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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SARDA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 31 gennaio 1992

 

Venerati fratelli nell’Episcopato!

1. Rivolgo, con cordiale e fraterno affetto, il mio benvenuto a ciascuno di voi, che questa mattina ho la gioia di accogliere collegialmente, a conclusione della vostra visita “ad limina”. La visita “ad limina”, questo quinquennale appuntamento tra i Pastori diocesani e il Successore di Pietro, mi offre ogni volta l’opportunità di sperimentare quanto grande sia la gioia che scaturisce dalla comunione che lo Spirito di Cristo alimenta fra noi: “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” (1 Cor 12, 4-6). È con questi sentimenti che vi saluto, amati Arcivescovi e Vescovi della Sardegna, e vi abbraccio nel Signore. Ringrazio il carissimo Mons. Ottorino Pietro Alberti, Arcivescovo di Cagliari, che si è fatto attento interprete dei vostri pensieri e mi ha reso partecipe dei progetti e delle speranze che animano il vostro lavoro apostolico. Penso con stima e affetto ai Presbiteri, vostri più stretti cooperatori nella missione pastorale, ai Religiosi, alle Religiose e ai Laici attivamente impegnati nell’annuncio e nella quotidiana testimonianza del Vangelo in ogni ambito della multiforme realtà geografica e sociale della Sardegna: dal Campidano di Cagliari alla Gallura e al Logudoro, dalla Planargia al Sulcis, dalla Barbagia di Nuoro alle coste dorate di Alghero.

2. Nel corso della precedente visita “ad limina”, nel gennaio del 1987, sottolineavo l’urgenza di “un nuovo sforzo di evangelizzazione, che riporti nel cuore delle masse popolari il fermento evangelico, consentendo a ciascuno di confrontarsi col messaggio di Cristo, per cercare in esso la risposta agli interrogativi di fondo, da cui trae senso la vita” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/1, 1987, pp. 60-61). In questi anni, la nuova evangelizzazione ha rappresentato il motivo di fondo della vostra azione pastorale. E voi continuate ad adoperarvi perché ogni cristiano prenda coscienza del proprio ruolo nella Chiesa e nella società. La fiaccola della fede, che si riceve con il battesimo, va, infatti, tenuta ben alta con la parola e l’esempio, sì da permettere a tutti di attingervi luce e calore. Ancor più, nel singolare momento storico che l’umanità sta vivendo, occorre rispondere alle molteplici sfide con una rinnovata audacia apostolica; agli uomini e alle donne della nostra epoca va riproposto nella sua interezza e con ogni sua esigenza etica e sociale il messaggio salvifico di Cristo. Incoraggio voi, Pastori dell’alacre popolo sardo, a proseguire su tale cammino. Non venga mai meno la speranza che vi sorregge; non vacilli in nessun caso la fiducia nell’assistenza divina. Il Signore vi ha affidato il suo gregge, a cui dovete comunicare la vita immortale che rigenera il cuore umano alla verità e all’amore. Cristo è il Redentore del mondo, è lui che “è penetrato, in modo unico e irrepetibile, nel mistero dell’uomo ed è entrato nel suo «cuore»” (Redemptor hominis, 8). Vivere da cristiani comporta il dovere, per quanto è a ognuno possibile, di diffondere la fede. In questo consiste il mandato missionario universale della Chiesa: impegno certamente difficile, ma confortato dalle parole del Signore: “Io sarò con voi fino alla fine dei secoli” (Mt 28, 20).

3. È in tale contesto che assume particolare rilievo e importanza il Concilio Plenario della Chiesa in Sardegna, inaugurato solennemente lo scorso 6 gennaio, festa dell’Epifania del Signore. La preparazione prese avvio cinque anni or sono con la costituzione di dieci Commissioni antipreparatorie e cammin facendo si è assistito a un largo e progressivo coinvolgimento da parte delle molteplici componenti delle comunità ecclesiali. Oggi, si può ben dire che esso è da tutti avvertito come una provvidenziale opportunità per il rilancio dell’evangelizzazione nella vostra Regione. I lavori in seguito verteranno su un tema di fondo da voi così sintetizzato: “La Chiesa di Dio in Sardegna santificata e mandata per evangelizzare e servire”. Riflettendo sulla propria identità, la Chiesa non potrà non prendere coscienza delle sue responsabilità in ordine all’evangelizzazione e assumerle coraggiosamente per contribuire alla costruzione di un mondo realmente giusto e solidale. Si rende necessario individuare le linee di un’azione missionaria comune, idonea a proporre - in questi anni che ci preparano al terzo Millennio cristiano - il Vangelo agli uomini e alle donne della vostra Terra. Assise eminentemente pastorale sarà, dunque, il Concilio Plenario Sardo. Da esso non ci si dovranno attendere proposte di soluzioni tecniche alle vaste problematiche sociali, economiche e politiche che interessano la società della vostra Isola, ma un rilancio della vita spirituale che renda i credenti testimoni della “verità che vi farà liberi” (Gv 8, 32): autentici testimoni e discepoli di Cristo.

4. Voi stessi, venerati fratelli nell’Episcopato, avete sintetizzato le caratteristiche principali dell’Assemblea conciliare sarda in quattro significativi aggettivi: dovrà essere un Concilio “epifanico”, strumento che manifesti eloquentemente il disegno salvifico della Chiesa; “eucaristico”, alimentato, secondo l’immagine cara alla venerata memoria di Giovanni XXIII, alla duplice mensa dell’Altare e della Cattedra, del Calice e del Libro; “mariano”, permeato della costante invocazione a Maria, Madre della Chiesa; e “apostolico”, sorretto e orientato dalla comunione gerarchica con il Successore di Pietro. A settant’anni circa dall’ultimo Concilio Plenario, svoltosi nel 1924, siete chiamati a far risuonare il perenne messaggio evangelico in una società e in una Chiesa profondamente trasformate. Quanto numerose sono, infatti, le problematiche che caratterizzano la vita della gente sarda ai nostri giorni! Emergono i tratti non di rado negativi dell’odierna cultura consumistica e dell’edonismo, del secolarismo e dell’individualismo; si fanno sentire le difficoltà economiche, la crisi occupazionale, che spinge non pochi a emigrare, e l’emergere di nuove povertà; preoccupano i fenomeni della violenza e della criminalità organizzata, la crisi delle Istituzioni e il travaglio del mondo giovanile. Quanto grandi sono, però, anche le risorse ideali e morali del vostro popolo, ricco di nobili tradizioni familiari e religiose! Al patrimonio dei valori, di cui sono depositari privilegiati gli anziani, si aggiungono le aspirazioni dei giovani, assetati di onestà, di giustizia, di libertà e di verità.

5. Dinanzi a voi si apre un vasto campo d’azione. Si tratta innanzitutto di reagire con forza a ogni attacco all’uomo e alla vita umana, difendendo e promuovendo la cultura della vita e la cultura della legalità. Incoraggio, in tale prospettiva, ogni vostro sforzo tendente a mettere a punto un programma pastorale che valorizzi la dignità di ogni persona, tutelandone il carattere unico, originale e irripetibile. Il vostro sia un impegno chiaro a difesa della vita umana dal suo concepimento alla sua fine naturale: una difesa dell’uomo che tragga origine soltanto da una autentica “passione” per l’uomo. Le popolazioni sarde attendono da voi indicazioni e suggerimenti che le aprano a una più approfondita conoscenza del piano salvifico. Preoccupatevi, pertanto, nel vostro quotidiano ministero episcopale di promuovere e di formare le coscienze a una antropologia incentrata su Cristo, l’Uomo nuovo, capace di valorizzare tutte le risorse dell’essere umano. L’uomo è “la prima e fondamentale via della Chiesa” (Redemptor hominis, 14), cioè la strada obbligata, la ragion d’essere per cui essa vive nel mondo. Il monito paolino: “Guai a me se non evangelizzerò” (1 Cor 9, 6), potrebbe risuonare per il credente di oggi in questi termini: Guai a me se non proclamerò la presenza di Cristo in ogni vita umana; guai se abbandonerò la causa dell’uomo.

6. Non esitate a ripetere a coloro che guardano con apprensione al rapido evolversi degli eventi le parole con le quali ho iniziato il mio ministero apostolico: “Aprite le porte a Cristo”. Aprite le porte dei cuori e delle intelligenze al Signore della storia. Cristo sa quello che c’è in ogni uomo (cf. Gv 2, 35): conosce perfettamente l’essere umano, Egli è il Redentore dell’uomo. Nel contesto dei fenomeni che caratterizzano il tempo presente, appare evidente che la fede cristiana permane radicata, in modo più o meno profondo, nelle vostre popolazioni. La nuova evangelizzazione dovrà valorizzare queste ricchezze spirituali e spingere tutti a una sempre più coerente conversione al Vangelo. Se si vuole crescere nella fedeltà all’uomo, nel rispetto per la inalienabile dignità che gli deriva dall’essere stato creato e ricreato a immagine e somiglianza del Creatore, è necessario penetrare ancor più nel mistero di Cristo. In lui tutti gli uomini sono chiamati a costituire l’unica, grande famiglia dei figli di Dio. La consapevolezza della necessità di una costante conversione guiderà i passi della vostra missione. Dovrete aiutare i vostri fratelli a riflettere sull’integrità della loro testimonianza evangelica per essere, in ogni ambiente, segni vivi di una speranza soprannaturale. Lasciatevi condurre dallo Spirito Santo che “dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cf. 1 Cor 3, 16-19).

7. Venerati fratelli nell’Episcopato! Sono lieto di avervi potuto incontrare in questa fase iniziale della vostra Assemblea conciliare e vi assicuro che continuerò a seguire i vostri lavori con la preghiera e la mia spirituale partecipazione. Voi sapete quanto sia importante, per facilitare la riuscita di un così impegnativo itinerario ecclesiale, camminare uniti intensificando tra di voi, Pastori, quella già esistente comunione di intenti e di propositi che vi anima. La stessa comunione e collaborazione cresca fra voi e i Presbiteri, ai quali è affidato il compito quotidiano di guidare il popolo cristiano. Siate accanto a loro con paterno affetto e fiducia. Condividete con loro i problemi e le ansie dell’apostolato. Fra le vostre principali preoccupazioni apostoliche ci sia la pastorale giovanile e vocazionale. Pregate e fate pregare le Comunità ecclesiali perché non manchino mai sacerdoti santi al servizio dell’altare. È vostro comune auspicio che il Concilio Plenario della Chiesa in Sardegna spinga l’intero popolo cristiano a sentirsi protagonista della nuova evangelizzazione, facendosi carico di proclamare e testimoniare il Vangelo con audacia e gioia. Perché ciò avvenga, sia incessante la vostra preghiera. Le varie fasi dell’Assise ecclesiale siano circondate da intensa orazione, poiché solo dall’intervento del Signore provengono i frutti di un generoso e fattivo risveglio spirituale. Affido a Maria, la Vergine dell’ascolto, ogni vostro disegno missionario. La Madonna di Bonaria, che ho avuto la gioia di visitare nel 1985, vi protegga dal suo bel Santuario e sostenga i propositi di bene che nutrite nel cuore.

Vi sia di incoraggiamento anche la mia benedizione apostolica, che volentieri imparto a voi e a quanti sono affidati alle vostre cure pastorali.

 

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