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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA
DI SANTA MARIA MADRE DELL'OSPITALITÀ

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 17 aprile 1994

 

Certamente voi non avete molte ricchezze! Questo si vede subito: avete solamente questa chiesetta, come nei territori delle missioni, come in Africa. Peccato che non sia venuto con me un Vescovo africano. Adesso a Roma ce ne sono tanti che partecipano al Sinodo africano. Tutta l’Africa è presente a Roma: Roma è “africanizzata” . . .

Questi poveri fratelli nostri dell’Africa non hanno molte ricchezze, ma hanno una ricchezza grande costituita da loro stessi, dalla loro fede. Così dovete essere anche voi, che, grazie a Dio, siete più anziani, più ricchi in genere, perché gli italiani sono tra i Paesi più progrediti, più ricchi del mondo. Ma anche in questi Paesi più ricchi vi sono parrocchie che mancano di ricchezze. Hanno solamente questa ricchezza sostanziale rappresentata da loro stesse: rappresentata da voi intorno a Gesù Crocifisso, a Gesù Risorto, intorno alla sua Madre, che è la vostra Patrona, intorno ad un sacerdote.

Qui sembra che abbiate dato vita alla comunità come la madre dà la vita al suo bambino. Con forza, con dedizione, con sacrificio avete dato vita a questa vostra comunità parrocchiale, nella periferia di Roma. Avete arricchito così la Chiesa di Roma, con questa comunità, con questo Cristo che qui soffre, ma che qui risorge, in voi, nella vostra fede, nelle vostre famiglie.

Vi saluto di cuore. È l’unico caso in cui il Papa visita due parrocchie nella stessa domenica: prima la vostra, e poi andremo all’altra di San Bernardino da Siena. È lo stesso Parroco che guida, che segue le due parrocchie. Vi invito, anche se non so se sia possibile, a venire anche là... Piuttosto è lui un Parroco “viaggiante”, itinerante.

Questa è la prima volta. E quando ci sarà dato di visitare la vostra comunità per la seconda volta, vi auguro di avere anche una Basilica. Forse si potrebbe portare una delle Basiliche della vecchia Roma e impiantarla qui. Così è cresciuta la fede, così è cresciuta la Chiesa, così è cresciuta la Chiesa di Roma. E noi siamo testimoni di questa crescita, di questo sviluppo: testimoni con la nostra predicazione, con la nostra fede e con il nostro amore.

Devo esprimere questo amore a tutti i presenti, a tutte le generazioni, dai più anziani ai più piccoli, ai neonati, ai nascituri, a tutti. Vi offro una Benedizione che vorrei sia anche portata in tutte le case, in tutte le famiglie.

Grazie per questo incontro primaverile!

Ai bambini e ai giovani di San Bernardino da Siena

Vi saluto nel nome di Gesù. La prima cosa che vorrei sapere è: come ha potuto questo piccolo ragazzo rubare tutte le cose che ha detto? Lui è piccolo, innocente, certamente non ha mai rubato. Ma ha citato le parole evangeliche di un altro, che veramente ha rubato, ha acquistato beni non suoi, si è arricchito con questi beni. Si chiamava Zaccheo. Lui non è Zaccheo, è un bravo ragazzo...

Vorrei dire una cosa interessante. Gesù non si ruba; ma Lui vuole essere “rubato”, vuole essere “acquistato”, vuole diventare nostra proprietà, come ci ha detto questa ragazza giovanissima, studentessa, catechista. Gesù vuole essere “rubato”, vuole essere acquistato da noi, vuole diventare nostra proprietà. E venuto nel mondo come il Figlio eterno del Padre eterno per diventare uno di noi, per diventare quasi la nostra proprietà. Questa proprietà è sempre espressa dalla lampada ardente davanti all’altare. Lui è sempre qui, sempre ci aspetta, sempre vuole che veniamo a prenderlo con noi, a farlo diventare nostra proprietà, per camminare con noi, sulle strade del mondo, della nostra vita.

Così è Gesù. E Gesù crocifisso ha “acquistato” anche questo ambiente attraverso San Bernardino da Siena, Santo italiano, grande apostolo del nome di Gesù, egli stesso “acquistato” da Gesù. Ha scelto questo ambiente di Roma, questa parrocchia per diventare qui il Patrono di tutti quelli che vogliono “rubare” Cristo.

Vi saluto cordialmente. Questa è una visita primaverile: c’è la primavera. Nel nome di questa primavera vi saluto, perché la primavera sono questi bambini. Voi siete primavera di Roma, primavera d’Italia, del mondo! Vi auguro di crescere con Gesù. Gesù vuol crescere con voi, vuol diventare la vostra vita, la vostra crescita, il vostro sviluppo, il vostro futuro. Lo auguro di cuore a quelli che si preparano alla Prima Comunione, a quelli che si preparano anche alla Cresima e poi a quelli che già sono pronti a guidare gli altri, ad aiutare gli altri.

Il vostro parroco è molto gioioso. L’ho invitato in Vaticano con il Cardinale Ruini, con Monsignor Mani. Vedo che è molto gioioso, è molto contento di essere il vostro parroco. Penso che anche voi siate contenti di averlo.

Rivolgendosi poi ai numerosi giovani che proprio la scorsa domenica avevano ricevuto il Sacramento della Confermazione il Papa ha ricordato.

La Cresima non è solo una domenica è tutta la vita. Si diventa “soldato di Cristo” per essere poi testimoni. Cresimato vuol dire un po’ apostolo, come quelli che stavano intorno a Gesù e che Gesù ha confermato, ha “cresimato” con la sua Parola, con la sua morte in croce, con la sua Risurrezione. Voi cresimati siete già simili a quegli apostoli. Vi auguro di essere fedeli alla vostra Cresima durante tutta la vita.

Agli animatori dei centri pastorali

Avevo pensato di concludere come un vecchio filosofo, con Aristotele e Platone. Ma poi ho abbandonato l’idea, per concludere con Michelangelo.

Voi sapete che da poco è stata riaperta la Cappella Sistina. Pensavo oggi: ecco, bisogna tornare un po’ dietro, bisogna andare al vecchio Foro Romano, bisogna vedere le rovine della Roma antica e bisogna vedere quella prima cappella cristiana dentro un edificio romano, pagano, dove è dipinta la Vergine Maria. Era il secolo IV.

Da studente, con grande attenzione, ho cercato le Catacombe, ho cercato le prime Basiliche. Erano delle abitazioni, delle case private: Santa Balbina e tante altre Basiliche di Roma, più antiche, più prestigiose, più sante.

Da questi inizi, da questi principi così modesti si è arrivati non solamente ad un roveto, ma ad un albero grande, molto ramificato a cui vengono tutti, si precipitano tutti perché c’è Michelangelo, c’è la Cappella Sistina che è frutto di una lunga maturazione della fede, dell’arte cristiana della Chiesa incarnata. Se non ci fosse l’incarnazione di Dio, il Verbo, non sarebbe mai stata possibile la Cappella Sistina.

Questa cosa vi è stata detta per incoraggiarvi. Voi avete qui degli inizi piuttosto modesti. Ma avete questa ferma convinzione che la Chiesa siamo noi: ciascuno di noi è tempio del Dio vivente. La Chiesa siamo noi, la Chiesa è la famiglia. E non si deve mai disperare per le famiglie, perché una volta si ritroveranno come Chiesa. Non possono vivere fuori della Chiesa, senza essere Chiesa, perché così ha deciso Iddio creando l’uomo maschio e femmina, creandoli come erano all’inizio per diventare poi un modello della Chiesa, come leggiamo nel Vangelo e soprattutto in San Paolo agli Efesini.

Tutto questo è un presagio, una profezia per le vostre due parrocchie. Una è un po’ più ricca perché ha un tetto, l’altra è meno ricca, ha una cappellina piccola. C’è lo stesso parroco, che è molto entusiasta delle sue due parrocchie. Dice: quale parroco di Roma ha due parrocchie? È vero. Quando il Papa avrebbe potuto nella stessa domenica visitare due parrocchie? E la prima volta e forse l’ultima . . .

Pensavo che qui avrei dovuto incontrare il Consiglio Pastorale. Nelle parrocchie già ben sistemate c’è un gruppo di persone. Qui invece c’è quasi la parrocchia intera! Mi diceva il parroco che ci sono tanti “Consigli”, diversi ambienti, diversi compiti. È furbo questo parroco! . . .

Sono queste un po’ le impressioni di questa visita che porto con me ritornando a Roma, in Vaticano, per predicare, soprattutto per pregare il “Regina Coeli”. E poi anche per combattere un programma, un progetto fatto dalle Nazioni Unite, che vogliono distruggere la famiglia. Dio mio! Nazioni Unite! Io dico semplicemente: ripensateci, convertitevi! Se siete Nazioni Unite non potete dividere, distruggere!

 

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