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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELL

’ALABAMA, DEL KENTUCKY,
DELLA LOUISIANA, DEL MISSISSIPPI E DEL TENNESSEE

IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 5 giugno 1993

 

Cari fratelli nell’Episcopato,

1. Vi do il benvenuto – Vescovi dell’Alabama, del Kentucky, della Louisiana, del Mississippi e del Tennessee – e rivolgo un saluto cordiale a voi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e ai laici impegnati delle vostre amate diocesi. “Non cesso di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza... per farvi comprendere... qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti” (Ef 1, 17-19). Sono particolarmente lieto di incontrarvi alla vigilia della solenne celebrazione da parte della Chiesa della solennità della Santissima Trinità.

È proprio nella vita interiore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che la realtà della comunione gerarchica nella Chiesa, di cui è testimone l’antica tradizione delle visite “ad limina” trova il suo modello e il suo fondamento. Per rafforzare l’unità visibile della Chiesa, Cristo rende ogni Successore di Pietro il suo “principio e fondamento” (Lumen gentium, 23). Poiché il mio ministero pastorale a nome delle vostre Chiese particolari è insito nella loro pienezza di comunione con la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, è naturale che io debba gioire dei vostri numerosi progressi, e condividere i vostri problemi e le vostre difficoltà con affetto e sollecitudine personale. Con sentimenti di unità fraterna desidero continuare le riflessioni sul rinnovamento della Chiesa negli Stati Uniti iniziate la scorsa settimana con un altro gruppo di vescovi provenienti dal vostro Paese.

2. Oggi mi soffermerò su alcuni aspetti della vita sacramentale. È soprattutto attraverso l’importante celebrazione dei Sacramenti che il disegno divino di redenzione si compie e opera nella vita dei membri della Chiesa. Attraverso queste azioni di Cristo stesso, lo Sposo comunica alla sua Sposa la potenza della propria morte salvifica finché egli venga di nuovo nella gloria (cf. 1 Cor 11, 26).

L’intera serie di visite “ad limina” segue l’orientamento del Catechismo della Chiesa Cattolica, recentemente pubblicato.

Il Catechismo è veramente il dono che Dio ha offerto all’intera Chiesa e ad ogni cristiano alle soglie del nuovo millennio. Infatti, prego affinché la Chiesa negli Stati Uniti riconosca nel Catechismo una guida autorevole per una predicazione giusta e toccante, un’inesauribile fonte per i programmi parrocchiali di formazione degli adulti, un testo fondamentale per gli studenti delle Scuole Superiori, dei Collegi e delle Università cattoliche. Il Catechismo presenta in modo chiaro e completo le ricchezze della dottrina sacramentale della Chiesa, basata sulle sue fonti autentiche: le sacre scritture e la Tradizione così come sono state testimoniate dai Padri, dai Dottori e dai Santi, e dal costante insegnamento del Magistero.

3. Dagli albori della Chiesa nella Pentecoste, la conversione a Cristo è legata al Battesimo con il quale le persone entrano a far parte del corpo di Cristo (cf. At 2, 38). Questa rigenerazione “non è un semplice suggello della conversione, quasi un segno esteriore che la dimostri e la attesti, bensì è sacramento che significa ed opera questa nuova nascita dallo Spirito” (Redemptoris missio, 47). Quando la Chiesa amministra il Battesimo “per la remissione dei peccati” – in particolare il peccato originale, la condizione in cui tutti sono nati privi della santità e della giustizia originali (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 405) – coloro che lo ricevono divengono figli adottivi del Padre nel Figlio. Essi vengono modellati a immagine di Cristo, uniti a Lui a immagine della sua Morte e Risurrezione (cf. Lumen gentium, 7), e divengono santi e templi viventi dello Spirito (cf. Christifideles laici, 11-13).

All’inizio del mio ministero in questa Sede apostolica, ho approvato la pubblicazione delle Istruzioni per il battesimo dei bambini, che riaffermavano la convinzione della Chiesa circa la necessità del Battesimo, e la sua antica pratica di battezzare i neonati (cf. n. 3). Il Codice di diritto Canonico include questa dottrina quando afferma che “I genitori sono tenuti all’obbligo di provvedere che i bambini siano battezzati entro le prime settimane” (can. 876 § 1; cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1250-1252). Tenendo conto del sano principio secondo cui il Battesimo deve essere celebrato soltanto quando esiste la fondata speranza che il bambino venga allevato come Cattolico e così il sacramento possa avere la possibilità di dare frutti (cf. Istruzioni, n. 30; CIC, can. 868 § 2), molte diocesi hanno pubblicato istruzioni particolari per migliorare queste direttive. Sebbene non intendessero scoraggiare il Battesimo né rendere la sua celebrazione inutilmente difficile tali istruzioni diocesane o parrocchiali sono state applicate a volte in modo più restrittive rispetto a quanto stabilito dalla Santa Sede. Riguardo al Battesimo è stato incautamente negato ai genitori di richiederlo per i propri figli. La carità pastorale ci suggerirebbe di accogliere coloro che si sono allontanati dalla pratica della loro fede (cf. Lc 15, 4-7), e di evitare di creare esigenze non previste dalla dottrina o dalla legge della Chiesa. In nessun altro caso la natura gratuita e meritata della grazia è più evidente che nel Battesimo dei neonati: “non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10). È certamente giusto che i Pastori preparino i genitori per l’importante celebrazione del Battesimo del proprio figlio, ma è anche importante che questo sacramento di iniziazione sia soprattutto un dono del Padre al figlio stesso.

4. Il perdono dei peccati sperimentato per la prima volta nel Battesimo è una necessità costante nella vita di ogni cristiano. Ristabilire un adeguato senso del peccato è il primo passo da compiere per affrontare obiettivamente la grave crisi spirituale che incombe oggi sugli uomini e le donne, una crisi che può essere ben descritta come “un’eclissi della coscienza” (Reconciliatio et paenitentia, 18). Senza una sana consapevolezza dei propri peccati, le persone non sperimenteranno mai la profondità dell’amore redentore di Dio per loro mentre sono ancora dei peccatori (cf. Rm 5, 8). Poiché è diffusa l’idea secondo cui la felicità consiste nel soddisfare se stessi e nell’essere soddisfatti di se stessi, la Chiesa deve proclamare ancor più energicamente che è soltanto la grazia di Dio, e non modelli terapeutici o di autogiustificazione, che può sanare le divisioni causate dal peccato nel cuore umano (cf. Rm 3, 24; Ef 2, 5).

Il ministero pastorale dei vescovi e dei sacerdoti si scontra costantemente con il fallimento nel riconoscere l’autentica verità circa la persona umana. Come avete giustamente sottolineato, un’antropologia distorta e di parte costituisce per la Chiesa in America una seria sfida pastorale (cf. NCCB, Commissione per la Ricerca e le pratiche pastorali, Riflessioni sul sacramento della Penitenza nella vita cattolica oggi). Cosa si può fare per aiutare sacerdoti, religiosi e laici ad avere un senso autentico ed equilibrato di ciò che significa essere infedeli a Dio e quindi peccare? Certamente, è necessario un adeguato insegnamento. Senza dubbio la prima fase di rinnovamento della pratica del sacramento della penitenza consiste nel predicare con chiarezza ciò che ci dice San Giovanni: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (Gv 1, 8). Infondendo nei cuori delle persone un ardente desiderio di perdono e la consolazione di incontrare il Padre che è “ricco di misericordia” (Ef 2, 4), coloro che predicano il Vangelo della salvezza aiuteranno i fedeli a riscoprire “la bellezza e la gioia del Sacramento della Penitenza” (Pastores dabo vobis, 48). Ma la conoscenza deve essere affiancata da sforzi per rendere la pratica del Sacramento della Penitenza il più accessibile e il più utile possibile. Nonostante alcuni segni di speranza questo rimane un problema pastorale serio e urgente. Vi esorto ad affrontarlo con iniziative concrete. Durante la vostra visita “ad limina” del 1988, ho sottolineato che “in qualcosa di sacro come questo sacramento sforzi sporadici non sono sufficienti a superare la crisi” (Discorso ai Vescovi degli Stati Uniti, 31 maggio 1988, n. 8). Ancora una volta vi rinnovo il mio appello affinché voi rendiate migliori i piani pastorali con il chiaro proposito di incoraggiare una celebrazione della Penitenza frequente, devota e gioiosa.

5. Una responsabilità del vostro ministero episcopale è quella di vigilare sull’osservanza delle norme dottrinali e liturgiche che governano la celebrazione della Penitenza (cf. Christus Dominus, 15). Per i Cattolici in condizione di peccato mortale, la confessione individuale e completa, con la relativa assoluzione, resta l’unico modo ordinario grazie al quale i fedeli si riconciliano con Dio e con la Chiesa (cf. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1484; CIC, can 960; Reconciliatio et paenitentia, 17). La parola assolutrice del Divino Medico – “ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mc 2, 5) – detta dal sacerdote che agisce “in persona Christi Capitis”, è rivolta personalmente al singolo penitente. Qualsiasi eccezione in questa pratica viene regolata dalle condizioni di “gravis necessitas” richieste per concedere l’assoluzione generale (CIC, can 961; cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1483), intese secondo l’opinione chiaramente espressa dalla Chiesa a questo riguardo.

Essenziale per il rinnovamento della pratica sacramentale è la generosità dei sacerdoti, solleciti nella loro funzione di ambasciatori della misericordia di Dio (cf. 2 Cor 5, 20), e saggi sulle vie con cui lo Spirito conduce l’anima verso l’amore di Dio sempre più grande. I programmi di formazione dovrebbero fornire ai sacerdoti l’educazione necessaria per diventare buoni e santi confessori. I seminari hanno bisogno di possedere una piena conoscenza della teologia dogmatica, spirituale e morale. Ispirati dall’esempio di fervidi sacerdoti, essi dovrebbero sviluppare una sensibilità pastorale basata su una sana psicologia della natura umana. Essi dovrebbero crescere nel loro atteggiamento di accoglienza e di profonda compassione verso coloro che cercano la misericordia di Dio. I confessori, che sono strumenti del perdono divino, devono essere pazienti, senza mettere premura ai penitenti o, come accade qualche volta, limitare il numero dei peccati che essi possono confessare. Le parrocchie dovrebbero garantire un preciso orario per la Penitenza, o, quando lo richiede la necessità pastorale, far accedere i fedeli al sacramento prima della Messa. L’Avvento, la Quaresima e i giorni del Sacro Triduo sono dei periodi particolarmente indicati per vivere la conversione e per celebrare il Sacramento della Penitenza.

6. Non possiamo parlare di rinnovamento spirituale delle vostre diocesi senza esaminare attentamente anche la condizione di fede del vostro popolo e della sua partecipazione all’Eucaristia, fonte, centro e culmine della vita della Chiesa (cf. Lumen gentium, 11; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1324-1327). “Il sincero dono” di sé da parte di Gesù, offerto sulla croce è reso presente e applicato nell’Eucaristia che “crea” il suo corpo, la Chiesa (cf. Lumen gentium, 28; Mulieris dignitatem, 26). Ne consegue che amministrare questo grande mistero è tra i più grandi privilegi e responsabilità del vostro ufficio episcopale. Purtroppo può accadere a volte che la Liturgia sia seriamente alterata da illecite omissioni o aggiunte ai testi approvati. In questi casi, “spetta ai Vescovi” estirparle, “poiché la regolamentazione della Liturgia dipende dal Vescovo nei limiti del diritto” (Vicesimus Quintus Annus, n. 13).

Poiché la parrocchia è essenzialmente una comunità eucaristica, dovrebbe avere un sacerdote che svolga il ruolo “profondamente insostituibile” di celebrare la Messa per i fedeli (cf. Pastores dabo vobis, 26). Alcuni di voi si trovano nella situazione di non essere in grado di fornire un sacerdote per ogni comunità che tradizionalmente ne aveva uno. Come misura temporanea e d’emergenza – poiché la dottrina cattolica non ammette nessun altro giudizio –, è divenuto necessario in alcuni luoghi celebrare una Messa domenicale in assenza del presbitero, e per questo la Santa Sede ha stabilito delle norme appropriate (cf. Congregazione per il Culto Divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero). Queste situazioni offrono solo una soluzione temporanea. Apprezzando moltissimo la generosa assistenza dei Religiosi e dei membri laici a questo riguardo, una comunità veramente viva non può rassegnarsi a rimanere senza un sacerdote che le offra l’Eucaristia. Consapevole dell’urgente necessità di sacerdoti per la vita e la missione permanenti della Chiesa, vi esorto a pregare per le vocazioni, a essere personalmente coinvolti nell’invitare i giovani uomini a prendere in considerazione questa vocazione, a nominare sacerdoti adatti come Direttori delle Vocazioni nelle vostre diocesi, e a offrire loro il sostegno di cui hanno bisogno. Nel frattempo, queste comunità che sono “in... attesa” di un presbitero (Direttorio, 27) sono motivo di molte benedizioni per i loro partecipanti.

7. I miei ultimi pensieri questa mattina si rivolgono a Denver e alla Giornata Mondiale della Gioventù, durante la quale avrò l’opportunità di incontrare i giovani e le giovani di tutta l’America e del resto del mondo. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine ai Vescovi e a tutti coloro che sono impegnati a preparare questo evento. Grazie al vostro incoraggiamento entusiasta, molti giovani, uomini e donne, saranno a Denver, dove proclameranno che Gesù Cristo è il loro Compagno sulla via del pellegrinaggio (cf. Gv 15, 15) e colui che concede la pienezza della vita (cf. Gv 10, 10). Dobbiamo pregare affinché, dal cuore della vostra amata nazione, i giovani del mondo siano stimolati ad accettare la missione di proclamare di essere stati “rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva” (1 Pt 1, 3).

8. Affidando voi, e tutti i sacerdoti, religiosi e fedeli delle vostre diocesi all’amorevole protezione di Maria, la Vergine Madre della Misericordia, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

 

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