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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESIDENTI DELLA COMMISSIONI EPISCOPALI
PER LA FAMIGLIA DELL’ASIA

Venerdì, 26 maggio 1995

 

Sua Eminenza,
Loro Eccellenze,

1. E per me un piacere porgere il benvenuto ai Presidenti delle Commissioni Episcopali per la Famiglia dei vari paesi dell’Asia, riuniti qui a Roma su invito del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Vi siete incontrati per riflettere sulla situazione della famiglia e per rispondere con rinnovato vigore alle molte sfide che minacciano la vita della famiglia all’interno della Chiesa e della società.

In occasione di un incontro come il presente ebbi modo di dire ai Vescovi Presidenti delle Commissioni Episcopali per la Famiglia in Africa che “la famiglia è il cuore della nuova evangelizzazione” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XV/2 [1992] 232). Mi sembra che questa affermazione sia particolarmente vera guardando al vostro continente, con il suo ricco retaggio culturale, le sue enormi dimensioni e la sua numerosa popolazione e dove la Chiesa rappresenta un “piccolo gregge”. Il Vangelo di Cristo deve essere proclamato con nuovo entusiasmo e vigore nella famiglia e dalla famiglia.

2. Le famiglie che, in Cristo, formano una vera comunità basata sul matrimonio, una comunione di vita e di amore – stabile, responsabile e aperta alla vita – costituiscono una testimonianza che è una vivente e potente proclamazione della Buona Novella, e specificatamente del “Vangelo della Famiglia”.

La testimonianza della famiglia dipende in primo luogo dalla fedeltà degli sposi nel loro reciproco dono di sé che riempie la vita di gioia e significato. La Chiesa afferma che nella famiglia cristiana, attraverso il Sacramento del Matrimonio, è presente e opera il Signore, lo Sposo, il solo mediatore tra Dio e il genere umano, il nostro salvatore, Gesù Cristo (cf. Lettera alle famiglie Gratissimam sane, 18). Egli, il Signore della Vita, rende la famiglia santuario della vita.

3. Nel corso di questi giorni avete esaminato le particolari difficoltà che le famiglie dell’Asia si trovano ad affrontare: povertà, emigrazione, politiche di controllo delle nascite e molte altre. E ancora una volta siete giunti alla conclusione che il benessere degli individui, dei popoli e delle nazioni dipende direttamente dal benessere delle famiglie.

Infatti, come da me notato nell’enciclica Evangelium Vitae, esiste una strettissima correlazione tra la famiglia e la cultura della vita (cf. Evangelium Vitae, 92). Ogni qualvolta la famiglia, cellula fondamentale della società, è minacciata, la vita stessa è messa seriamente in pericolo. Le famiglie devono essere soprattutto messe in grado di resistere e sconfiggere la cultura della morte, quel diffuso ordine di valori e di atteggiamenti che a volte in modo impercettibile, a volte in modo abbastanza smaccato, disgrega i diritti umani e nega la santità della vita.

Inoltre, specialmente nel contesto asiatico, gli sforzi per costruire una cultura della vita fondata sulla famiglia offrono terreno fertile alla cooperazione ecumenica e interreligiosa “Alla vigilia del terzo millennio... solo la concorde cooperazione di quanti credono nel valore della vita potrà evitare una sconfitta della civiltà dalle conseguenze imprevedibili” (Evangelium Vitae, n. 91).

4. So bene che tutto ciò che riguarda la cura pastorale della famiglia e la difesa della vita ha un posto privilegiato, così come deve essere, nei programmi pastorali delle vostre Conferenze e diocesi, e che questi giorni a Roma aiuteranno molto il vostro lavoro.

Di cuore invoco l’amore e la protezione dell’Onnipotente sulle famiglie dell’Asia e chiedo al Signore che in particolare le famiglie cattoliche crescano nell’amore e nella fede, sull’esempio della Sacra Famiglia di Nazareth. Mosso da questi sentimenti con gioia vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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