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VEGLIA DI PREGHIERA IN PREPARAZIONE
ALLA VIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA

Aula Paolo VI
Giovedì, 1° aprile 1993

 

"Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Gv 10,10).

Sono le parole scelte per la Giornata Mondiale della Gioventù di Denver. Sono le parole di Gesù, scritte dal suo discepolo prediletto, San Giovanni Evangelista.

Voi vi siete riuniti oggi per una veglia in preparazione della prossima Domenica delle Palme e dell’incontro a Denver che avrà luogo nei giorni che precedono l’Assunta e avrà compimento lo stesso giorno, il 15 agosto.

Padre Massimiliano Kolbe ha dato la vita per un solo fratello. Un suo fratello, un suo connazionale, prigioniero come lui nel campo di Oswiecim-Auschwitz. Ha dato la vita al posto di un solo uomo, probabilmente anche sconosciuto. Ma il fatto che abbia dato la vita così ha suscitato una risonanza profonda nell’ambiente di quel campo di concentramento, dove l’uomo, ogni uomo, era profondamente disprezzato, calpestato. Là si vedeva che per un uomo è degno dare la vita per un altro uomo.

Si sente quasi subito il Vangelo, le parole di Cristo quando dice che il Buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle. Era un momento forte dell’evangelizzazione: Padre Kolbe era un sacerdote, un evangelizzatore ardente, e questo ultimo atto della sua vita era anche il supremo atto dell’evangelizzazione, la sua evangelizzazione, l’evangelizzazione della Chiesa.

La risonanza di questo gesto, emblematico e profetico, non si è esaurita nell’ambiente del campo di concentramento, ma si è diffusa e anche oggi, dopo più di cinquant’anni, noi ritorniamo a quel momento, a quel gesto, a quel momento forte del Vangelo e dell’evangelizzazione. Ritorniamo per prepararci meglio a vivere le altre parole di Cristo che dice: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza".

Non solamente che abbia la vita uno solo, ma che abbiano la vita tutti: questa è la dimensione dell’atto redentivo di Cristo, del suo dono della vita in Croce. Questo dare la sua vita da parte di Cristo è una dimensione universale, sono abbracciati tutti gli uomini di ogni epoca, di ogni secolo, di ogni popolo. È un atto redentivo, una offerta, un sacrificio redentivo che abbraccia tutta l’umanità.

Cristo quando dà la sua vita sulla Croce, la dà con questa consapevolezza e con questa intenzione. Cristo, che dà la vita, non è solamente un uomo. Ogni uomo è limitato, limitato anche nei suoi sacrifici, come era limitato Padre Massimiliano. Ma Cristo è il Figlio di Dio e Dio è Dio, Luce da Luce. Figlio consostanziale a suo Padre e così la dimensione del suo atto sacrificale, del suo sacrificio, essendo un atto umano ha nello stesso tempo la dimensione, l’ampiezza dovuta alla sua personalità divina. Così Cristo poteva dire: "Io sono venuto perché abbiano la vita", non un solo uomo, non alcuni, non solamente quelli che lo hanno seguito, ma anche quelli che non lo conoscono, che non lo seguono, tutti. "E l’abbiano in abbondanza": questa è la vera dimensione del sacrificio di Cristo, del suo dono, del dono della sua persona, del sacrificio della Croce. È un dono fatto al Padre, dava se stesso al Padre, ma dando se stesso al Padre portava questo suo dono, questo suo sacrificio redentivo, a tutti noi. Così poteva dire: "perché tutti abbiano la vita".

La vita scaturisce da questo amore, da questo sacrificio, scaturisce da questa morte di Cristo, perché questa morte è pienamente oblativa. Cristo muore fisicamente, ma nella realtà profonda della sua persona, è il Figlio di Dio, c’è un’offerta, un dono fatto al Padre che porta in sé la vita per tutti noi. Cristo risorge dopo tre giorni e questa Risurrezione verrà a conferma della vita che il suo dono della vita, la sua morte in croce, ha portato a tutti noi: "perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza".

Abbiamo ascoltato con gratitudine questo Oratorio, recitato e cantato, che ci ha fatto rivivere il dramma del campo di concentramento di Oswiecim-Auschwitz. Ci ha fatto rivivere il grande momento dell’evangelizzazione di un umile figlio di San Francesco: San Massimiliano Maria Kolbe. È significativo che la sua morte, questa sua morte in sostituzione di un altro uomo, in sostituzione perché lui avesse la vita, sia avvenuta nella vigilia dell’Assunzione, il 14 agosto. E voi vi preparate alla stessa giornata, al 15 agosto, per partecipare alla grande Giornata della Gioventù a Denver nel Colorado, negli Stati Uniti.

Non so quanti di voi potranno essere là in persona, ma tutti vogliono partecipare al mistero di questa Giornata. Questa Giornata, l’Assunta, ci parla appunto della vita trionfante. La prima tra gli esseri umani, tra le persone umane, che ha avuto la vita in abbondanza è stata Maria. Aveva questa vita da Gesù, da Cristo, da suo Figlio, dal suo sacrificio, dalla sua croce. Essendo la prima fra i credenti è anche la prima tra i redenti e la prima fra quelli che hanno la vita e l’hanno in abbondanza, più di ciascuno di noi.

Maria, Madre di Cristo, vi prepari spiritualmente a partecipare con fede, con speranza e con amore alla prossima Domenica delle Palme qui a Roma e poi alla grande convocazione dei giovani in America, a Denver.

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

     



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