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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA AL SEMINARIO DIOCESANO DI ALBANO

Giovedì, 20 settembre 1990

 

Carissimi sacerdoti, diaconi e seminaristi della diocesi di Albano!

1. Ho accolto l’invito di compiere questa visita, quasi a voler riprendere e continuare l’incontro che ebbi con voi nel 1985, allorché, al termine della visita pastorale del vostro vescovo, mi presentaste il programma del Sinodo diocesano, che nel frattempo è stato inaugurato, avente per tema: “Camminare insieme”. Saluto tutti voi; saluto in particolare il vostro vescovo, mons. Dante Bernini, che ringrazio per le parole con le quali ha presentato questo incontro.

2. Come dicevo nell’incontro di cinque anni fa, non esiste solo un cammino esteriore, visibile, della società, ma esiste anche, ed è il più importante, un cammino segreto, interiore, un cammino delle coscienze, sotto l’impulso delicato, forte e continuo dello Spirito Santo, che conduce l’uomo “alla pienezza della verità” (Gv 16, 13), cioè a una migliore consapevolezza delle esigenze di una vita più giusta e fraterna, vissuta in condizioni spirituali e materiali degne dell’uomo. Un obiettivo importante del vostro Sinodo potrebbe essere quello di approfondire e chiarire, alla luce dei recenti documenti della Chiesa, delle valide acquisizioni della teologia morale e pastorale, e della stessa esperienza di comune cammino da voi fatta, i modi, i metodi e le possibilità di una sempre più stretta e feconda comunione interpersonale ed ecclesiale.

3. Nel compimento del nobile ideale del “camminare insieme” è evidente che il sacerdote ha un ruolo decisivo da svolgere, innanzitutto nel far comprendere che non è possibile camminare insieme tra uomini, se non si cammina davanti a Dio, perché, come insegna l’apostolo Giovanni, “la nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo” (1 Gv 1, 3) e, come precisa il medesimo apostolo, la comunione interumana ha il suo profondo e autentico fondamento proprio sull’annuncio di questo mistero d’amore.

In quanto ministro dell’Eucaristia, il sacerdote svolge una funzione primaria e decisiva nell’edificazione della comunità. Egli, in virtù del suo stesso ministero, è il più qualificato nel realizzare tale compito, nell’adempiere questa missione, talora difficile e crocifiggente, anche perché spesso è soggetta a incomprensioni e resistenze. Ma, nonostante ciò, il sacerdote non deve scoraggiarsi nel seguire Gesù buon pastore, perché chi è sconfitto con Cristo, vince anche con lui.

4. Giustamente, nel tema del vostro Sinodo, avete precisato anche di “camminare assieme alla creazione”. Dalla stessa armonia e sapienza delle leggi della natura fisica e del mondo vivente spesso vengono agli uomini delle forti lezioni per una vita che sia veramente un camminare insieme. E, d’altra parte, questo camminare insieme non potrebbe essere veramente tale, se non ci si sforza di realizzare una retta utilizzazione delle risorse della natura, la quale da una parte consente un’equa distribuzione delle risorse, secondo i bisogni di ciascuno, e, dall’altra, faccia evitare interventi che, danneggiando la stessa natura, si possono ritorcere contro l’uomo e il suo ambiente.

A voi, fratelli carissimi, non saranno forse richiesti interventi di carattere tecnico o specifico, ma vi sarà certamente richiesto di essere uomini di Dio, con cuore aperto a tutti; veri e generosi operatori di pace e di concordia; edificatori, soprattutto con l’esempio, di vita fraterna; si richiede che sappiate far conoscere le ragioni della speranza, della pace e della riconciliazione; che facciate intravedere agli animi assetati di giustizia la bellezza del regno di Dio in mezzo agli uomini.

5. L’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, che sta per iniziare, tratterà circa la formazione del sacerdote, anche come edificatore della comunità e promotore del bene comune. La vostra diocesi di Albano, nel suo Sinodo, deve sentirsi pure coinvolta in tale grande avvenimento ecclesiale, dando il suo contributo di idee e di preghiere.

Auspico che il vostro Seminario, in via di ristrutturazione per l’aumentato numero delle vocazioni, possa vedere un nuovo confortante sviluppo, ricco di copiosi frutti; possa essere un centro di vita evangelica e di spiritualità sacerdotale. Possano, i giovani che vi entrano, imparare ad avere un cuore largo e generoso, come occorre a chi deve diventare costruttore di comunità cristiane.

Maria santissima, la Madre del sommo ed eterno sacerdote, vi guidi con la sua materna sollecitudine nella realizzazione della vostra missione, mentre, da parte mia, vi benedico tutti di gran cuore.

 

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