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DISCORSO DI GIOVANNI  PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL COLLOQUIO INTERRELIGIOSO
ORGANIZZATO DALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO

Martedì, 30 aprile 1991

 

Illustri Signori!

1. Sono lieto di accogliere e di salutare voi, Rappresentanti del mondo ebraico, cristiano e musulmano, che ieri avete partecipato al colloquio su “Pace tra le religioni, pace nella società”, tenuto in Campidoglio.

Saluto, in particolare, l’On. Franco Carraro, Sindaco di Roma, che ha voluto partecipare a questo convegno interreligioso.

È significativo che un incontro di questo tipo si sia svolto proprio a Roma, il cui carattere cosmopolita ed universale offre un clima propizio per una reciproca comprensione. Il colloquio è stato indetto dalla Comunità di Sant’Egidio, impegnata nel dialogo interreligioso e nella ricerca della pace.

Ieri si sono potuti ascoltare gli interventi di qualificati rappresentanti delle tre Religioni monoteistiche su di un problema tanto decisivo in questi tempi. Infatti, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti bellici, la questione della pace rappresenta un appuntamento fondamentale per tutti, e particolarmente per coloro che ripongono la loro fiducia non tanto nelle loro forze, ma soprattutto in Dio, che è onnipotente e misericordioso.

2. Ebrei, Cristiani e Musulmani, come sappiamo, provengono da tradizioni religiose differenti, ma hanno tra loro tanti motivi che li legano. Infatti tutti i credenti in queste tre Religioni fanno riferimento ad Abramo, “pater omnium credentium” (cf. Rm 4, 11), per il quale hanno, sia pure in modo differente, profonda venerazione. La pace tra le Religioni costituisce così un grande bene ed un importante contributo per l’intera società umana. Se non c’è pace amorevole tra le Religioni, come si può trovare l’armonia nella società?

Dai credenti, dai rappresentanti delle Religioni, dagli uomini che hanno passato tanti anni della loro vita nella meditazione dei Libri Sacri, il mondo si attende una parola di pace. È questo che il Concilio chiede a noi cattolici quando ci “esorta a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Nostra aetate, 3).

3. In questo programma di dialogo e di impegno reciproco ci sentiamo sinceramente coinvolti. Vorrei, perciò, ringraziare tutti voi, che avete partecipato a questo incontro, e gli organizzatori, i quali con questa iniziativa intendono favorire il cammino che tutti desiderano portare avanti per una intesa sempre più fraterna e fattiva, soprattutto nel campo dell’assistenza ai fratelli che soffrono a causa delle malattie, delle calamità o dell’emarginazione.

Con questi pensieri vi esprimo voti benedicenti, implorando su di voi e sui vostri cari abbondanti frutti celesti.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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