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VIAGGIO APOSTOLICO IN BELGIO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I MEMBRI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BELGIO

Residenza dell'Arcivescovo di Malines-Bruxelles (Belgio)
Domenica, 4 giugno 1995

 

Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell’Episcopato,

1. Dopo la magnifica celebrazione della Pentecoste, che abbiamo appena vissuto, nel corso della quale ho avuto la gioia di procedere alla tanto attesa beatificazione di Padre Damiano, sono lieto di potermi intrattenere con voi, membri della Conferenza Episcopale del Belgio. Ringrazio il Cardinale Danneels per il messaggio di benvenuto che mi ha appena rivolto e per l’accoglienza che mi riserva ora con tutti voi nella sua casa.

Desidero porre sotto la protezione del nuovo Beato le riflessioni che vorrei condividere con voi. In effetti, se noi onoriamo un Servo di Dio con la beatificazione è perché lo consideriamo, specialmente per la Chiesa locale di cui è originario, come un membro eminente della comunione dei santi alla quale tutti noi partecipiamo. C’ispirano e c’incoraggiano nella nostra azione non solo l’evocazione degli aspetti importanti della sua esistenza nel secolo scorso, ma anche la sua esperienza esemplare e più ancora la sua presenza di intercessore attuale.

2. I meriti di Padre Damiano derivano chiaramente dalla sua fede, anzi direi dal suo slancio verso Dio che salva gli uomini mediante Suo Figlio. L’apostolo della carità che si è dedicato ai suoi fratelli malati è stato parimenti un uomo dall’intensa vita spirituale. Che il suo coraggio di testimone del Vangelo possa stimolarci!

Alla sua maniera semplice e modesta, egli può illuminare i fedeli delle vostre diocesi per rafforzare sempre più la loro vita di fede e la pratica concreta della loro vita ecclesiale. Damiano teneva tanto all’Eucaristia! Affidatevi alla sua intercessione affinché egli aiuti i suoi fratelli di oggi ad approfondire il senso della Messa domenicale, come voi gli chiedete nel vostro programma pastorale di valorizzazione del giorno del Signore.

Ricordiamo anche l’importanza che la confessione aveva per lui. L’insieme della vita sacramentale deve essere presentato in modo costante e chiaro ai battezzati affinché comprendano che su di essa è incentrata la vita cristiana, fonte di grazia per ognuno e vincolo di comunione fra tutti. È questo il fondamento autentico della vitalità delle parrocchie, una volta che si è compreso che la vita sacramentale è la fonte della missione e che essa si prolunga naturalmente nelle azioni pastorali più diverse. A tale proposito le vostre iniziative per la catechesi dei giovani sono fondamentali per consentire loro di giungere a una visione organica della fede, necessaria alla loro crescita spirituale. Allo stesso modo gli adulti hanno bisogno di progredire nella loro comprensione del ministero cristiano. Sono lieto di salutare qui la recente pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica nella sua versione neerlandese.

Spero inoltre che la vocazione sacerdotale e religiosa del Beato Damiano ispiri un rinnovamento delle vocazioni tra i giovani del Belgio. Indubbiamente i cammini sono diversi e le espressioni variano con il tempo, ma l’appello del Signore resta fondamentalmente lo stesso: consacrare la propria vita a servirLo nelle membra del Suo Corpo che è la Chiesa; siate attenti al risveglio delle vocazioni, in particolare nell’ambito dei movimenti giovanili; offrite dunque ai giovani dei vostri seminari una formazione equilibrata che li prepari a un ministero ben inserito nella società del nostro tempo, grazie alla profondità della loro vita spirituale e alla serietà della loro formazione intellettuale.

3. In Damiano, lo slancio verso Dio è inscindibile dall’amore per il prossimo: egli ha preso il posto di uno dei suoi fratelli poiché ha sentito il bisogno di portare il Vangelo a coloro che non lo conoscevano ancora. In lui questa è una prima forma di carità fraterna, e io so bene che numerosi missionari belgi l’hanno, come lui, ammirevolmente praticata. Eppure il compito resta immenso. Vescovi, voi siete i primi responsabili dell’evangelizzazione: spetta a voi incoraggiare e stimolare quanti sono chiamati a portare la Buona Novella ai loro fratelli, sia nelle regioni lontane sia in quelle vicine. Lo spirito di Pentecoste, che consente di superare il timore e che parla in noi (cf. Mt 10, 19) ci esorta a farlo specialmente oggi.

Il servizio ai poveri e ai malati rappresenta indubbiamente agli occhi del mondo l’aspetto più evidente della testimonianza di carità resa instancabilmente da Damiano, fino all’identificazione con i lebbrosi nel suo corpo e fino all’offerta della sua vita. È forse necessario ribadire che l’amore per i poveri e per le persone sofferenti e indifese s’impone oggi in Belgio e ovunque nel mondo, come ieri a Molokai per Damiano? Lo ricordo semplicemente per dirvi quanto è importante che i fedeli riconoscano il proprio dovere di servire la vita nella società, ognuno secondo le proprie possibilità. Apprezzo gli sforzi da voi compiuti per difendere il diritto alla vita dei nascituri e per sostenere le loro madri e le loro famiglie, per accogliere gli stranieri, per dare un tetto a coloro che ne erano privi, per reinserire gli emarginati, per stare accanto a coloro che soffrono nello sperimentare un’estrema vulnerabilità fisica o psichica o nel vedere volgere al termine la propria esistenza. I discepoli di Cristo non possono non essere fedeli a questi loro fratelli più piccoli (cf. Mt 25, 40).

Sappiamo tutti che l’ambito della carità è ancora più vasto. Esso comprende diverse maniere di servire il prossimo nella solidarietà internazionale e nell’azione per la pace. Senza soffermarmi qui su questo punto, desidero solamente ricordare, a titolo di esempio, che l’aiuto allo sviluppo dei popoli più bisognosi fa parte di una testimonianza autentica di carità evangelica, come qualsiasi intervento a favore del rispetto della dignità umana e della pace. Molti vostri concittadini sono già impegnati in tal senso, e io tengo a riconoscerlo davanti a voi.

Ciò mi porta a menzionare anche quella forma delicata e tuttavia necessaria dell’amore fraterno che è l’esercizio di responsabilità nella società civile e nella vita economica e politica. Esortate i cristiani che ne hanno le capacità a svolgere pienamente il loro ruolo nella vita sociale. Una buona conoscenza della dottrina sociale della Chiesa potrà non solo guidarli a compiere con rettitudine e probità le loro scelte, ma anche invitarli a non esimersi dal servizio al bene comune.

4. Cari Fratelli nell’Episcopato, dopo queste riflessioni che prendono come punto di partenza l’esempio suggestivo dell’amore di Dio e degli uomini dato dal Beato Damiano, vorrei incoraggiarvi nello svolgimento della vostra missione. Quanto più opererete in una feconda concertazione, tanto più potrete affrontare le difficoltà della nostra epoca. In un Paese come il vostro, in cui la diversità non impedisce una reale coesione, la Conferenza dei Vescovi può costituire un sostegno prezioso e incoraggiante per ognuno di voi. Allo stesso modo, nelle diocesi, renderete il dinamismo pastorale più intenso se intensificherete i vostri scambi con i sacerdoti e se li incoraggerete a collaborare in modo fraterno. Tutto ciò deve essere accompagnato dalle diverse forme di intesa e di collaborazione del clero secolare con i religiosi e le religiose, così come con i laici. Gli scambi fiduciosi e l’ascolto reciproco sono necessari a tutti i livelli; sono condizioni di credibilità per la nostra testimonianza, poiché sono traduzioni concrete dell’amore reciproco che fa sì che il mondo ci riconosca come discepoli di Cristo (cf. Gv 13, 35). La comunità ecclesiale presenta una legittima diversità, tuttavia essa non può rendere una testimonianza fedele al Signore se non nel coordinamento armonioso dei suoi membri e quindi nell’unità preservata con amore.

D’altro canto la testimonianza di fede resa dai membri del Corpo di Cristo raggiungerà la sua pienezza solo se esisterà un accordo circa la comprensione dell’essenzialità del messaggio di cui noi siamo portatori. Bisogna giungere a cogliere l’unità reale del messaggio della Rivelazione, con tutti i suoi effetti sull’esistenza degli uomini. La verità non è suddivisibile. Aderire a Cristo significa anche “osservare la sua parola” in ogni circostanza (cf. Gv 14, 23). L’insegnamento morale della Chiesa, oggi spesso non compreso, non può essere svincolato dal Vangelo. L’ho voluto dimostrare in due miei recenti documenti, per ciò che concerne i fondamenti della morale nell’Enciclica Veritatis Splendor e per ciò che concerne il valore inviolabile della vita nell’Enciclica Evangelium Vitae. Spetta proprio a voi riprendere questo insegnamento e proporlo ai fedeli, nella forma che meglio conviene ai diversi gruppi, per aiutarli a valutare meglio le loro responsabilità personali, l’armonia tra le loro decisioni e le esigenze della fede e la loro adesione alla verità che rende liberi (cf. Gv 8, 32). In tal modo si avanzerà soprattutto nella realizzazione della “svolta culturale” necessaria oggi per edificare una cultura della vita (cf. Evangelium Vitae, 95-100).

5. Più di un aspetto fra quelli che ho appena ricordato figura negli orientamenti presentati nella Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente. Mediante questo documento, invito tutta la Chiesa a preparare il grande Giubileo dell’Anno 2000, il Giubileo della nascita del Redentore. Tramite il vostro ministero episcopale, i membri della Chiesa in Belgio saranno tutti chiamati a percorrere nei prossimi anni un cammino ascendente per entrare nel nuovo millennio con maggiore lucidità e generosità, come testimoni attivi della fede, portatori di una sicura speranza, animati da una carità ardente.

Che il Beato Damiano de Veuster, san Mutien-Marie e tutti i santi della vostra terra intercedano per il vostro popolo e che la Madre del Salvatore lo protegga! Con affetto invoco su di voi, sui vostri fratelli e sulle vostre sorelle del Belgio la Benedizione di Dio.

 



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