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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL MINISTRO ITALIANO PER LA FAMIGLIA E
GLI AFFARI SOCIALI IN OCCASIONE DELLA
«GIORNATA MONDIALE SULL'HANDICAP»

Sabato, 3 dicembre 1994

 

Signor Ministro,

Sono molto lieto di accoglierLa, insieme con questo distinto gruppo di persone, che saluto con affetto. Il nostro incontro avviene nella significativa ricorrenza della “Giornata Mondiale sull’Handicap”, prima che l’Anno Internazionale della Famiglia giunga al termine. Disabile e famiglia costituiscono un binomio importante, su cui è necessario fermarsi a riflettere.

In effetti, non è possibile venire incontro efficacemente ai bisogni ed alle esigenze dei portatori di handicap se non si coinvolgono i rispettivi nuclei familiari; quando poi, per vari motivi, su di essi non si può contare, conviene porre ogni impegno nel cercare esperienze familiari o comunitarie sostitutive, che offrano alla persona la possibilità concreta di giungere a muoversi con sufficiente autonomia nella complessa società moderna. Se la famiglia costituisce l’ambiente primario in cui ogni uomo sviluppa la propria identità e le proprie relazioni, ciò vale a maggior ragione per le persone che incontrano, nell’iter di tale sviluppo, ostacoli più o meno gravi di vario genere.

A sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di tutti i portatori di handicap mira l’odierna Giornata Mondiale, che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha opportunamente istituito due anni or sono. I cristiani, che hanno ricevuto dal Signore il comando di non amare soltanto a parole, ma con i fatti e nella verità (cf. 1 Gv 3, 18), hanno moltiplicato nei secoli le iniziative di concreta solidarietà verso le più svariate forme di disagio che le persone di qualsiasi età possono presentare. La Chiesa, mentre li incoraggia a perseverare in questo impegno, non manca di offrire il proprio sostegno ad ogni iniziativa che, come la presente, miri a promuovere la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, particolarmente verso quanti rischiano, a causa del loro handicap, d’essere posti ai margini della società.

Non si costruisce un mondo autenticamente umano, se persone e famiglie non sono messe in condizione di essere realmente protagoniste di se stesse, in un contesto di libero e solidale sviluppo ispirato e sorretto da valori universali e perenni.

Nell’esprimerLe, Signor Ministro, il mio cordiale augurio per il lavoro che Ella svolge nel fondamentale settore della famiglia, invio un saluto affettuoso, attraverso le persone qui presenti, a tutti i disabili d’Italia, sui quali invoco, apportatrice di conforto, la benedizione del Signore.

 

© Copyright 1994 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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