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VISITA PASTORALE IN BASILICATA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAPPRESENTANTI DEL SINODO DIOCESANO

Sabato, 27 aprile 1991

 

Venerato fratello Arcivescovo,
Carissimi sacerdoti, religiosi e religiose,
Laici impegnati nel servizio di questa Chiesa particolare
e convocati per l’Assemblea Sinodale!

1. Il saluto affettuoso e cordiale, che oggi porto a tutti voi, vuole essere una chiara testimonianza della mia comunione pastorale con l’intera Comunità cristiana che opera in Potenza, e che nel suo cammino di fede si impegna ad annunciare il Vangelo di Cristo ed a testimoniarlo con la vita.

Saluto il vostro Arcivescovo, il carissimo Monsignor Giuseppe Vairo, e lo ringrazio per le sue parole che mi hanno permesso di conoscere meglio la realtà della vostra Chiesa e di apprezzare i sentimenti di fedeltà a Cristo e al suo Vangelo che l’animano. Saluto i Presuli intervenuti a quest’incontro; saluto ciascuno di voi che prendete parte a così importante Assemblea Sinodale.

Vi rivolgo con gioia l’auspicio, l’incoraggiamento e l’invito alla speranza dell’apostolo Pietro: “Il valore della vostra fede, molto più prezioso dell’oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova al fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo” (1 Pt 1, 7).

È questo, infatti, lo scopo della vostra vita, scopo che costituisce anche il programma dell’attuale Sinodo: testimoniare la fede, quella che da sempre la Chiesa predica ed annuncia. Una fede che è opera di Dio, come ben sapete dal Vangelo: “Questa è l’opera di Dio: credere in Colui che egli ha mandato” (Gv 6, 29). Una fede viva, della quale voi per primi fate l’esperienza. Una fede che, aprendosi all’amore di Dio, sa abbandonarsi liberamente a lui, sa prestargli il pieno ossequio dell’intelligenza e della volontà, riconoscendo l’azione vivificante dello Spirito Santo. Una fede, insomma, fondata su Cristo, compreso ed amato intimamente.

2. Il Sinodo è l’occasione per rilanciare l’impegno apostolico, ma è anche il tempo più significativo per verificare realmente la partecipazione dell’intera comunità diocesana al ministero pastorale. Nel Sinodo, il Vescovo esercita il suo compito di guida della Chiesa locale, attua il suo ruolo di Pastore e traccia, in docile ascolto dello Spirito Santo, i programmi e le scelte pastorali che delineano il cammino del popolo di Dio a lui affidato.

Il Sinodo è momento di comunione, perché ogni decisione nasce da una condivisione di responsabilità e da una analisi comunitaria delle situazioni concrete. Decisioni che scaturiscono soprattutto da un atto di reale solidarietà della Diocesi con il proprio Pastore.

Se è vero che il Sinodo - ogni Sinodo - è chiamato a stabilire delle leggi, ad emanare norme adeguate per un’organica pastorale, suscitando e stimolando rinnovati impegni per l’evangelizzazione e la testimonianza evangelica, è anche vero che esso deve soprattutto far rivivere in ciascuno l’ansia missionaria che costantemente anima la Chiesa. L’eredità spirituale degli Apostoli è per tutti i credenti e li sprona ad essere, a loro volta, discepoli della Verità e della Parola, uniti in una autentica fraternità.

Che questa carità pastorale, frutto della preghiera e dono dello Spirito, cresca in voi!

Il Sinodo sarà, allora, occasione provvidenziale per l’Arcidiocesi di Potenza di riattualizzare il clima spirituale della primitiva Comunità dei credenti, che “cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” (At 9, 31).

3. Nel preparare quest’Assemblea voi avete analizzato la realtà con sincerità ed attenzione. Avete accolto con apertura di spirito la visita pastorale dell’Arcivescovo ed avete invitato la popolazione alla preghiera e alla riflessione. Vi siete, inoltre, preoccupati di confrontarvi con i temi fondamentali della fede mediante una speciale Missione.

Questo vi ha permesso di mettere in luce, tra l’altro, i valori della famiglia e della pietà popolare che fanno parte del vissuto esistenziale della vostra Chiesa e che rappresentano una preziosa eredità religiosa ancorata alla cultura tradizionale lucana. Allo stesso tempo non avete avuto paura di raccogliere le numerose sfide che la rapida evoluzione della società pone oggi al Cristianesimo. È stata, poi, vostra cura di riformulare una pastorale che tenesse conto degli sforzi intrapresi per ridare un nuovo slancio al cammino della società, dopo il triste evento del terremoto del 1980.

4. In proposito vi è parso subito chiaro che alcune iniziative vanno prese senza indugi; si tratta di interventi pastorali urgenti e sulla cui opportunità non ci sono dubbi.

Considerate, ad esempio, in modo positivo e vi sembra un segno di speranza il fatto che la vostra società senta il bisogno di promuovere uno sviluppo più attento alle necessità di ogni persona, formulando di conseguenza programmi che privilegino l’occupazione giovanile e frenino la migrazione forzata. Avete visto con favore lo sforzo intrapreso per incentivare nuove culture agricole, che impediscano al mondo dei lavoratori della terra di restare chiuso nelle presenti difficoltà.

Ma accanto a questa incoraggiante evoluzione sociale si avverte il bisogno di una più profonda conoscenza del Cristianesimo e di una pratica religiosa che faccia riferimento a motivazioni più autentiche. Si tratta di radicare in maniera solida il Vangelo nella vita, nella cultura e nelle strutture. Solo approfondendo le ragioni della loro fede i giovani, ad esempio, sapranno rispondere sia agli interrogativi che la ragione via via fa emergere alla loro coscienza sia agli stimoli che lo sviluppo culturale dei nostri tempi offre loro continuamente.

In un’epoca di rapidi mutamenti, qual è la nostra, si rende necessario un delicato raccordo con la tradizione della pietà popolare, tanto viva, ma pur bisognosa di inevitabili ritocchi, alla luce degli orientamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il rinnovamento liturgico, biblico e pastorale aiuterà, nel rispetto della ricca esperienza del passato, a dare volto nuovo alla religiosità del vostro popolo, e renderà possibile, senza traumi, l’auspicato risveglio apostolico delle Comunità cristiane, nelle quali vive la perenne novità del Vangelo.

5. Quanto agli adolescenti e ai giovani, in particolare, le due vie per la loro formazione spirituale vi sono ben note, e voi vi proponete di percorrerle in modo sistematico e coordinato. Si tratta della catechesi e della vita liturgica. Voi auspicate una catechesi proiettata verso l’avvenire, non limitata alle tradizionali tappe sacramentali del Battesimo, della Prima Comunione, della Cresima e del Matrimonio, ma aperta ad un itinerario che accompagni tutto l’arco della vita: dalla nascita, all’adolescenza, all’età adulta. Luogo privilegiato di questo cammino di fede resta la famiglia, che nella vostra Regione rappresenta un saldo punto di riferimento ideale per tutta la struttura della società. Inoltre le celebrazioni liturgiche, e soprattutto l’Eucaristia, assumono un’importanza capitale nella vita delle vostre comunità parrocchiali. La Santa Messa diventa guida all’incontro con Dio, presenza viva di Cristo, comunione con Lui e con il suo Spirito, mensa della Parola. Diviene, quindi, essa stessa catechesi proclamata dalla attualizzazione dei sacri misteri.

6. Nel delineare questa vostra strategia apostolica e missionaria vi sostenga sempre la certezza che Iddio è con voi. Abbiate fiducia nel suo aiuto. Contate sulla forza dello Spirito Santo e sulla sua costante assistenza.

Non abbiate paura, non recedete di fronte a difficoltà o diffidenze, non lasciate nulla di intentato. Si tratta dell’opera del Signore. Si tratta di una nuova necessaria evangelizzazione. Ricordate le parole della Scrittura: “Corriamo con costanza la prova che ci è proposta, tenendo fisso lo sguardo all’autore e perfezionatore della fede, Gesù, il quale invece del gaudio, che gli era proposto, sopportò la Croce, disprezzando l’ignominia, ed ora sta assiso alla destra del trono di Dio” (Eb 12, 2).

A tutti esprimo il mio vivo apprezzamento e il più cordiale incoraggiamento. Voi siete stati convocati per il Sinodo diocesano: non vi attende una facile via, non vi è affidato un programma tranquillo, non vi è assicurato un successo terreno, perché il popolo di Dio avanza attraverso la via della Croce, che è angusta (cf. Ad gentes, 1). Come l’Autore della lettera agli Ebrei, nella luce della testimonianza del Signore, devo preannunciarvi fatiche e sofferenze, devo chiedervi dedizione generosa e sacrifici; ma con Cristo anch’io posso ripetervi con sicurezza ed amore: “Non abbiate timore, io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33).

Vi assista la Vergine, Madre del Redentore, che voi venerate nella Cattedrale col nome di Santa Maria Maggiore.

Vi proteggano e vi confortino col loro esempio gli antichi Martiri e i Santi che a Potenza voi venerate. In particolare sia al vostro fianco San Gerardo Vescovo, patrono della Diocesi.

Con tutti questi voti, voglio offrire alla fine di questo incontro una cordiale benedizione a tutti i presenti, alla vostra Assemblea, al vostro cammino sinodale, alla vostra Diocesi, ai vostri sacerdoti, religiose, religiosi, e soprattutto al vostro Arcivescovo. Invito lui e tutti i Vescovi presenti a prendere parte a questa benedizione conclusiva.

 



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