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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELL'APERTURA
DEL CONCISTORO STRAORDINARIO

Aula del Sinodo - Giovedì, 4 aprile 1991

 

Venerabili e cari fratelli,

Ci riuniamo nel corso dell’ottava pasquale pervasi dal grande mistero della nostra fede da cui è nata la Chiesa. “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone” (Lc 24, 34). Nel giorno della sua risurrezione, a porte chiuse Egli venne nel cenacolo dove si trovavano gli Apostoli; mostrò loro le mani e il costato (cf. Gv 20,19-20), le stigmate della nostra Redenzione, alitò su di loro e disse “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi . . . Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 21).

Occorre che all’inizio del nostro incontro queste parole riprendano vigore. Occorre che ci ritroviamo nel cenacolo davanti al Signore che manda anche noi e ci dà lo stesso Spirito che hanno ricevuto gli Apostoli: lo Spirito della sapienza, dell’intelletto e della scienza, lo Spirito del consiglio e della fortezza, lo Spirito della pietà e del timore di Dio. Occorre che Egli ci guidi.

Venerabili e cari fratelli siete chiamati in modo particolare a condividere con il Vescovo di Roma la sollecitudine per tutte le Chiese, legate al suo “ministerium petrinum”. Provenite dalla collegiale comunità dell’Episcopato della Chiesa universale, e voi stessi costituite un collegio particolare.

Questo collegio ha alle sue spalle un passato millenario e grandi meriti al servizio della Chiesa. Se è soprattutto vostro compito e merito assicurare la successione nella sede romana di Pietro, nello stesso tempo a voi tocca certamente anche esser vicini a Colui che è il successore di Pietro nei suoi compiti e nelle sue preoccupazioni. Dall’inizio quindi del mio servizio alla Chiesa ho già cercato molte volte l’occasione per chiedervi consiglio circa i problemi importanti, avendo fiducia nelle vostre competenze, e soprattutto nell’amore verso Cristo e la Chiesa nella quale avete un vostro particolare ruolo.

Sono già a noi noti i problemi ai quali sarà dedicato il presente “Concistoro”. Essi sono di grande importanza in quanto riguardano la stessa dottrina della fede e della morale e, al tempo stesso, concernono l’attività pastorale della Chiesa in molti settori. Sono problemi di grande importanza per la missione della Chiesa che, in pari tempo, riguardano la dignità dell’uomo e dei suoi inalienabili diritti; essi riguardano, in modo indiretto, il suo stesso futuro e quello dell’intera società.

“Mors et vita duello conflixere mirando”, cantiamo nella liturgia pasquale. La lotta tra la “cultura” della morte e la civiltà della vita e dell’amore continua sempre. Per mezzo del nostro “concistorium” desideriamo rendere un particolare omaggio a Colui che è “Dux vitae”, unendo al mistero della Pasqua la Vita e la Verità e mostrando a tutti la Via che Lui stesso non cessa di essere per le generazioni sempre nuove.

Alla Sede della Sapienza, Madre del Signore Risorto, raccomando il nostro incontro.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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