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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA E UNGHERIA
(13-20 AGOSTO 1991)

CERIMONIA DI CONGEDO DALL'UNGHERIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto di Ferihegy (Budapest) - Martedì, 20 agosto 1991

 

Signor Presidente, Eminenze, Eccellenze, fratelli e sorelle!

1. Durante i giorni della mia visita pastorale in Ungheria, ho inteso proseguire nella realizzazione della missione che fu propria di Gesù Cristo, quella cioè di confermare la Chiesa che è in Ungheria e tutta quanta la Nazione Ungherese nell’impegno di ricercare la vita, e giungere a possederla in maniera sempre più ricca ed abbondante (cf. Gv 10, 10). Durante la mia visita in Ungheria ho avuto modo di ammirare alcuni bei frutti della vita umana e cristiana della vostra Nazione. Ho potuto ammirare la ricchezza delle vostre tradizioni storiche, qui nel cuore dell’Europa. Avrei voluto visitare tutti i luoghi dove vivono gli Ungheresi, dentro e fuori i confini della vostra Patria. Avrei voluto incontrare personalmente ogni Ungherese, per portare a ciascuno il messaggio di Cristo, che è la nostra vita e che venne per donarci la vita con sempre maggiore abbondanza.

Ogni vita è generata nella sofferenza e nel dolore. Ogni vita è nondimeno dono di Dio. Sono venuto in Ungheria per ringraziare Dio insieme con voi per l’opportunità che Egli vi ha donato di iniziare una nuova vita, per l’opportunità di creare una nuova società basata sulla giustizia e sulla libertà.

2. Vi sono due aspetti fondamentali che non dobbiamo mai dimenticare nello sforzo di creare una nuova vita per la società.

Il primo. Nessuno ha la vita per se stesso; la vita è comune eredità e comune impegno; siamo chiamati a costruire una nuova società, dobbiamo creare un nuovo ordine umano in questo Paese, in Europa, nel mondo, se desideriamo godere nel prossimo millennio di una vita più autentica e felice, più umana e cristiana.

Il secondo. Sebbene abbiamo bisogno di beni materiali per la nostra vita, la felicità umana non si può basare unicamente sul benessere materiale. È vero: dovete impegnarvi a superare grandi difficoltà economiche e problemi sociali. La giustizia può aiutarvi a distribuire in modo giusto i beni materiali, ma una società felice e autenticamente umana non la si può creare senza la pietà, l’amore e il perdono.

Voi state cercando di creare una nuova società democratica fondata sul diritto e sulla giustizia. Io aggiungo: non potrete costruire questa città se non accettate di realizzare i valori della misericordia e dell’amore.

3. Oggi abbiamo celebrato la festa di Santo Stefano, primo re e primo santo dell’Ungheria, che nella sua esistenza ha saputo coniugare la giustizia e la misericordia, la vita umana e quella divina, la legge e l’amore. Dobbiamo seguire l’esempio che ci ha lasciato, dobbiamo rendere testimonianza sia alla giustizia sia alla misericordia, alla legge e all’amore, per costruire nella pace e nella solidarietà una nuova Ungheria e una nuova Europa.

4. Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che mi hanno accolto in questo Paese.

In primo luogo intendo ringraziare Lei, Signor Presidente, e tutte le Autorità dello Stato e tutti gli Ungheresi. L’Ungheria ha sempre goduto di grande fama per la generosa accoglienza riservata agli ospiti. Le prime case del pellegrini furono infatti costruite proprio da Santo Stefano. Anch’io sono venuto come pellegrino in questa terra, e vi ringrazio per la vostra ospitalità. Ho avuto modo di ammirare la cooperazione tra le autorità dello Stato e della Chiesa, che hanno reso possibile la mia visita.

Rivolgo un appello pressante affinché Stato e Chiesa uniscano le proprie forze al servizio del bene comune, per difendere e promuovere i diritti umani e i valori fondamentali senza i quali nessuna società può vivere, per creare una nuova generazione di uomini e donne capaci, di usare la loro libertà in modo responsabile, consapevoli che dovranno rendere conto delle proprie opere davanti ai fratelli e davanti a Dio.

5. Intendo dire una speciale parola di ringraziamento a Lei Signor Cardinale Paskai, a tutti i Vescovi Ungheresi, ai sacerdoti religiosi e a tutti i laici della Chiesa in Ungheria. Grazie per il vostro sincero amore e la vostra fraterna ospitalità. Riporto con me a Roma il ricordo della vostra fede che ho condiviso nella speranza e nell’amore che il Cristo ci ha donato.

Auguro di pieno cuore a tutta quanta la Nazione Ungherese e a tutti gli Ungheresi benessere, pace e giustizia e per questo imploro la protezione e la benedizione di Dio.

Viva l’Ungheria!



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