Infatti, il Concilio Vaticano II ha riconfermato l’esistenza e la specificità di tutte le Chiese orientali unite alla Sede di Pietro. Ma, nello stesso tempo, riconfermando le loro leggi liturgiche e gerarchiche, il Concilio sottolinea il compito speciale di queste Chiese di promuovere l’unità di tutti i cristiani, in particolare degli orientali, “mediante la preghiera, l’esempio della vita, la scrupolosa fedeltà alle antiche tradizioni orientali, la mutua e più profonda conoscenza, la collaborazione e la fraterna stima delle cose e degli animi” (Orientalium Ecclesiarum, 24).

A questo principio si è attenuta la Sede apostolica ogni volta in cui si è adoperata presso le autorità dell’Unione Sovietica per la restituzione del diritto all’esistenza e all’attività della vostra Chiesa nella vostra patria.

3. Tali argomenti saranno presentati in modo particolareggiato nelle esposizioni preparate per questo nostro incontro.

Prima, però, desidero ricordare ancora che nell’anno 1980 gli apostoli degli Slavi, i santi Cirillo e Metodio sono stati proclamati patroni dell’Europa. Essi sono, così, co-patroni del nostro continente, insieme a san Benedetto, patriarca dell’Occidente.

Gli avvenimenti degli ultimi anni e, particolarmente, degli ultimi mesi stanno consentendo alla Chiesa cattolica e ai suoi membri di riconquistare i loro diritti nei singoli paesi dell’Europa centro-orientale. Il continente, prima diviso in modo artificioso a seguito della seconda guerra mondiale, incomincia a riprendere la sua organica unità e compattezza. Sappiamo che si tratta di unità di due tradizioni differenziate, nella cultura e anche nella Chiesa. Occorre che queste tradizioni - quella orientale di cui sono portavoce gli apostoli degli Slavi e quella occidentale il cui patrono è san Benedetto - si avvicinino di nuovo.

Spazio fondamentale di tale riavvicinamento è il cristianesimo. La Chiesa cattolica si sente responsabile per il futuro dell’Europa. Ne è prova il Sinodo dei vescovi europei, annunziato a Velehrad in Moravia, del quale sono già iniziati i preparativi. Sono state invitate a collaborare anche le Chiese della Galizia, dell’Ucraina, dei territori della Transcarpazia e della Romania.

 

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