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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL III CONGRESSO MONDIALE DELLA PASTORALE
PER I MIGRANTI ED I RIFUGIATI SVOLTOSI IN VATICANO

Sabato, 5 ottobre 1991

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Sono lieto di accogliere tutti voi, che prendete parte al terzo Congresso della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, e rivolgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto.

Voi operate con impegno e dedizione nel vasto campo della Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati. Apprezzo la vostra attività e vi sono grato per il servizio che rendete a questi nostri fratelli in nome della Chiesa.

Saluto con affetto Monsignor Giovanni Cheli, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha promosso questo importante incontro.

2. Il fenomeno delle migrazioni è sempre esistito nella storia degli uomini, ma oggi se ne registra una forte accelerazione ed una significativa intensificazione quasi in ogni Paese del Mondo.

Per varie ragioni, quali, ad esempio, la provenienza e la varietà, la molteplicità delle culture e delle etnie coinvolte, le odierne migrazioni possono essere ritenute nuove rispetto al passato.

Si potrebbe aggiungere che nuovi sono anche l’atteggiamento e il modo con cui i migranti vengono considerati ed accolti: e cioè non solo come mano d’opera da impiegare, ma uomini da rispettare nella loro dignità di persone.

La Chiesa guarda ai Migranti e ai Rifugiati con attenzione particolare. Essa fa eco, con accentuazioni cariche di materna sollecitudine, al messaggio sempre attuale di Cristo, esule e rifugiato, che proclama: “Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25, 35).

Molto resta da fare, soprattutto nei confronti di alcune situazioni che ai nostri giorni spingono sulle strade dell’esodo decine di milioni di uomini. Essi non emigrano per una libera scelta, ma spesso sotto la spinta della fame e pressati da condizioni di vita subumane; emigrano, talora, per sfuggire a dure persecuzioni a motivo delle convinzioni politiche o religiose.

Inoltre, taluni fenomeni migratori dal Sud verso il Nord e dall’Est verso l’Ovest non solo non rimediano alle situazioni di povertà dei Paesi di origine, ma rischiano di creare nuovi problemi nelle Nazioni di immigrazione, cosicché la mappa geografica della povertà, intrecciata con quella delle migrazioni, va sempre più dilatandosi.

3. Dinanzi a tutto ciò appare indispensabile promuovere una costruttiva politica di accoglienza e di cooperazione, che miri a garantire rispetto per la dignità di ogni essere umano ed attenzione reale ai suoi molteplici bisogni. Occorre che chi è più ricco sia disponibile a condividere le proprie risorse con quella parte di umanità che si trova nel bisogno, creando sul posto effettive possibilità di progresso e di armonioso sviluppo.

Per quanto possa apparire impegnativo, questo sforzo di reale solidarietà internazionale, fondato su un più vasto concetto di bene comune, rappresenta la via possibile per assicurare a tutti un futuro veramente migliore. Perché questo avvenga, si rende necessario che si diffonda e penetri in profondità nella coscienza universale la cultura dell’interdipendenza solidale, tendente a sensibilizzare pubblici poteri, organizzazioni internazionali e privati cittadini circa il dovere dell’accoglienza e della condivisione nei confronti dei più poveri.

Ma alla progettazione di una politica solidale a lungo termine deve accompagnarsi l’attenzione ai problemi immediati dei Migranti e Rifugiati che continuano a premere alle frontiere dei Paesi ad alto sviluppo industriale.

Nella recente Enciclica Centesimus annus ricordavo che: “Sarà necessario abbandonare la mentalità che considera i poveri, persone e popoli, come un fardello e come fastidiosi importuni . . . L’elevazione dei poveri è una grande occasione per la crescita morale, culturale e anche economica dell’intera umanità” (Ioannis Pauli PP. II, Centesimus annus, n. 28).

La solidarietà non va a discapito dell’efficienza. La solidarietà è il motore della società. L’esperienza dimostra che quando una Nazione ha il coraggio di aprirsi alle migrazioni, viene premiata da un accresciuto benessere, da un saldo rinnovamento sociale e da una vigorosa spinta verso inediti traguardi economici ed umani.

Non basta, nondimeno, aprire le porte ai migranti con il permesso d’ingresso; occorre, poi, facilitare loro un reale inserimento nella società che li accoglie. La solidarietà deve diventare esperienza quotidiana di assistenza, di condivisione e di partecipazione.

4. Carissimi fratelli e sorelle, singolare è la missione della Chiesa nei confronti dei nostri fratelli Migranti e Rifugiati. Voi ben sapete che se occuparsi dei loro problemi materiali con rispetto e generosità è il primo impegno da affrontare, occorre non trascurare la loro formazione spirituale, attraverso una pastorale specifica che tenga conto della loro lingua e cultura, della loro esigenza di vivere la fede all’interno del proprio gruppo etnico con strutture ad essi specificamente destinate.

In questo campo la Chiesa è lieta di instaurare rapporti di rispetto, di stima e di collaborazione con gli uomini di qualsiasi religione o razza. A tutti assicura il suo servizio per il pieno riconoscimento dei diritti umani e per la difesa della giustizia. Il dialogo interreligioso, oggi tanto diffuso ed aperto, fatte salve le irrinunciabili esigenze della verità, rappresenta una via privilegiata per l’incontro fra i credenti delle varie religioni, per favorire l’unità della famiglia umana e per promuovere nel mondo la pace.

5. A favore dei Migranti e dei Rifugiati operano ai nostri giorni Istituzioni e Movimenti cristiani che spesso svolgono un ruolo trainante per l’intera società. Voi siete tra questi.

Vi incoraggio, cari fratelli e sorelle, a proseguire senza mai stancarvi, non lasciandovi frenare nello slancio apostolico da eventuali ostacoli e difficoltà. Vi sostenga sempre la grazia del Signore.

Perché, poi, la vostra azione risulti maggiormente efficace, intensificate i contatti tra voi. Agite in costante e fraterna comunione e rimanete in stretto collegamento con il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, il quale non vi farà mancare l’apporto della sua esperienza e del suo servizio ecclesiale.

Il vostro è un apostolato di frontiera come anche in questi giorni di Congresso avete modo di constatare. Siate sempre difensori dei poveri e fedeli apostoli della nuova evangelizzazione.

Vi guidino nel vostro ministero le parole di Cristo: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Vi protegga Maria, che ha conosciuto l’esperienza dell’esilio, quando, assieme a Gesù e a Giuseppe, dovette fuggire in Egitto (cf. Mt 2, 13-15).

Vi sostenga anche la mia preghiera e la mia apostolica benedizione, che estendo volentieri a voi e a quanti incontrate nel vostro lavoro.

 

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