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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL TRIVENETO IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 26 gennaio 1991

 

Signor Cardinale Patriarca,
Venerati fratelli Arcivescovi e Vescovi
della Regione conciliare Triveneta!

1. Siate i benvenuti in questa visita “ad limina”, che si svolge a pochi mesi dal convegno pastorale, celebrato dalle Chiese delle regioni nord-orientali d’Italia in Aquileia e Grado lo scorso anno.

Nella più antica sede patriarcale le Vostre Comunità si sono riunite per meditare sulle origini della loro vita cristiana. Hanno voluto prendere da lì stimolo per il cammino della nuova evangelizzazione che impegna l’intera Chiesa del continente europeo nel presente e nel prossimo futuro.

Mi compiaccio vivamente con voi, carissimi fratelli nell’episcopato, per i risultati conseguiti. Consci delle trasformazioni sociali e delle problematiche emergenti nelle vostre popolazioni riponete ora la vostra piena fiducia nell’azione costante di Dio in mezzo al suo Popolo, e ad essa intendete corrispondere con fervidi programmi e propositi di generoso impegno a servizio del disegno divino di salvezza.

2. Come ebbi modo di scrivere per l’occasione, voi avete potuto riconoscere che tra le popolazioni delle Venezie perdura un grande patrimonio di valori cristiani, frutto di una secolare e zelante azione pastorale, fatta di sistematica catechesi e di coraggiose iniziative sociali, sostenute dal provvido impegno di numerose Famiglie religiose, alcune delle quali nate proprio nelle circostanze più difficili della vostra storia.

Non può essere sfuggito, inoltre, alla vostra attenzione il ruolo che Aquileia ha avuto nel confermare la vera fede nel Cristo Signore, il Figlio del Dio vivente (cf. Mt 16, 16). Se, per la provvidenziale iniziativa di santi vescovi in un periodo, non facile della Chiesa, proprio ad Aquileia si celebrò un Sinodo importante per la fede cristologica dell’Occidente, ciò può ricordare ancor oggi a tutte le vostre Chiese che l’annuncio del Cristo, della sua identità divina ed umana, della sua parola, della sua opera salvifica deve costituire il contenuto primario dell’evangelizzazione.

Le Chiese del Triveneto, poste al crocevia di un intenso incontro di popoli, consapevoli come sono delle loro pluralità etniche, linguistiche e culturali, responsabilmente partecipi dei problemi posti dalla presenza di immigrati di altre culture e religioni, devono sentirsi impegnate nella testimonianza evangelica e nel servizio della carità, in adempimento del compito di predicare il Cristo, Verbo di Dio e Redentore, al di fuori del quale non c’è salvezza (cf. At 4, 12).

3. La via principale dell’evangelizzazione rimane sempre quella della catechesi. Presso di voi essa è attuata da tempo con sistematiche programmazioni, rivolte ai fanciulli, ai ragazzi, ai giovani. Nella catechesi sono coinvolti numerosi laici, e le famiglie stesse sono rese progressivamente partecipi dell’itinerario formativo dei figli.

Voi, tuttavia, riscontrate ora l’urgenza di predisporre un più incisivo itinerario di catechesi per i giovani e gli adulti, al fine di offrire salde motivazioni alla loro fede, accompagnando e sostenendo la loro testimonianza cristiana nel contesto delle nuove condizioni sociali.

In questa prospettiva non avete trascurato di offrire, nelle vostre Chiese, valide occasioni di catechesi mediante speciali Corsi rivolti ad associazioni giovanili ed organizzazioni cristiane di lavoratori, professionisti, imprenditori, come anche a movimenti di apostolato, di carità, di volontariato. In ogni centro sono sorte, inoltre, opportune iniziative per preparare nella fede i giovani alla celebrazione del matrimonio.

Ciò nonostante, voi riconoscete che la catechesi agli adulti, per essere efficace, ha bisogno di maggiore spazio, di più vasta partecipazione, di approfondimento più consapevole. Nell’incoraggiarvi a perseverare nella ricerca di quanto può rivelarsi utile a questo fine, desidero invitarvi a trarre ogni vantaggio da quel singolare mezzo di catechesi che è la “liturgia della Parola” nelle Messe sia festive che feriali. In terre come le vostre, ove si riscontra ancora una buona partecipazione alla celebrazione eucaristica soprattutto nei giorni festivi, la valorizzazione dell’ampio ventaglio di letture bibliche, offerto dalla liturgia, può rivelarsi straordinariamente feconda di frutti. Proprio il Lezionario e il Messale sono lo strumento costante, vivo ed a molti familiare, per conoscere e alimentare la fede e trovare in essa la risposta agli interrogativi della coscienza. Occorre che i presbiteri valutino appieno la preziosità di tale mezzo e sappiano trarne spunto, mediante la conveniente proclamazione e l’adeguato commento, per formare forti personalità cristiane. Il testo biblico, mediante il quale Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, “giacché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura” (Sacrosanctum Concilium, 7) è luce di verità, potenza di grazia che suscita nell’animo quanto esprime, viatico che sostiene nella ricerca e nell’impegno a servizio del bene.

Il Messale, quindi, con il suo ampio Lezionario, quotidiana “mensa” della Parola di Dio, può ben essere considerato il manuale universale della catechesi per tutto il popolo, in parrocchia, in ogni chiesa o comunità.

4. La perdurante pratica religiosa e la significativa presenza della Parrocchia in tutto il tessuto del territorio confermano il permanere dell’anima cristiana nella cultura e nella mentalità della gente del Triveneto. Si può perciò fiduciosamente prevedere che le iniziative pastorali da voi programmate avranno, con la grazia di Dio, un felice esito.

Particolare motivo di speranza è offerto dalla presenza di un laicato fortemente dedito alle opere sociali, grazie ad una lunga tradizione di impegno ispirato agli insegnamenti della Chiesa. Nella misura in cui i vostri laici sapranno accogliere ed annunciare la giustizia e la verità del Vangelo, diverranno fermento di bene ed efficaci operatori di equità nelle strutture del Paese. Curate la loro preparazione, poggiandola sul Vangelo e radicandola saldamente nella tradizione cristiana del vostro popolo. Orientateli allo spirito di servizio e ad una rigorosa etica dei doveri civili.

Se, come da tutti è riconosciuto, nelle vostre Regioni si sono raggiunti confortanti traguardi nello sviluppo, nel benessere, nell’affermazione dei diritti dei lavoratori, nella diffusione della cultura, con grande vantaggio anche per future prospettive politiche e sociali, occorre, tuttavia, vigilare attentamente per superare ogni concezione ambigua della libertà e del progresso, per non venire meno a quella visione cristiana dello sviluppo, che prevede la salvaguardia dei valori etici e il costante rispetto della dignità dell’uomo in quanto fatto ad immagine di Dio.

5. Sia ringraziato il Signore per i numerosi segni di dedizione delle vostre Chiese al servizio dell’evangelizzazione in altri territori. Il numero dei missionari che, usciti dalle vostre Diocesi, operano in terra d’Africa, d’Asia, nell’America Latina, è cospicuo. Significativa è pure l’opera che i vostri sacerdoti compiono in non poche parrocchie dell’Urbe. Corrispondendo alla chiamata missionaria, molti Religiosi e Religiose del Triveneto si dedicano alla diffusione del Vangelo in ogni parte del mondo. Questa vitalità missionaria testimonia la vostra consapevolezza che “la Chiesa è sacramento di salvezza per tutta l’umanità, e la sua azione non si restringe a coloro che ne accettano il messaggio” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 30).

Nel medesimo spirito sono sorte tra voi numerose iniziative di carità e di accoglienza, sia per soccorrere i nuovi poveri della società moderna, sia per venire incontro a coloro che da altre parti del mondo si rivolgono alle vostre comunità più ricche. Tali iniziative vogliono offrire umana e fraterna solidarietà ai migranti che dall’est europeo e da altri continenti, cercano nelle vostre terre lavoro e condizioni di vita migliori.

La cultura veneta è da secoli aperta alla presenza di persone di diversa provenienza, tradizione e fede. Oggi tale consuetudine umanitaria è sospinta verso nuove dimensioni di accoglienza. La carità offerta in nome di Cristo, con quell’amore del prossimo che è, insieme con l’amore di Dio, regola fondamentale di tutta la “legge”, costituisce l’unica autentica vostra carta di identità cristiana per coloro che non conoscono il Vangelo e che, tuttavia, vivono in mezzo a voi.

Sia la vostra carità generosa, esemplare, fiduciosa, affinché “vedendo le opere vostre buone”, coloro che sono da voi accolti come fratelli “diano gloria al Padre vostro che sta nei cieli” (cf. Mt 5, 16).

6. Carissimi fratelli, vi rivolgo l’augurio più cordiale per tutte le vostre iniziative pastorali, in particolare per il progetto di coordinare i numerosi mezzi di comunicazione sociale e di arricchire ed aggiornare la formazione dei sacerdoti e dei laici anche attraverso Istituti Teologici opportuni. Siate, a tale proposito, sempre vigilanti sui programmi dei Seminari e degli Istituti che preparano gli insegnanti di religione delle scuole.

Date nuovo slancio a quella preziosa esperienza di crescita cristiana del laicato che è stata ed è l’Azione Cattolica, tuttora presente in maniera significativa nelle vostre diocesi. Essa attua una utilissima forma di organizzazione dell’apostolato dei laici nel contesto ecclesiale delle diocesi e delle parrocchie, e realizza un modello di servizio efficacemente aperto all’evangelizzazione, in stretta cooperazione col ministero dei Pastori.

7. Prima di accomiatarmi da voi, desidero rivolgere un pensiero di affettuoso apprezzamento ai Vescovi che hanno lasciato il servizio attivo nelle Diocesi dopo aver raggiunto il limite di età previsto dal Codice di Diritto Canonico. So bene che essi continuano ad amare le loro Chiese, e a pregare per esse. Conosco, altresì, come spesso si prodighino per esservi di aiuto in molteplici ministeri, disposti anche a superare le stanchezze dell’età o i limiti della salute per sollevarvi nelle vostre incombenze pastorali. Mi unisco a voi nell’esprimere loro profonda gratitudine. Voglia il Signore ricompensarli con l’abbondanza delle sue consolazioni.

Scenda su tutti una speciale benedizione apostolica, che estendo ai vostri sacerdoti e collaboratori, ai diaconi e alle Famiglie Religiose, ai laici impegnati nei diversi ministeri, alle popolazioni tutte dell’amata terra del Triveneto.

 

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