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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI LATINI NELLE
REGIONI ARABE IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 3 settembre 1994

 

Vostra Beatitudine,
Cari Fratelli nell’Episcopato,

Cari amici,

1. In occasione della vostra visita “ad limina Apostolorum”, sono lieto di accogliere voi, Vescovi Latini delle Regioni Arabe, che venite a Roma ripercorrendo in un certo modo il cammino percorso dall’apostolo Pietro. Ringrazio Mons. Sabbah per le parole che mi ha appena rivolto per esprimere il senso della vostra visita e le vostre principali preoccupazioni.

La vostra presenza mi ricorda quella vasta regione che ha visto nascere le più antiche civiltà del bacino del Mediterraneo. E lì che nostro Signore Gesù Cristo ha scelto di nascere in seno al Popolo eletto e di compiere la sua missione redentrice. Voi sapete che io serbo in fondo al cuore il desiderio di fare un pellegrinaggio in quelle terre tanto amate, in particolare nei Luoghi che la presenza del Salvatore ha santificato.

2. Le vostre regioni sono state per lungo tempo lacerate da conflitti che hanno provocato molte sofferenze e, in particolare, hanno danneggiato le comunità cristiane. Con voi, vorrei salutare le prospettive di pace aperte da diversi accordi ed esprimere la mia viva speranza che, negli altri luoghi dove le soluzioni pacifiche tardano a venire, si riuscirà a superare ciò che ancora si oppone e a limitare le conseguenze delle guerre distruttrici. Le vostre comunità sono a volte poco numerose; esse includono famiglie la cui presenza risale a tempi lontani e persone venute da altre regioni del mondo per lavorare. Potete assicurare i vostri interlocutori del fatto che tutti i cattolici desiderano intrattenere buoni rapporti con le autorità civili e mettersi al servizio della società, in particolare mediante opere educative o socio-caritative da cui nessuno viene escluso.

3. I fedeli dell’Islam rappresentano la maggioranza fra i popoli delle vostre regioni. La presenza cristiana, quasi ovunque minoritaria, non è meno antica, e tutti i vostri fratelli cristiani si augurano che essa rimanga viva. Malgrado le difficoltà, malgrado l’emigrazione che indebolisce alcune vostre diocesi, continuate a rendere una testimonianza evangelica generosa di pace e di amore, secondo le parole di Gesù. Proseguite nel dialogo interreligioso con l’ebraismo e con l’Islam. Si tratta di cercare di comprendersi sempre meglio, di collaborare efficacemente in diversi campi per promuovere lo sviluppo delle persone e l’armonia della società, si tratta di un atteggiamento di tolleranza e di reciproco rispetto per le convinzioni e per le attività religiose proprie di ogni comunità. Auspico in particolare che nei vostri Paesi, i cattolici abbiano quella libertà di culto che vorremmo vedere riconosciuta in tutto il mondo a tutti i credenti.

4. Ci auguriamo in particolare che, nella regione che ha visto Cristo affidare la sua Chiesa ai suoi Apostoli, si intrattenga il dialogo ecumenico. Esso progredirà solo se coinvolgerà l’insieme dei fedeli. E necessario che il desiderio di unità, espresso da Gesù nel cenacolo, pervada la catechesi, l’educazione, la predicazione e le attività sociali e caritative affinché una maggiore fedeltà al Signore consenta ai battezzati di avvicinarsi alla comunione plenaria per la quale Egli ha dato la sua vita (cf. Gv 17, 20-23).

5. Riguardo il Patriarcato Latino di Gerusalemme desidero esprimere davanti a voi la speranza generata dagli importanti passi compiuti sulla via della pace, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Sono lieto del fatto che la Santa Sede abbia potuto stabilire rapporti diplomatici con lo Stato di Israele e con il Regno di Giordania. Inoltre stiamo attualmente preparando l’apertura di rapporti ufficiali con i rappresentanti del popolo palestinese. Speriamo che ciò consentirà un dialogo sempre più fecondo fra tutte le parti e, per le vostre comunità cattoliche una serena prospettiva per il futuro.

Il Patriarcato Latino sta intensificando il suo impegno pastorale e io vorrei incoraggiarlo. La collaborazione del clero diocesano, dei religiosi, delle religiose e dei laici sarà promosso in particolare da un Sinodo diocesano che contribuirà al rinnovamento della vita ecclesiale. Potrete anche beneficiare dell’esperienza delle comunità religiose che, in Terra Santa, svolgono una missione specifica per la tutela dei luoghi santi, per gli studi biblici o per la formazione ecumenica; invito questi religiosi a partecipare di buon grado alla vita della Chiesa locale. Possa la Chiesa Latina di Gerusalemme progredire nella fedeltà alla missione affidatagli dal Signore!

6. Non posso parlare qui della situazione di ognuna delle vostre comunità; essa è già stata l’oggetto delle nostre conversazioni private. Vorrei tuttavia assicurare coloro tra i vostri fedeli che vivono condizioni molto difficili, di tutta la mia sollecitudine. Penso ai fedeli del Libano, Paese che deve ancora curare le proprie ferite e ristabilire lo spirito di convivenza di cui è stato per lungo tempo esempio. Affido in particolare a Nostra Signora del Libano la preparazione del Sinodo speciale e il mio vivo desiderio di visitare questo amato Paese.

La mia solidarietà è rivolta anche ai nostri fratelli e alle nostre sorelle dell’Iraq che subiscono le dure conseguenze di un embargo internazionale, causa di tante privazioni.

Nel Corno d’Africa, la Somalia vede protrarsi la sua prova, e non posso non ricordare la figura del compianto Mons. Salvatore Colombo, Vescovo di Mogadiscio, tragicamente scomparso. In questo sventurato Paese la Chiesa è stata dispersa, le sue strutture e i suoi luoghi di culto sono stati devastati. Do tutto il mio appoggio a Padre Giorgio Bertin, Amministratore Apostolico, nei suoi sforzi per riunire i cattolici rimasti nel Paese e ripristinare la vita ecclesiale.

In occasione di questa vostra visita penso anche alle migliaia di fedeli cattolici che risiedono in alcune delle vostre regioni come lavoratori stranieri: è triste sapere che viene loro rifiutata qualsiasi assistenza religiosa. Vorrei esprimere loro la mia solidarietà e rivolgere loro il mio fervente incoraggiamento a rimanere saldi nella fede in Gesù Cristo, malgrado tutte le difficoltà.

Affido al Signore tutti i popoli delle vostre regioni affinché possano sperimentare una pace consolidata e vedere rafforzate le istituzioni nazionali per il bene di tutti gli abitanti.

7. Nel concludere questo incontro, vi affido il saluto affettuoso che rivolgo ai fedeli, di cui avete la responsabilità pastorale, e in particolare ai sacerdoti che partecipano al vostro ministero. Possa il Signore suscitare fra voi numerose vocazioni! Dite ai vostri seminaristi che la Chiesa conta su di loro e che io li incoraggio a continuare nella loro formazione in modo esigente affinché diventino amministratori fedeli dei misteri di Dio che i loro fratelli e le loro sorelle attendono. Rivolgo anche un saluto e un incoraggiamento ai religiosi e alle religiose, la cui consacrazione a Dio e il cui impegno attivo rivestono una così grande importanza per la presenza cristiana nelle vostre regioni. Che il Signore consenta loro di continuare a testimoniare il suo amore e di ricevere l’appoggio di giovani vocazioni!

8. Cari Fratelli nell’Episcopato e cari amici, voi tornerete presto fra i vostri fedeli. Le comunità di rito latino sono vicine alle altre comunità cattoliche dei riti orientali. Avete molte preoccupazioni e molti compiti in comune: accrescete la vostra fraterna collaborazione per il bene di tutti.

Conosco le difficoltà insite nei vostri compiti pastorali quotidiani. Sappiate che il Successore di Pietro resta vicino a voi. Operate con coraggio e con la speranza di consolidare la comunione ecclesiale, invitando i membri della Chiesa ad alimentare la loro vita cristiana con la preghiera e con i sacramenti, a portare umilmente testimonianza della Buona Novella che essi hanno ricevuto e a condurre la loro vita fraterna nell’amore di Cristo.

A voi e a tutti i fedeli delle vostre comunità imparto di tutto cuore la mia benedizione apostolica!

 

© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana

 



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