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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA
DI SANTA MARIA ASSUNTA E SAN GIUSEPPE

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 16 gennaio 1994

 

“Noi non abbiamo molte ricchezze”: queste sono le prime parole che ho sentito entrando nella Chiesa. Voi sapete bene chi le canta. E ho pensato così veramente che questi ragazzini dell’asilo, della scuola elementare, media, forse superiore, non hanno molte ricchezze. Che cosa sanno? Sanno gridare, certamente, e lo si sentiva subito. Sanno gridare. Ma non era solamente un grido, era un canto. Sanno cantare bene. Poi si vedeva sempre di più: sanno guardare con questi occhi belli, sanno essere gentili. La vostra rappresentante oratrice mi ha detto tante cose, ha detto che sono molto sensibili ai dolori degli altri, dei bambini, del mondo intero.

“Sono capaci di imparare diverse cose, sono capaci di imparare le verità della fede, della catechesi, anzi di più: sono capaci di consacrarsi alla Vergine Immacolata per il bene degli altri, soprattutto per fermare la guerra. Ecco, sono capaci di gridare, ma non è un grido superficiale, è un grido che viene dal cuore, e io confido molto in questo grido dei vostri cuori ragazzini, perché questo grido arriva fino al cuore di Gesù. E noi abbiamo bisogno di questo grande grido della preghiera dei cuori dappertutto, specialmente adesso in questo mese, ma non solamente.

“Voi avete menzionato i guai, la guerra nella vicina Bosnia ed Erzegovina, nella ex Jugoslavia. Ci vuole un grande grido e invito tutta la Chiesa a questo grido della preghiera il giorno 23 gennaio, domenica prossima. Spero che per questo grido di tutti, per questa preghiera di tutti, la vostra sarà molto importante. Perché Gesù vi ama, Gesù vi ascolta, vi accarezza.

“Quando vedo i bambini ancora più piccoli di voi come sanno elevare le mani - ho guardato come elevano le mani le suore, sì lo fanno molto bene, ma i piccoli bambini ancora meglio, perché è la loro caratteristica - è incantevole quello che loro fanno perché imitano gli anziani, i più grandi, ma devono essere come sono, devono elevare le mani come elevano. Questo è il loro privilegio e per questo noi vi amiamo tutti: i vostri genitori, le vostre maestre, le suore, i sacerdoti, il Papa. Tutti vi amano”.

Al consiglio pastorale

“Grazie alle due oratrici, molto eloquenti ma “cum fondamento in re”. Grazie a tutti i presenti, a tutti i rappresentanti. Rappresentati sono tutti i parrocchiani, tutta la grande comunità: sono in 25.000! Dopo queste due introduzioni non avrei molto da dire, ma dico solo che sono molto contento che, dopo un periodo di sosta che mi è stato imposto, anche dal Cardinale Vicario, posso riprendere le visite e che questa prima visita del nuovo anno è qui a Primavalle. Mi chiama qui lo Spirito di questo ambiente, la sua storia, perché la conoscevo in anticipo attraverso la figura di Madre Orsola Ledòchowska e poi, di recente, attraverso la figura del Beato Giovanni Calabria, che ho beatificato a Verona.

“Allora auguro che questa parrocchia, grazie anche alla missione e al ministero del Consiglio Pastorale, sia sempre di più una famiglia. La famiglia è la ricchezza dell’uomo. Non si deve distruggere questa ricchezza, non si deve distruggere l’uomo, la donna. Tutti la devono guardare perché è una ricchezza di loro e di ciascuno di loro. È una cosa stupenda. La prima creatura di Dio è la famiglia. Quando Dio creò maschio e femmina, già da questo momento creò la famiglia, e poi ha consacrato questa famiglia attraverso il Natale di Gesù, attraverso Betlemme, attraverso Nazaret. E così la famiglia esiste sempre nel mondo, oggi attraverso molte difficoltà, è vero, che vengono dalla civiltà del consumo, dalla civiltà indifferente a Dio, ma si riprende sempre. È più forte di quanto si pensi. Vi auguro che la vostra parrocchia diventi sempre più una famiglia, perché famiglia è modello per tutto. Si dice famiglia per la parrocchia, si dice per la Chiesa - leggiamo anche nella Lumen gentium - si dice anche per l’umanità: famiglia umana”.

Alle Suore Orsoline

Le Suore Orsoline sono un po’ colpevoli di non avermi fatto tornare a Cracovia. Forse ho dimenticato lì qualche bagaglio. Questo si diceva per scherzare e per dare una consolazione a tutte le Orsoline che in Polonia si chiamano “grigie”. Ma questo è solo il colore apparente, perché il colore spirituale è molto profondo: sono di Gesù Agonizzante. È questo che voleva mettere in rilievo la vostra grande fondatrice, la Beata Orsola”.

Ai giovani

L’ultimo incontro della mattinata Giovanni Paolo II lo ha con i giovani, verso i quali mostra sempre una speciale predilezione. In oltre 300 lo accolgono festosamente e gli danno appuntamento a Manila, nelle Filippine, nel gennaio 1995, per il prossimo raduno mondiale della Gioventù. Il Papa si rivolge loro con le seguenti parole.

Gesù ha detto: “I poveri li avrete sempre”, grazie a Dio. Io dico grazie a Dio contro tutto ciò che si propaga nel nostro mondo occidentale, nordico, mondo ricco. I ricchi sono più poveri di tutti i poveri. Lo dico un po’ non contro la dottrina sociale della Chiesa, ma sulle tracce di quella dottrina, perché la dottrina sociale della Chiesa non è altro che il Vangelo. Ma lo dico soprattutto con riferimento a questo quartiere, a Primavalle, che era povero. E cosa ha guadagnato? Ha guadagnato che è venuto qui Don Calabria; è venuta Madre Orsola Ledòchowska; sono arrivati i ragazzi della Comunità di Sant’Egidio, che cantano sempre che non hanno ricchezze, solamente la Parola di Dio, molto poveri ma sanno agire in tutto il mondo; poi sono arrivati i ragazzi della GAM. Allora tutte le ricchezze, tutti i carismi confluiscono in questo quartiere, in questa parrocchia con grande speranza che là si troverà una vita umana autentica, non soffocata dalle ricchezze. Una vita umana autentica perché basata sulle ricchezze spirituali che ci ha portato Gesù.

Carissimi, ho fatto a voi questo discorsero un po’ enigmatico, ma spero che non sia tanto lontano da quello che voi pensate, che voi sentite, che voi siete. Voi siete anche poveri, i giovani non hanno ricchezze, ma pensano sempre a viaggiare: Denver, Manila. Io dico: avere soldi? Si spera. Anch’io spero. Allora, vi auguro, carissimi, di avere sempre ricchezze in questo quartiere, in parrocchia, nella Chiesa, nel vostro popolo italiano, nell’Europa, nel mondo e in tutti quelli che hanno bisogno di voi, e sono tanti . . .”.

 

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