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VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL TERMINE DELLA PROCESSIONE DEL «CORPUS DOMINI»
DALLA CATTEDRALE A PIAZZA MARCONI

Cremona - Domenica, 21 giugno 1992

 

1. “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme”! (Sal 132, 1). Di questo nostro vivere insieme, carissimi fratelli e sorelle, l’Eucaristia è la fonte e l’apice, perché Gesù, “Via, Verità e Vita” (Gv 14, 6) è presente realmente nel Mistero del Pane che spezziamo sull’altare, per poi nutrircene insieme con rendimento di grazie. Nella processione, ossequio pubblico e solenne al Sacramento, abbiamo reso visibile la comunione a cui esso ci impegna e abbiamo rinnovato la profezia dei tempi nuovi, nei quali l’umanità, affratellata dall’amore, camminerà unita sulle strade della terra, cantando le lodi al suo Signore. Se – come dice il Concilio – è l’Eucaristia che raduna e plasma, trasforma e consolida la Chiesa (cf. Lumen gentium, 11), che ha in essa la sua “radice” e il suo “cardine” (Presbyterorum ordinis, 6), allora, ogni gesto, ogni iniziativa tendente ad educare lo spirito alla comunione e a rinnovare in senso fraterno lo stile della vita ecclesiale dovrà prendere le mosse dal Mistero eucaristico.

2. La processione, che abbiamo compiuto per le strade e fra le case della città, è insieme celebrazione della Chiesa pellegrinante e luminosa irradiazione di ciò che l’Eucaristia vuol realizzare nella vita sociale. Quando stasera avete lasciato le vostre case e le vostre parrocchie per raccogliervi nella Cattedrale a celebrare insieme la festa del Corpo e del Sangue del Signore, voi avete compiuto un solenne gesto di fede nella presenza reale di Gesù e insieme avete manifestato la volontà di entrare in comunione più piena con l’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa. Questo procedere insieme, fianco a fianco, uniti nell’ascolto della stessa Parola di Dio, resi un cuor solo e un’anima sola dalla lode e dal rendimento di grazie a Dio, ci ricorda che noi siamo una Chiesa pellegrinante. Quaggiù sulla terra, una Chiesa che non cammini non è Chiesa. E Chiesa ugualmente non sarebbe, se non coltivasse fedelmente la memoria della strada da cui viene e della meta misteriosa verso cui tende nella speranza. Abbiamo camminato portando e adorando il Corpo del Signore che, risorto e asceso al Padre, è presente in modo reale sotto i segni eucaristici: ogni giorno egli si dona come nutrimento alle nostre anime; ogni giorno rinnova l’unico Sacrificio della redenzione per la remissione dei nostri peccati. Carissimi, il Signore è con noi, guida il nostro cammino. Non smarriamoci nei nostri tortuosi sentieri, abbandonando la via maestra che è Egli stesso. Solo l’Eucaristia ci potrà salvaguardare dalla dispersione e conservare nell’unità della famiglia di Dio; dalla precarietà del tempo alla speranza eterna; dal deserto dell’egoismo e dell’errore alla terra promessa della Pasqua. In questo momento suggestivo, saluto tutti voi che avete preso parte a questo solenne rito: il vostro Pastore, il caro Mons. Enrico Assi, e con lui i Presuli presenti. Saluto le Autorità politiche, civili e militari, esprimendo loro la mia gratitudine per la collaborazione prestata all’organizzazione della mia sosta fra voi. Con affetto mi rivolgo ai Sacerdoti, ai Seminaristi, ai Religiosi e alle Religiose, e ai fedeli laici che qui rappresentano l’intera famiglia ecclesiale della vostra Diocesi. Una menzione particolare è per i membri dei Consigli pastorali e per quanti sono impegnati nella preparazione del Sinodo della vostra Chiesa locale.

3. Il Concilio ha ricordato con chiarezza la forza unificante che l’Eucaristia sviluppa nella vita della Chiesa. “Nella frazione del pane eucaristico viene rappresentata e prodotta l’unità dei fedeli che costituiscono il Corpo di Cristo”, afferma la Lumen gentium (n. 3). Il primo impegno che deriva ai fedeli dalla partecipazione consapevole e attiva all’Assemblea eucaristica domenicale è di portare fuori del tempio e di prolungare in ogni momento della vita l’attuazione del comandamento dell’amore, in cui si riassumono gli altri dieci comandamenti. Non possiamo coltivare l’illusione di entrare in comunione intima con Cristo quando non accettiamo di fatto la comunione di carità con chi è nel bisogno e nella sofferenza; quando non sappiamo accogliere gli stranieri, i profughi, i disoccupati; quando, appartenendo a una società dove alto è il livello del benessere e della ricchezza, siamo incapaci di imprimere uno stile di maggior sobrietà alla nostra vita per creare forti e significative iniziative di solidarietà.

4. Un evento straordinario della vostra Chiesa cremonese, dopo tre anni di preghiera e di riflessione, si avvia alla sua conclusione: il Sinodo Diocesano. Esso si può configurare come una continuazione della processione eucaristica del Corpus Domini. Etimologicamente “sinodo” vuol dire “cammino insieme”. In esso infatti il Vescovo, i Presbiteri, i Religiosi, i laici fanno una profonda esperienza di comunione nell’ascolto di ciò che lo Spirito Santo dice alla Chiesa, nella comune incessante preghiera, nella carità fraterna. Tutto è orientato alla ricerca del modo migliore per recare ai giovani, alle famiglie, alla città, alla comunità degli uomini l’annuncio che solo in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, la salvezza è offerta al mondo come dono di grazia e di misericordia. Nel corso delle vostre riflessioni siete giunti a individuare un’idea unificante, che ha ricevuto la seguente formulazione: l’Eucaristia raduna la Chiesa per la testimonianza cristiana nel mondo. Assumendo come punto di riferimento il testo di Luca, in cui si narra l’avventura dei due discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-35), voi indicate i luoghi dell’esperienza cristiana e tracciate il cammino che dal Golgota porta a Emmaus, da Gerusalemme agli estremi confini della terra. È un cammino che impegna anche la vostra Chiesa! Nutriti dal pane eucaristico, rinvigoriti dalla forza dello Spirito Santo, voi, discepoli di questa Chiesa, siete convocati non tanto per rinnovare le strutture organizzative ai fini di una maggiore efficienza, ma per edificare un tempio spirituale di persone distaccate, libere, accoglienti, fedeli a Dio e amiche dell’uomo, impegnate a far conoscere i prodigi di Colui che dalle tenebre ci ha chiamati alla sua ammirabile luce (cf. 1 Pt 2, 4-9).

5. Noi sappiamo che è in atto, sotto forme nuove, una sfida culturale che oggi assume proporzioni gigantesche anche per la presenza dei mezzi della comunicazione sociale: il tentativo di separare la fede dalla vita, il Vangelo dalla cultura, la morale dalla politica, dall’economia, dalla tecnica. Alcuni pensano a un mondo senza Dio, a una storia senza Cristo, a una società senza Chiesa. Altri ritengono che la luce della fede possa illuminare le singole coscienze, ma non accettano che il Vangelo possa esercitare il suo influsso sulla vita sociale. Questa sfida può essere vinta solo dalla fede dei credenti: una fede matura, adulta, convincente e testimoniante. Il futuro è nelle mani degli uomini e delle donne che si consegnano con umiltà e amore alla forza sovrumana del Mistero. Una Chiesa, che desideri rinnovarsi veramente, deve saper esprimere gesti di donazione. L’Eucaristia, sacramento di un Dio che ama e si dona per attrarre tutti a sé, insegna a cercare e ad amare il prossimo, a trasformare i progetti della propria vita, aprendoli alla condivisione, all’accoglienza e al servizio dei più poveri e dei più deboli. Dall’Eucaristia s’impara che “non esistono situazioni in cui l’amore non abbia ancora qualcosa da dire”, come scriveva l’indimenticabile Cardinale Stefan Wyszynski, e che “non possiamo considerare l’amore come una nostra “impresa” personale..., bensì come un’“impresa” di Dio, che è l’Amore, il quale incessantemente getta il seme del suo amore e lo distribuisce copiosamente nel cuore degli uomini” (Un pezzo di pane, Roma, 1981, pp. 87. 113). Gesù Cristo, il Vivente, ci chiama a essere suoi testimoni nelle nostre città minacciate dalla tentazione dell’indifferenza e del disimpegno, fra persone che “privilegiano in modo esclusivo la soddisfazione dei propri desideri immediati e degli interessi economici, con una falsa assolutizzazione della libertà del singolo e con la rinuncia a confrontarsi con una verità e con valori che vadano al di là del proprio orizzonte individuale o di gruppo” (Assemblea Speciale del Sinodo Europeo, Dichiarazione, 1).

6. Carissimi fedeli della Chiesa di Cremona! Lasciatevi ammaestrare da Cristo presente nell’Eucaristia! In Lui, con Lui e per Lui, si possono superare insofferenza, divisioni e intemperanze per aprirsi ai sentimenti veri della fraternità e della condivisione. Modellate la vostra vita sullo stile dell’Eucaristia: lo stile del dono di sé che Gesù, nell’ultima Cena, ha significato spezzando il pane, inginocchiandosi e lavando i piedi ai suoi discepoli. Offrite il meglio della vostra vocazione e della vostra vita per l’edificazione della Chiesa, Corpo di Cristo, Tempio vivo dello Spirito, Popolo in cammino verso la Città eterna. Nutriti alla mensa di Colui che è morto e risorto, andiamo, unendo le nostre voci e i nostri cuori in preghiera, testimoniamo il Vangelo a ogni creatura, portiamo la Buona Novella della verità e della pace, tra le contraddizioni e le contrapposizioni del nostro tempo, edificando, nella concorde operosità, una comunità ecclesiale ricca di fede, di cultura e di umanità, di solidarietà e di speranza.

7. E tu, Signore Gesù, che nell’Eucaristia hai posto la tua dimora in mezzo a noi e ti sei fatto viandante con noi, sostieni le nostre comunità cristiane, perché si aprano sempre più all’ascolto e all’accoglienza della tua Parola. Possano trarre dall’Eucaristia un rinnovato impegno per disseminare nella società, con l’annuncio del tuo Vangelo, i segni e i gesti di una carità attenta e operosa. Signore Gesù, nella tua Eucaristia dona ai coniugi cristiani di essere “segni” del tuo amore sponsale in mezzo a noi; alle famiglie di essere comunità di persone che, vivendo in dialogo con Dio e tra di loro, non abbiano paura della vita e diventino seminari di vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie. Signore Gesù, dal tuo altare irradia luce e grazia su questa Città, perché respingendo la seduzione di una concezione materialistica della vita, possa sconfiggere gli egoismi che la insidiano, le ingiustizie che la turbano, le divisioni che la affliggono.

Signore Gesù: donaci la tua gioia, donaci la tua pace. Resta con noi, Signore!

Tu solo hai parole di vita eterna!

 



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