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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE
DEGLI OBLATI DI SAN GIUSEPPE

Venerdì, 4 febbraio 1994

 

Amatissimi fratelli nell’Episcopato,

1. Vi saluto con affetto nel Signore e vi do il mio più cordiale benvenuto a questo incontro con il quale culmina la vostra visita “ad limina Apostolorum”, che rinnova la gioia e l’impegno di unità ecclesiale tra i Pastori, il clero e i fedeli della Chiesa in Honduras e il Successore di Pietro. Con le parole di San Paolo, vi auguro “grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro” (1 Tm 1, 2). Mi riempie di gioia poter condividere, ancora una volta, in spirito di autentica fraternità, la sollecitudine pastorale per la vita, le speranze, le difficoltà delle vostre rispettive diocesi, il che mi consente anche di compiere il mandato ricevuto dal Signore di confermare nella fede i miei fratelli (cf. Lc 22, 32).

Ringrazio vivamente Mons. Raúl Corriveau, Vescovo di Choluteca e Presidente della Conferenza Episcopale, per le cortesi parole che mi ha rivolto come espressione del sentimento di tutti i suoi Fratelli nell’Episcopato, e con le quali ha voluto sottolineare la profonda comunione con la Sede apostolica che anima il vostro generoso e abnegato ministero.

2. Dopo aver esaminato i rapporti quinquennali e i colloqui che abbiamo avuto, sono lieto di rilevare che una delle vostre principali preoccupazioni pastorali è il consolidamento e il rafforzamento dell’istituzione familiare nel vostro amato Paese. Che fonte di speranza constatare come tutta la Chiesa che peregrina in Honduras desideri ardentemente, insieme a voi, suoi legittimi Pastori, rafforzare le strutture della famiglia!

Conosco le specifiche difficoltà che dovete affrontare in questo pressante apostolato, ma so che siete fermamente convinti che “La famiglia, quale fondamentale e insostituibile comunità educante, è il veicolo privilegiato per la trasmissione di quei valori religiosi e culturali che aiutano la persona ad acquisire la propria identità. Fondata sull’amore e aperta al dono della vita, la famiglia porta in sé il futuro stesso della società; suo compito specialissimo è di contribuire efficacemente ad un avvenire di pace” (Giovanni Poalo II, Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, 8 dic. 1993, n. 2).

Nell’Assemblea Nazionale di Pastorale, che avete celebrato lo scorso mese di novembre, e alla quale hanno partecipato laici qualificati così come delegati dei sacerdoti, religiosi e religiose, avete analizzato la realtà della famiglia in Honduras, constatando con preoccupazione, ancora una volta, l’alta percentuale di unioni libere e instabili, che causano gravi carenze di struttura familiare e sono alla base di situazioni irregolari e di frequenti fenomeni di disgregazione; a tutto ciò si aggiunge l’incidenza di funeste campagne contro la natalità, in contrasto con le esigenze di un’autentica e responsabile paternità (cf. Gaudium et spes, 50-51), cosa che voi non avete mai cessato di denunciare con coraggio. Nonostante ciò, il vostro popolo conserva una religiosità profonda, segno di una purificata fede e amore verso Dio, di venerazione filiale verso la Santissima Vergine e di fedeltà alla Chiesa. Affinché le sue radici cristiane conservino tutto il loro vigore, vi incoraggio nel vostro impegno per portare a termine il piano nazionale di pastorale familiare, che avete elaborato per questo Anno della Famiglia, e che nel corso di una cerimonia solenne alla quale hanno partecipato le forze vive della vostra patria, avete offerto alla Vergine di Suyapa, vostra Patrona Celeste.

3. Sono convinto che tutto ciò che fate a favore della famiglia e della promozione dei suoi valori porterà ad un aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose, così necessarie per un futuro più promettente della Chiesa in Honduras. A questo proposito sono lieto di apprendere che il numero dei sacerdoti diocesani è in aumento, che il Seminario Maggiore Nazionale di Nostra Signora di Suyapa gode già del riconoscimento civile dei suoi studi e che avete già istituito sei Seminari Minori, nei quali avete riposto fondate speranze.

Sapete bene che la vocazione sacerdotale o religiosa nasce e si consolida generalmente in seno alla famiglia. D’altra parte l’esperienza ci mostra che quei focolari domestici in cui i coniugi sono impegnati in compiti apostolici sono terreno fertile perché il Signore chiami a seguirlo alcuni dei loro membri nella vita sacerdotale o religiosa. Incoraggiate quindi tutte le famiglie cristiane e specialmente quelle che militano nei movimenti apostolici affinché vivano intensamente e con gioia le virtù del focolare domestico e siano sempre aperte alla possibilità che il Signore chiami al suo esclusivo servizio qualcuno dei suoi membri.

4. Uno dei fattori che incide in modo rilevante sulla concezione dei valori che l’istituzione familiare incarna è costituito, come ben sapete, dai mezzi di comunicazione sociale. In effetti, mediante essi si possono creare ingannevoli stereotipi sulla famiglia, presentando come desiderabile l’infedeltà coniugale, giustificando il crimine dell’aborto e diffondendo la mentalità favorevole al divorzio e la cultura edonistica della società dei consumi. Non risparmiate sforzi nella promozione e nell’appoggio dei mass-media, in particolare della radio che, tenendo conto delle reali condizioni del vostro Paese, è senza dubbio uno strumento molto idoneo all’evangelizzazione della famiglia, alla difesa della vita e che può diffondere i valori incarnati dalla Sacra Famiglia di Nazareth. Allo stesso tempo, la diffusione dei contenuti essenziali della dottrina cattolica, attraverso i mezzi di comunicazione, rappresenterà un valido aiuto per contrastare l’azione proselitista delle sette e dei nuovi gruppi religiosi che, anche in Honduras, creano confusione fra i fedeli e attentano alla loro identità cattolica seminando divisione e incertezza.

So che avete appena vissuto una nuova tappa nel processo di consolidamento democratico del vostro amato Paese. Mentre chiedo a Dio di rafforzare i vincoli di solidarietà e di promuovere il progresso umano e spirituale di tutti gli amatissimi figli dell’Honduras, faccio voto affinché le sue autorità possano rispettare sempre più adeguatamente gli incalzanti obblighi a favore della famiglia. Permettetemi di ricordare, in questa circostanza, le parole del mio recente Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: “Nucleo originario della società, la famiglia ha diritto a tutto il sostegno dello Stato per svolgere a pieno la propria peculiare missione. Le leggi statali, pertanto, devono essere orientate, a promuoverne il benessere, aiutandola a realizzare i compiti che le spettano. Di fronte alla tendenza oggi sempre più incalzante a legittimare, quali surrogati dell’unione coniugale, forme di unione che per la loro intrinseca natura o per la loro intenzionale transitorietà non possono in alcun modo esprimere il senso e assicurare il bene della famiglia, è dovere dello Stato incoraggiare e proteggere l’autentica istituzione familiare, rispettando nella naturale fisionomia i diritti innati ed inalienabili” (Giovanni Poalo II, Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, 8 dic. 1993, n. 5).

La pace e l’armonia nelle famiglie, che tutti desideriamo, devono avere radici ben salde nella dignità dell’uomo e dei suoi diritti. Non può esistere pace autentica se non esiste un impegno serio e deciso nell’applicazione della giustizia sociale. In questo compito, un ruolo fondamentale è svolto dalle persone investite dell’autorità pubblica. Come segnalavo nell’Enciclica Redemptor hominis “Il dovere fondamentale del potere è la sollecitudine per il bene comune della società” (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 17). È quindi necessario ravvivare i valori morali quali la solidarietà, la laboriosità, l’onestà nello svolgimento delle funzioni pubbliche, lo spirito di partecipazione; tutto ciò sarà la migliore garanzia per ottenere una maggiore coesione sociale tra gli abitanti dell’Honduras e un impegno più deciso nella ricerca attiva del bene comune.

5. Questo incontro di oggi, amati fratelli, mi offre l’opportunità di manifestare la mia soddisfazione perché in numerose occasioni avete fatto udire la vostra voce a favore dei più poveri e dei più indifesi.

Alla vostra missione di Pastori non è estraneo il vasto campo rappresentato dalla diffusione e dall’applicazione della dottrina sociale della Chiesa poiché ciò è: “parte essenziale del messaggio cristiano, e che tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore” (Eiusdem, Centesimus annus, 5).

Per svolgere questo compito è particolarmente necessario il contributo di tutti gli agenti di pastorale, ma in modo speciale dei laici, i quali, come esigenza della loro vocazione cristiana, devono “permeare e perfezionare l’ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico” (Apostolicam actuositatem, 5).

Il loro impegno apostolico deve anche condurre a una partecipazione più attiva alla vita liturgica e sacramentale della Chiesa. In effetti, il Concilio Vaticano II ci ricorda che la liturgia è “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Infatti le fatiche apostoliche sono ordinate acché tutti, diventati figli di Dio, mediante la fede e il battesimo, [ . . .] partecipino al sacrificio e mangino la cena del Signore” (Sacrosanctum Concilium, 10).

A questo proposito desidero rivolgere un saluto particolare e affettuoso ai delegati della Parola, che già hanno celebrato le “Nozze d’argento” della loro fondazione ad opera di Mons. Marcelo Gerin, Vescovo Emerito di Choluteca, che nonostante la sua delicata salute è ritornato in Honduras e continua ad animarli con la sua saggezza e con la sua testimonianza. Date le condizioni geografiche e demografiche del vostro Paese, essi rappresentano una forza apostolica di grande importanza nel campo della Nuova Evangelizzazione. A questo proposito, oltre al Catechismo della Chiesa Cattolica, i Delegati della Parola potranno trovare nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, così come nella Lettera che rivolgerò prossimamente alle famiglie, validi strumenti di studio e di riflessione in vista di una più incisiva presenza nella pastorale familiare, non solo nelle zone rurali, ma anche nei nuclei urbani.

6. Infine, dato che anche voi formate una famiglia nel ministero episcopale, desidero ricordare con affetto due membri dell’Episcopato dell’Honduras, i quali, uno per motivo di età e l’altro per ragioni di salute, non hanno potuto partecipare a questa visita “ad limina”: Mons. Héctor Enrique Santos Hernández, S. D. B., Arcivescovo Emerito di Tegucigalpa, e Mons. Jaime Brufau Maciá, C. M., Vescovo Emerito di San Pedro Sula. Ad entrambi, fedeli servitori del Vangelo, vi prego di trasmettere il mio saluto fraterno e la viva gratitudine della Sede apostolica.

Andate avanti, con fermezza e con perseveranza sul cammino di rinnovamento che avete tracciato. Vivete gioiosamente l’unità e la pace, che sono frutto e garanzia della presenza dello Spirito Santo. Il rafforzamento dello spirito di collegialità in seno alla vostra Conferenza Episcopale contribuirà certamente a dare vigore al vostro ministero e vi aiuterà a seguire meglio le realtà pastorali. La testimonianza di unità tra di voi sarà anche motivo e stimolo per consolidare ancora di più l’unione tra i vostri sacerdoti, tra gli agenti di pastorale e con gli altri membri delle vostre Chiese particolari.

7. Ieri il Signore ci ha concesso la grazia di concelebrare la Santa Messa nella solennità di Nostra Signora di Suyapa, Patrona dell’Honduras. Ciò ci fa pensare al Cenacolo, il giorno della Pentecoste, quando i discepoli di Gesù stavano intorno a Maria. Che la Madre e Patrona della vostra Patria copra con il suo manto protettore tutte le famiglie dell’Honduras. Ad Ella, affido le vostre intenzioni e i vostri aneliti pastorali affinché il suo Figlio divino renda più fecondo il vostro ministero episcopale.

Con sentito affetto vi imparto la benedizione apostolica, che estendo ai Prelati assenti, ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi e ai delegati della Parola, e a tutti gli amatissimi fedeli dell’Honduras, in particolare ai poveri, ai malati e a quanti soffrono.

 

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