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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLA
NUOVA ZELANDA

IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 21 ottobre 1993

 

Eminenza,
Cari fratelli Vescovi,

1. Con affetto fraterno vi saluto Vescovi della Nuova Zelanda, in occasione della vostra visita “ad limina Apostolorum”. Le vostre preghiere presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, e il vostro incontro fraterno con il Successore di Pietro sono l’espressione della comunione che ci unisce nell’unico Corpo di Cristo, nel quale siamo “ministri della verità evangelica che deve essere ricevuta e mostrata attraverso tutta la vita e l’attività della Chiesa” (cf. Lettera Pastorale dei Vescovi della Nuova Zelanda, Nel servizio di unità, n. 7).

Nei vostri resoconti sulle condizioni delle vostre diocesi, molti di voi hanno sottolineato l’importanza di un annuncio più efficace della Parola di Dio nella società di oggi. Questo dunque è il tema della nostra riflessione: la nostra missione come predicatori e insegnanti della fede. Tocca a voi, in quanto primari evangelizzatori del popolo di Dio in Nuova Zelanda, promuovere, incoraggiare e svolgere il sempre urgente compito dell’evangelizzazione, che rimane la priorità centrale della missione della Chiesa in ogni epoca e il suo primo servizio all’umanità (cf. Redemptoris missio, 44).

2. Nella Chiesa, tutta l’azione pastorale deriva dal mistero della comunione, quella vita divina che il Figlio condivide con il Padre nello Spirito Santo, e che Egli comunica attraverso il ministero della sua Chiesa. Attraverso il Battesimo, i fedeli entrano in questa comunione e sono chiamati a manifestarla nella loro vita e a trasmetterla agli altri partecipando attivamente alla missione salvifica della Chiesa (cf. Christifideles laici, 8). Questo aspetto trascendente dell’essere discepoli deve essere sempre evidente nella vita e nell’attività dei fedeli. Da parte loro i Vescovi “mettano perciò sempre in opera ogni loro sforzo, perché i fedeli, per mezzo dell’Eucaristia, conoscano sempre più profondamente e vivano il mistero pasquale, così che formino un corpo più intimamente compatto, nell’unità della carità di Cristo” (Christus Dominus, 15).

Voi e i sacerdoti che sono vostri collaboratori nel servizio del Vangelo siete chiamati ad essere gli attivi edificatori della comunione ecclesiale rafforzando l’unità della Chiesa nell’armonia delle diverse vocazioni, dei diversi carismi e ministeri (cf. Pastores dabo vobis, 16). Incoraggio i vostri sforzi per offrire una formazione permanente teologica e spirituale cosicché, partecipando all’“unzione”; e alla “missione” di Cristo, i vostri sacerdoti possano “prolungare nella Chiesa la sua preghiera, la sua parola, il suo sacrificio, la sua azione salvifica” (Pastores dabo vobis, 16). In mezzo alla confusione di idee e opinioni circa la vita e il rinnovamento ecclesiali è essenziale che i sacerdoti abbiano la capacità di discernere, in accordo con la fede apostolica, che cosa è veramente prezioso per la crescita del popolo di Dio.

Allo stesso modo, il bene della Chiesa esige che l’intera comunità – famiglie, scuole e gruppi giovanili cattolici – incoraggi e promuova le vocazioni al sacerdozio. Ma è soprattutto compito dei Vescovi prestare la massima attenzione alla formazione dei futuri sacerdoti nei seminari e nelle case di formazione. Un Vescovo deve essere in grado di affiancare i suoi seminaristi con interesse personale e affetto paterno, garantendo che venga offerta loro la formazione spirituale, intellettuale e umana necessaria per renderli uomini di comunione, in possesso di una fede matura e di un vero zelo apostolico.

Il numero relativamente grande di religiosi e religiose in Nuova Zelanda è una fonte di particolare grazia e forza per la comunità cristiana. Attraverso il loro modo particolare di testimoniare il Regno di Dio, già presente in mezzo alle realtà umane, i religiosi esemplificano la natura trascendente e escatologica della vita cristiana. Mentre la Chiesa si prepara alla prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi sulla Vita Religiosa, ho fiducia che voi sarete vicini alle vostre comunità diocesane che cercano di discernere di fronte a Dio il giusto cammino di rinnovamento e riforma che conduce a una maggiore armonia con la vera natura della loro chiamata e con il carisma originale dei loro Fondatori. I religiosi che vivono e operano nelle vostre Diocesi apprezzeranno questo impegno e questa guida pastorali da parte di coloro ai quali è stata affidata la cura delle Chiese particolari (cf. Christus Dominus, 11). Vi prego di portare i miei saluti e il mio sostegno a tutti i membri degli Istituti Religiosi e delle Società di Vita apostolica in Nuova Zelanda, e ai numerosi missionari, in particolare nella regione del Pacifico.

3. L’impegno per l’evangelizzazione non può tralasciare la necessità di promuovere la formazione permanente dei laici. Questa formazione spirituale e dottrinale dovrebbe prefiggersi lo scopo di aiutarli a svolgere il loro compito profetico in una società che non sempre riconosce la verità e la forza umanizzante del Vangelo, o i valori che ne derivano. Come indicato nell’Esortazione apostolica Christifideles laici, se i laici devono svolgere efficacemente il loro importante ruolo nella nuova evangelizzazione devono essere aiutati a superare ogni scissione fra il Vangelo e la vita, imparando a vedere e giudicare tutte le cose nella luce di Cristo (cf. n. 34). La conversione a Cristo implica una conversione della mente e del cuore, e nel realizzare questo, i laici si aspettano giustamente dai loro Pastori una saggia guida spirituale e un insegnamento autentico.

Infatti, la vostra responsabilità apostolica di custodire il deposito della fede (cf. 2 Tm 1, 14) si concretizza nel vostro impegno per l’integrità della dottrina catechetica e teologica impartita nelle vostre diocesi. Ciò esige certamente un discernimento critico riguardo tutto ciò che minaccia la pienezza della fede cattolica. Non possiamo ignorare le tendenze inopportune ravvisate in alcune correnti di spiritualità, di teologia e di pratica pastorale tendenze che mettono in questione l’identità della Chiesa come unico mezzo possibile di salvezza per tutta l’umanità o che oscurano la verità secondo cui i sacramenti restano il locus definitivo e fondamentale del nostro incontro con Cristo.

Di fronte alle numerose sfide che il nostro ministero pastorale deve affrontare, non possiamo perdere la fiducia nel potere del Vangelo di trasformare la mente e il cuore degli uomini! Restando fedeli al nostro compito di annunciare instancabilmente la Parola, in ogni occasione opportuna e non opportuna (cf. 2 Tm 4, 2), non stiamo facendo di più di quello che dobbiamo fare (cf. Lc 17, 10)! Fra i numerosi doni che Dio offre alla Chiesa in questi tempi, il Catechismo della Chiesa Cattolica contribuirà in ampia misura a fornire una catechesi solida e valida per i bambini, per i giovani e per gli adulti. Allo stesso tempo, i vostri sforzi pastorali non possono ignorare quei cattolici battezzati che non praticano la loro fede. Questo preoccupante fenomeno richiede un’azione pastorale più intensa e una risposta coordinata da parte delle parrocchie e delle diocesi.

4. Oggi, l’esercizio del nostro ministero apostolico spesso ci obbliga ad affrontare questioni difficili e complesse nel campo della morale. Il Vangelo contiene non solo le verità alle quali credere ma anche quelle da applicare nella vita (cf. Lumen gentium, 55). Come ci rivela l’Enciclica Veritatis splendor: “l’unità della Chiesa è ferita non solo dai cristiani che rifiutano o stravolgono le verità della fede, ma anche da quelli che misconoscono gli obblighi morali a cui li chiama il Vangelo” (n. 26). La verità sull’azione morale, insegnata dalla Chiesa, consiste nel necessario e sublime servizio alla famiglia umana, poiché illumina la vita dei singoli individui e della società, indicando il cammino dell’autentica libertà interiore, ossia, il riscatto dal peccato e la capacità di scegliere ciò che effettivamente conduce al compimento del destino assegnatoci da Dio. Anche in questa luce, una rinnovata e più positiva catechesi sul Sacramento della Riconciliazione sarà la fonte di una più profonda esperienza di Dio e per un amore più generoso e oblativo.

Conscio della vostra lodevole tradizione d’intervento come voce autorevole in favore dei poveri e in difesa dei diritti umani, incoraggio i vostri sforzi per diffondere l’insegnamento della Chiesa sulle questioni morali sollevate dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche, e dalla visione utilitaristica che spesso domina il dibattito pubblico e la legislazione. Considerata la loro fondamentale importanza per la vita e la realizzazione umana, la morale sessuale e la vita familiare devono essere illuminate dalla luce dell’insegnamento di Cristo. La Chiesa non può rimanere in silenzio di fronte alla grande diffusione del divorzio e alla disgregazione della famiglia. Oggi più che mai, coloro che si preparano per il matrimonio hanno bisogno di una solida istruzione religiosa sulle implicazioni di questo Sacramento, mentre le giovani coppie sposate hanno bisogno di aiuto e sostegno per vivere la loro unione nel rispetto del disegno di Dio per il matrimonio e la famiglia. Di fronte ai tentativi di conferire ad altre forme di convivenza un’uguaglianza legale con la famiglia, la natura, il ruolo e i diritti della famiglia devono essere strenuamente difesi. Nel sostenere questa basilare istituzione, è indispensabile la partecipazione attiva dei laici stessi, in particolare attraverso le associazioni familiari e professionali.

5. In Nuova Zelanda l’opera di evangelizzazione deve prendere in considerazione le esigenze della vostra società multiculturale, in cui la Chiesa si arricchisce nella sua cattolicità grazie alla presenza di vari gruppi sociali e culturali. La cura spirituale per i cattolici Maori, e l’efficace sollecitudine pastorale per il crescente numero di abitanti di Samoa, Cook, Tokelau e Tonga, che emigrano nelle aree urbane, implicano una sensibile e partecipe risposta pastorale. I tentativi pratici di promuovere l’inculturazione della fede richiedono una riflessione paziente e rigorosa, basata su un’autentica teologia ispirata dai principi cattolici sull’inculturazione, principi che sono indissolubilmente radicati nel Mistero dell’Incarnazione e dell’autentica antropologia cristiana (cf. Pastores dabo vobis, 55). Un discernimento realmente critico e autenticamente evangelico delle realtà culturali può realizzarsi solo alla luce della morte e della resurrezione salvifica di Gesù Cristo.

Una solida teologia d’inculturazione non può trascurare l’inequivocabile convinzione della Chiesa che la cultura, in quanto umana, sia inevitabilmente segnata dal peccato e abbia bisogno di essere sanata, nobilitata e perfezionata dal Vangelo (cf. Lumen gentium, 17). Il contatto delle culture con la Parola salvifica di Dio apporterà naturalmente una profonda trasformazione, dato che queste culture trovano il loro più profondo significato e il compimento delle loro aspirazioni nella conoscenza e nell’amore della persona del Verbo Incarnato. Il Vangelo penetra nella vita stessa delle culture, e s’incarna in esse, proprio “superandone gli elementi culturali incompatibili con la fede e con la vita cristiana ed elevandone i valori al mistero della salvezza che proviene da Cristo” (Pastores dabo vobis, 55). La sfida che tutti i gruppi e popoli devono affrontare consiste nel permettere che il Vangelo di Cristo continui a penetrare e permeare il loro stile di vita, forgiando il loro senso d’identità come un’unica parte della dimora di Dio.

6. Cari fratelli Vescovi, i compiti che attendono la Chiesa alle soglie del terzo millennio sono numerosi e ardui. Tuttavia non affievoliscono il nostro zelo e il nostro impegno, poiché la nostra fiducia è radicata nella grazia sostenitrice di Cristo. La divina provvidenza si è rivelata nella crescita della Chiesa nel vostro Paese, riflessa in così tante vite di splendente santità e di devoto servizio per il bene comune, in particolare nell’instancabile servizio verso i bisognosi, i malati e gli emarginati. Oggi, tra le nuove sfide, siete chiamati a costruire su queste fondamenta, cooperando con “colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3, 20). Affido voi e il clero, religiosi e laici delle vostre diocesi alla cura materna di Maria, Madre della Chiesa, e imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

 

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