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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA 34a CONGREGAZIONE GENERALE
DELLA COMPAGNIA DI GES

Ù

Giovedì, 5 gennaio 1995

 

Carissimi Delegati della Compagnia di Gesù,

1. Con la Celebrazione Eucaristica, nel corso della quale avete invocato lo Spirito Santo, è iniziata stamane la vostra Congregazione Generale, i cui lavori si protrarranno nelle prossime settimane.

E subito all'inizio avete voluto collocare l'incontro col Papa, per sottolineare il singolare carisma d'adesione al Successore di Pietro che, secondo Sant'Ignazio, deve caratterizzare la Compagnia di Gesù. Da Lui voi attendete di ricevere le «missioni», «affinché - come si legge nelle Costituzioni del vostro Istituto - in tutto sia maggiormente servito Dio nostro Signore e la Sede Apostolica» (Cost., 612). Nella scia del vostro Fondatore e dei suoi primi compagni, con questo gesto di adesione al ministero del Romano Pontefice dichiarate che la Compagnia è, totalmente e senza reticenze, della Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa.

Vi saluto con grande gioia, Religiosi carissimi, rivolgendo il mio pensiero anzitutto al Preposito Generale, Padre Peter-Hans Kolvenbach, che ringrazio per i sentimenti espressi a nome di tutti nell'indirizzo poc'anzi pronunziato. Con lui saluto il Consiglio generale e i 243 delegati che, rappresentando i Gesuiti di tutto il mondo, manifestano, con la varietà dei problemi e delle situazioni, la vitalità e la fecondità della Compagnia di Gesù.

2. Questa vostra Congregazione Generale riveste sicuramente una particolare importanza nell'attuale momento storico, essendo consacrata essenzialmente a discernere il contributo specifico che il vostro Istituto è chiamato ad offrire alla nuova evangelizzazione, alle soglie ormai del terzo millennio cristiano, e ad aggiornare l'organizzazione e la legislazione della Compagnia di Gesù per rendere un servizio sempre più adeguato e fedele alla Chiesa.

Perché possiate meglio svolgere il compito che vi accingete ad intraprendere, vorrei richiamare alla vostra riflessione alcuni punti di riferimento, già del resto ben presenti al vostro spirito. Essi, ne sono certo, vi aiuteranno a definire meglio il vostro contributo alla missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo contemporaneo, specialmente nella prospettiva del Grande Giubileo del 2000, dal quale dovrà essere rivelata una «nuova primavera di vita cristiana», grazie alla docilità dei credenti all'azione dello Spirito Santo (cfr. Tertio millennio adveniente, 18).

3. La Compagnia di Gesù è chiamata, innanzitutto, a riaffermare, senza equivoci e senza esitazioni, la sua specifica via a Dio, quale sant'Ignazio ha tracciato nella Formula Instituti: la fedeltà amorosa al vostro carisma sarà sicura fonte di rinnovata fecondità. Lo ricordava ai partecipanti alla trentaduesima Congregazione Generale il Servo di Dio Paolo VI: «Avete una spiritualità fortemente tracciata, un'identità inequivocabile, una conferma secolare che giunge dalla bontà dei metodi, che, passati attraverso il crogiuolo della storia, portano tuttora l'impronta della forte spiritualità di sant'Ignazio. Allora non bisognerà assolutamente mettere in dubbio che un più profondo impegno nella via fin qui percorsa, nel carisma proprio, non sia nuovamente fonte di fecondità spirituale e apostolica». L'indimenticabile Pontefice aggiungeva: «Tutti dobbiamo vegliare affinché l'adattamento necessario non si compia a detrimento dell'identità fondamentale, dell'essenzialità della figura del gesuita, quale è descritta nella Formula Instituti, quale la storia e la spiritualità propria dell'Ordine la propongono, e quale l'interpretazione autentica dei bisogni stessi dei tempi sembra ancora oggi reclamare. Quell'immagine non deve essere alterata, non deve essere sfigurata» (Insegnamenti di Paolo VI, vol. XII, 1974, pp. 1181-1182).

Non abbiate perciò paura di essere sempre più autentici figli di sant'Ignazio, vivendone pienamente l'originale ispirazione e il carisma in questo ultimo scorcio del secolo, approfondendo la vostra piena adesione alla Compagnia di Gesù. Il vostro carisma vi chiede di essere testimoni del primato di Dio e della sua volontà. «Ad maiorem Dei gloriam»: la vita religiosa, l'apostolato, l'impegno nel mondo della cultura e del «sociale», la sollecitudine per i poveri devono sempre avere come unica finalità la maggior gloria del Signore. Tutto ciò porta da sé ad evidenziare fortemente il primato della spiritualità e della preghiera: disattenderlo significherebbe tradire il dono che voi siete chiamati ad essere per la Chiesa e per il mondo.

4. Su questa esigente condizione spirituale ed ascetica, che deve essere alla base di ogni attività apostolica, poggia l'impegno per la nuova evangelizzazione nella prospettiva del terzo millennio. Si richiede innanzitutto un rinnovato slancio nell'attuazione del mandato del Signore affidato alla Chiesa: «Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Questo mandato di Cristo costituisce un compito essenziale della missione della Chiesa.

La Compagnia di Gesù, «ad hoc potissimum instituta ut ad fidei defensionem et propagationem... praecipue intendat» (Formula Instituti, 1), seguendo l'esempio di sant'Ignazio e del suo compagno prediletto, san Francesco Saverio, ha dato in tutti i tempi della sua esistenza un contributo significativo, anche col sangue di martiri, all'attuazione nelle diverse parti del mondo di questo compito missionario della Chiesa.

Sono certo che la Congregazione Generale non mancherà di prestare la dovuta attenzione ad un aspetto così fondamentale del vostro apostolato. Oggi, come ben sapete, i nuovi nazionalismi, le ideologie radicalizzate, il sincretismo religioso, certe interpretazioni teologiche del mistero di Cristo e della sua opera soteriologica, la difficoltà di trovare l'equilibrio fra l'esigenza dell'inculturazione del Vangelo e l'unità del messaggio in esso contenuto, come pure altre circostanze di carattere politico, sociologico e religioso rischiano di compromettere in radice la vostra presenza e la vostra attività evangelizzatrice in molti Paesi. Nonostante queste difficoltà, esorto l'intera Compagnia a perseverare nella missione di annunciare il Vangelo sulle linee avanzate del Regno di Dio.

5. L'impegno di evangelizzazione richiede anche una più generosa dedizione per favorire la piena comunione di tutti i cristiani. Nella recente Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente, ho indicato l'obiettivo dell'unità dei cristiani come preminente: «Tra le suppliche più ardenti di questa ora eccezionale, all'avvicinarsi del nuovo Millennio, la Chiesa implora dal Signore che cresca l'unità tra tutti i cristiani delle diverse Confessioni fino al raggiungimento della piena comunione» (n. 16). Questo grande sforzo di tutta la Chiesa deve vedere la Compagnia in prima linea: resistendo ad ogni tentazione di individualismo, d'indipendenza e di parallelismo, essa è chiamata ad esprimere una grande testimonianza di fraterna concordia e di ecclesiale armonia.

Sono note le energie che la Compagnia dispiega per collaborare con tutte le forze vive della Chiesa. A tale riguardo, vorrei invitarvi, da una parte, a mantenere vivo lo slancio proprio del vostro carisma per il servizio alla Chiesa universale, vincendo ogni tentazione di chiusura, di provincialismo o regionalismo, che potrebbe mettere in pericolo l'esistenza stessa di certe opere di carattere internazionale o interprovinciale di grande importanza per il bene della Chiesa universale e delle singole Chiese particolari, come, ad esempio, la Pontificia Università Gregoriana, il Pontificio Istituto Biblico, il Pontificio Istituto Orientale e la stessa Radio Vaticana, opere tutte per le quali vorrei ringraziare la Compagnia in questa occasione; d'altra parte, però, dovete condividere docilmente, nei luoghi in cui esercitate il vostro servizio, le preoccupazioni dei Pastori nel loro magistero e nella loro sollecitudine per la Comunità particolare ad essi affidata.

Un uguale atteggiamento interiore dovrà ispirare la ricerca teologica, che il Gesuita animato da spirito di fede svilupperà in docile sintonia con le indicazioni del Magistero. Che dire poi dell'insegnamento volto a formare le giovani generazioni? Esso dovrà mirare a fornire agli studenti una conoscenza chiara, solida e organica della dottrina cattolica, orientando a saper distinguere le affermazioni che devono essere ritenute da quelle lasciate alla libera discussione e da quelle che non possono essere accettate.

6. Su tali basi sarà possibile attuare ciò che nella preparazione della Congregazione Generale è emerso come istanza prioritaria in vista del terzo millennio cristiano: lo slancio missionario e la promozione di un dinamismo di comunione ecclesiale che si prolunghi in ecumenismo, guidi il dialogo interreligioso ed ispiri il servizio alla causa dei diritti umani e della pace, quali fondamenti della civiltà dell'Amore.

E' evidente che non può ambire a sanare le ferite e le divisioni del mondo chi non si pone con tutto se stesso al servizio della comunione nella Chiesa. Occorre perciò vigilare attentamente affinché non accada che i fedeli vengano disorientati da insegnamenti dubbiosi, da pubblicazioni o discorsi in aperto contrasto con la fede e la morale ecclesiali, da atteggiamenti che offendono la comunione dello Spirito. Vorrei, qui, rendere grazie al Signore per il bene che i Gesuiti realizzano nel mondo diffondendo il Vangelo della salvezza mediante la testimonianza della parola e della vita. Vi incoraggio a proseguire, carissimi Fratelli, su questo cammino superando ogni difficoltà e contando sulla costante assistenza divina, nonché sul sostegno della Sede Apostolica, che molto da voi attende in questo periodo della storia dell'umanità, travagliato, sì, ma ricco di provvidenziali possibilità apostoliche e missionarie.

7. Questo è il tempo della nuova evangelizzazione, la quale domanda alla Compagnia un impegno apostolico anche più concreto e rinnovato «nel suo ardore, nei suoi metodi, nelle sue espressioni» (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VI/1, 1983, p.698).

Un tale impegno deve innanzitutto partire dalla fiducia verso il Signore, che può efficacemente sostenere la Compagnia anche in un momento non facile come questo, affinché essa non cessi di operare generosamente in ordine alla crescita del Regno «per publicas praedicationes, lectiones et aliud quodcumque verbi Dei ministerium ac Spiritualia Exercitia, puerorum ac rudium in christianismo institutionem, Christi fidelium, in Confessionibus audiendis ac ceteris Sacramentis administrandis, spiritualem consolationem» (Formula Instituti, n. 1). Del Signore Gesù è infatti la Compagnia, suo è il bene che quotidianamente essa compie a servizio della cultura, in particolare nel mondo universitario, della formazione dei giovani, del sostegno spirituale a tanti sacerdoti, religiosi e laici. Frutto della grazia divina è inoltre l'apostolato nelle parrocchie, nei centri sociali, nell'ambito dei mass-media e nei molti «santuari» della sofferenza umana.

Tutta questa ricchezza va inserita nel dinamismo della nuova evangelizzazione, non partendo da calcoli umani o da raffinate strategie, ma da una umile e confidente adesione a Colui che è il primo evangelizzatore, il Cristo: «L'ardore apostolico della nuova evangelizzazione - si legge nel Documento finale dell'Assemblea dei Vescovi Latino-americani del 1992 a Santo Domingo - scaturisce da una radicale conformazione a Gesù Cristo, il primo evangelizzatore» (n. 28). E’ soprattutto sull'annuncio di Cristo Redentore dell'uomo che occorre concentrare ogni sforzo apostolico, per attuare autentiche forme di inculturazione della fede e promuovere, come frutti della vita cristiana, i valori della giustizia, della pace e della solidarietà, tanto necessari oggi specialmente in alcune Nazioni del mondo.

Certo, la Compagnia deve sentirsi fortemente impegnata nel «sociale» e nel servizio agli ultimi. Come potrebbe non farlo? Come potrebbe perseguire in tutto la «maggior gloria di Dio» dimenticando, come dice sant'Ireneo, che «l'uomo vivente è la gloria di Dio»? Ma tale dimensione mai dovrà essere estrapolata da un servizio globale alla missione evangelizzatrice della Chiesa, che si fa carico della salvezza di tutti gli uomini e di tutto l'uomo, a partire dal suo destino soprannaturale.

Il discernimento che voi, carissimi Fratelli, siete chiamati a compiere nella presente Congregazione Generale non può, conseguentemente, non mirare a qualificare sempre più l'apostolato come missione evangelizzatrice, ricca di trasparenza e caratterizzata da un forte senso di Dio, dall'amore alla Chiesa e all'uomo «via della Chiesa», dalla riconoscenza per il dono della vocazione e dalla gioia della fedeltà alla misericordia divina.

8. Formare i futuri apostoli a tali traguardi ascetici e pastorali: questa è l'esigenza fondamentale. Una formazione solida e prolungata dei professi della Compagnia deve costituire la vostra incessante preoccupazione. Lo stesso Fondatore domandava esplicitamente che nessuno fosse ammesso alla professione senza una formazione esigente (cfr. Formula Instituti, n. 9). Il Papa Paolo VI riconobbe che «ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell'uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i Gesuiti» (Insegnamenti di Paolo VI, vol. XII, 1974, p.1181). Perché ciò continui ad essere vero occorre «non cedere alla facile tentazione di addolcire questa formazione, che riveste una tale importanza in ciascuno dei suoi aspetti: umano, spirituale, dottrinale, disciplinare e pastorale» (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V/1, 1982, p. 715).

Esprimo il mio riconoscimento per il grande sforzo che viene dispiegato per rispondere a tali attese. A questo proposito, vorrei anche manifestare apprezzamento per quanto la Compagnia di Gesù compie a favore della formazione dei Fratelli Coadiutori, insostituibili elementi della vita del vostro Ordine e del suo apostolato.

9. Carissimi Gesuiti, il recente Sinodo dei Vescovi, dedicato alla vita consacrata e alla sua missione nella Chiesa e nel mondo, ha rivolto a tutti i religiosi una pressante esortazione perché pongano la loro missione profetica a servizio della nuova evangelizzazione, testimoniando visibilmente e chiaramente nello stile di vita, nel lavoro e nella preghiera l'imitazione radicale del Signore, casto, povero ed obbediente. Quest'invito orienti ed accompagni i lavori che vi accingete ad intraprendere, guidi le scelte che siete chiamati a compiere. Siate ben persuasi che la Chiesa ha bisogno del vostro qualificato contributo per annunciare più efficacemente il Vangelo di Cristo all'uomo del nostro tempo.

Maria Santissima, che sostenne e illuminò il vostro Fondatore, vi aiuti ad «avere dinanzi agli occhi prima di ogni altra cosa Dio e poi la forma di questo suo Istituto» (Formula Instituti, 1) e maternamente vi guidi.

A sostegno di ogni vostro generoso proposito, mentre invoco copiosi doni celesti, imparto di cuore a voi e a tutti i membri della Compagnia di Gesù una speciale Benedizione Apostolica.

 

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