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VISITA ALLA PARROCCHIA DEI SANTI OTTAVIO
E COMPAGNI MARTIRI A CASAL DEL MARMO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 24 ottobre 1993

 

Ai bambini 

Oggi è domenica. La domenica è il primo o il settimo giorno della settimana? E il settimo giorno. Il Libro della Genesi infatti ci dice che il settimo giorno, dopo aver creato il mondo, Dio si riposò. Allora la domenica è il giorno del riposo e non si deve andare a scuola e neppure a lavorare. E vero che nessuno lavora la domenica?”.  

I bambini in coro rispondono: “Sììì”. Il Papa allora prosegue.

Ma siete proprio sicuri? E le vostre mamme forse non devono lavorare in casa anche la domenica? Dunque vuol dire che non c’è giustizia. Ma perché noi dobbiamo celebrare la domenica?  

“Perché la domenica è il giorno del Signore, e il giorno della risurrezione di Gesù”.

Bravi, è proprio il giorno della risurrezione di Gesù. Il giorno in cui Gesù ha manifestato di essere Dio, mostrando di avere il dono della vita anche dopo la morte e dopo la sepoltura. Il Signore ha manifestato la sua signoria, la sua potenza, ma anche il suo amore. Ma celebriamo la domenica anche come primo giorno della settimana proprio perché è il giorno in cui il Signore si è manifestato nella risurrezione e dunque tutto ricomincia di nuovo, ricomincia tutta la storia dell’umanità, di tutta l’umanità, di tutti noi, ricomincia anche la storia della Chiesa. Ma c’è un altro motivo per celebrare la domenica, la festa della risurrezione. Cosa, infatti, è accaduto cinquanta giorni dopo la risurrezione?  

E i bambini: “La Pentecoste. E disceso lo Spirito Santo sugli Apostoli”.

Sì ed hanno inaugurato il loro cammino apostolico, il cammino apostolico della Chiesa. E così che la domenica si ricorda anche l’inizio del cammino della Chiesa, attraverso il cammino degli Apostoli, ai quali lo Spirito Santo ha infuso il coraggio della testimonianza. Allora la domenica è anche il giorno del coraggio. La domenica dobbiamo dunque attingere nuovo coraggio? E dove lo attingiamo questo coraggio? A scuola? No; in chiesa: sì, avete gridato in chiesa ed avete risposto bene. In chiesa partecipiamo all’Eucaristia e dall’Eucaristia ci viene la forza. Gesù nell’Eucaristia ci ha lasciato il suo corpo ed il suo sangue e da questi attingiamo la nostra forza. Così noi la domenica andiamo tutti in chiesa per partecipare all’Eucaristia e riprendere così le forze. Ci riposiamo in casa, per riprendere le forze del fisico ed anche psichiche con il riposo. In chiesa invece, accostandoci all’Eucaristia riprendiamo le forze dello spirito. Bene, alla fine devo dire che questo nostro incontro è stato un po’ un colloquio, ma anche un po’ un esame. Ma devo dire che se il colloquio è stato qualche volta un esame è andato molto bene. Dio benedica voi, le vostre famiglie e la vostra parrocchia.   

Al consiglio pastorale della parrocchia 

Al termine della celebrazione eucaristica il Papa, dopo essersi intrattenuto in sacrestia con gli altri parroci della Prefettura, incontra i membri del Consiglio Pastorale il cui segretario gli rivolge un breve saluto, al quale il Santo Padre risponde con le seguenti parole.  

La parola economia ha un significato particolare. Essa deriva dal greco e significa sollecitudine per l’insieme, per la casa, per la famiglia. La tradizione patristica ci dice che c’è una economia divina del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. In questa economia Dio si è dimostrato Amore. E così si spiega anche la parola centrale della liturgia di oggi “Amerai”. Dio è carità e amore, egli ci ha dato la testimonianza somma di questo amore in Gesù Cristo e poi ci ha lasciato anche il comandamento più grande, quello principale: “amerai”. Ecco così si spiega perché la parrocchia è il compimento, l’attuazione di questo amerai. La gente si sente riunita dal quartiere dagli impegni dalla quotidianità è così cresce l’idea di essere insieme. Essere insieme è sempre segno di carità, di amore; quello che divide è l’egoismo, quello che unisce, quello che fa camminare insieme è la carità. Prolungando quasi la tematica della nostra liturgia voglio augurarvi questo amore che unisce, che vi porta a camminare insieme e che tiene insieme anche il Consiglio. Il Consiglio serve per consigliare il Parroco, per guidare il cammino della parrocchia, e tutto questo deve essere radicato nell’amore. Anche questo fa parte dell’economia temporale. Vi auguro anche tanto di questo amore per la vostra vita familiare, lo auguro tra gli sposi, tra i genitori e i bambini, tra i vicini di casa, tra i parrocchiani. Vi ringrazio per il vostro impegno nella parrocchia.  

Ai giovani della parrocchia 

L’ultimo incontro con la comunità parrocchiale è stato riservato ai giovani. Si svolge nel piccolo teatro della comunità. Il Santo Padre per il suo discorso ai giovani prende spunto da alcune canzoni che sono state eseguite dal coro: “Lodato sii mi Signore” e “Samuel”. Si sofferma in particolare su “Samuel”.  

“Lodato sii mi Signore” e “Samuel”. “Samuel era un ragazzo piuttosto coraggioso. Ma quando ha udito la chiamata ha avuto paura. Ha chiesto al suo superiore cosa essa volesse dire. Ed aveva paura. D’altra parte se si ascoltano le parole della liturgia della domenica soprattutto quell’“amerai il Dio tuo con tutto il tuo cuore” allora si sente paura. Lo dico soprattutto ai giovani: probabilmente anche voi la sentite di fronte a quell’“amerai il tuo Dio come te stesso”. Come amare Dio che non vedo? È vero così: questo è l’amore salvifico, la paura significa che c’è amore. Ce lo spiega San Giovanni che scrive “devi amare il tuo fratello”. Ma come puoi amare Dio, che non vedi, se non ami tuo fratello? È entrato nel centro della nostra paura e ce l’ha spiegata: Dio viene amato, viene abbracciato nel nostro cuore se amiamo i nostri fratelli. Attraverso l’amore verso il nostro fratello amiamo Dio. È questo il comandamento dell’amore. Dunque ora come quindici anni fa vi dico “Non abbiate paura” non abbiate la paura di Samuel se Dio vi chiama per nome: se ti chiama alzati e cammina verso questa voce e ripeti: sono qui. Questa risposta è coraggiosa, ma è anche giusta. Dio è amore e ci chiama sempre per amore”.

 

© Copyright 1993 - Libreria Editrice Vaticana

 



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