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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA IGNAZIANA
NELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA

Martedì, 23 ottobre 1990

 

Signori cardinali, venerati fratelli, signore e signori.

1. Ringrazio anzitutto il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Peter-Hans Kolvenbach, per i nobili sentimenti espressi in occasione della mia presenza all’inaugurazione della Mostra Ignaziana in questa Biblioteca Apostolica Vaticana. Ringrazio anche il padre prefetto per l’accoglienza.

Tale mostra su sant’Ignazio a Roma si apre all’inizio dell’“Anno ignaziano”, indetto per celebrare il 500° anniversario della nascita di sant’Ignazio di Loyola e il 450° anniversario della fondazione della Compagnia di Gesù. L’Anno in parola è stato inaugurato lo scorso 27 settembre, in ricordo di quel 27 settembre 1540, quando il mio predecessore Paolo III approvò la Compagnia di Gesù.

2. La mostra, che oggi viene inaugurata, è un segno visibile del legame profondo che unisce Ignazio e la Compagnia di Gesù al Papa e a Roma. Nei documenti di fondazione della Compagnia si dice che Ignazio e i suoi primi compagni, provenienti da diverse nazioni e da diversi regni, non sapevano in quale paese andare, se tra i fedeli o tra gli infedeli. Per non sbagliare nella scelta della via del Signore, fecero la promessa o voto di lasciare al Santo Padre il compito di destinarli egli stesso, conformemente alla loro intenzione di percorrere il mondo, per la più grande gloria di Dio.

Vivendo esistenzialmente questa formula i primi compagni sapevano e sentivano di essere “uomini di Chiesa”, personalmente e comunitariamente responsabili, come i discepoli intorno a Pietro, per il servizio di una Chiesa gerarchicamente articolata.

Questo legame col Papa, da sant’Ignazio fino a oggi, è stato sempre considerato un principio che costituisce la ragione d’essere della Compagnia di Gesù. Nelle Costituzioni si legge: “Tutti i compagni sappiano che, non solamente agli inizi della loro professione ma vita natural durante, devono ogni giorno ripensare con la loro mente che questa intera Compagnia e ciascuno in particolare militano al servizio di Dio, sotto l’obbedienza piena di fede al nostro santo signore il Papa e agli altri Pontefici romani suoi successori”.

3. Ma Ignazio ebbe speciali legami anche con la città di Roma. La mostra si sforza di presentare un aspetto dell’attività di Ignazio rimasto un po’ in ombra, e cioè il suo influsso sulla vita urbana del tempo. Attraverso questa mostra viene messo in risalto come la Compagnia di Gesù, da lui concepita, rispondesse alle esigenze di un mondo che cambiava nei suoi orizzonti fisici e culturali, nonché nelle relazioni della Chiesa con il mondo, e come essa sentisse le urgenti necessità degli emarginati dell’epoca.

Nel ‘500, e anche oggi, la Compagnia di Gesù e il Papa si possono dire “vicini di casa”, nel senso fisico come in quello spirituale della parola. Perciò è ben giustificata la scelta della Biblioteca Apostolica Vaticana per questa interessante esposizione.

Mi auguro che la mostra, che oggi inauguriamo, serva a far meglio conoscere la figura di sant’Ignazio e l’opera da lui svolta nella città di Roma e per la città di Roma. Auspico, inoltre, che essa sia il segno di un impegno di tutti i Gesuiti sparsi nel mondo a continuare l’opera del loro fondatore a servizio della Chiesa e per la salvezza del mondo, in tutti i settori della convivenza umana, specialmente in quelli che hanno più bisogno della luce del Vangelo.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 


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