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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI ADERENTI AL MOVIMENTO «PAX CHRISTI»
NEL 50° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

Lunedì, 29 maggio 1995

 

Signor Cardinale,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Cari amici,

1. Sono felice di ricevervi in occasione del Consiglio Internazionale del Movimento Pax Christi, svoltosi la settimana scorsa ad Assisi, e del raduno nel corso del quale avete celebrato il cinquantesimo anniversario della fondazione del vostro movimento, nato all’indomani della II Guerra Mondiale. Rivolgo un saluto particolare al Cardinale Godfried Danneels, vostro Presidente, e ai Vescovi presenti.

Pax Christi è nato in seguito alla presa di coscienza dell’incredibile forza distruttrice della guerra e all’esperienza delle grandi sofferenze patite dalle popolazioni durante gli anni di guerra. Il movimento rappresenta un segno della volontà dei cristiani di evitare che una tale catastrofe si ripeta. Dinanzi all’odio e alla mancanza di rispetto per la persona umana e per i suoi diritti fondamentali, il vostro movimento non ha cessato di operare a favore della pace e della riconciliazione. Fu infatti fondato per promuovere le armi della preghiera, del dialogo e della riflessione, le uniche che possano opporsi in modo definitivo alla violenza e a tutti gli effetti disumani delle ideologie totalitarie.

2. Nel mio recente messaggio in occasione del cinquantenario della fine della II Guerra Mondiale ho voluto ricordare cosa quella guerra abbia significato per gli uomini di allora e per quelli di oggi. “La tragica esperienza compiuta tra il 1939 ed il 1945 rappresenta oggi come un punto di riferimento necessario per chi vuole riflettere sul presente e sul futuro dell’umanità” (n. 2, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII/1 [1995] 1236 ss.). Le grida delle vittime di quella guerra non possono lasciare indifferenti gli uomini di oggi, e in special modo i giovani. Un esame attento dei fattori che hanno portato allo scoppio di quel conflitto, alle numerose distruzioni e alle grandi sofferenze ci invita a affermare con sempre maggior fermezza: mai più la guerra, che in modo duraturo ferisce l’essere fratelli in Cristo.

3. La nostra società deve essere vigile per evitare che ritornino le ideologie totalitarie poiché esse offendono la dignità di tutte le persone, fomentando il rifiuto di una parte dell’umanità in nome di un’appartenenza culturale o religiosa. Non bisogna mai smettere di ricordare che tutto ciò che si oppone alla vita umana apre la via alla cultura della morte e che qualsiasi crimine contro la vita è un attentato alla pace (cf. Paolo VI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1977, Insegnamenti di Paolo VI, XIV [1976] 1021 ss.). Analizzando le cause della II Guerra Mondiale scopriamo che la cultura dell’odio e dell’intolleranza, unita al rifiuto del diverso, avevano preparato il terreno al regno della violenza.

Nel 1945, al termine dei cruenti combattimenti, una speranza di pace e di solidarietà poté rinascere tra le popolazioni d’Europa, le quali desideravano ardentemente che tutti gli uomini finalmente dialogassero e costruissero una società fraterna. In questo spirito nacque il Movimento Pax Christi come movimento di riconciliazione tra le persone e i popoli. Questo nome richiama con forza l’origine della vera pace: il Signore, il quale venne per infondere nei nostri cuori la grazia necessaria alla conversione e alla riconciliazione, cammini della vera umanità. Infatti il mondo non può darsi da solo la pace che ha inizio ricevendo personalmente il perdono di Dio misericordioso.

Riconciliato, rappacificato e unificato da Cristo, ciascuno può a sua volta combattere il peccato che lo allontana dai suoi simili. Diviene così artefice di pace per tutti i suoi fratelli, non solo per i suoi amici, ma anche per i suoi nemici. Amare questi ultimi, infatti, è “caratteristica dei soli cristiani” (Tertulliano, Ad scapulam, I, 3), poiché è un frutto clamoroso dell’amore divino.

4. In questi ultimi anni il vostro movimento si è anche impegnato a promuovere, in modo paziente e disinteressato, la comunione e il dialogo tra i cristiani e tra le diverse confessioni religiose. Ovunque sia stato possibile avete lavorato per costruire la pace, attraverso la comprensione reciproca delle comunità, nel rispetto dei diritti e delle culture particolari delle persone e dei popoli. Attraverso la strada del dialogo avete dimostrato che divisioni e barriere storiche tra gruppi di uomini potrebbero essere superate e che la convivenza è possibile se si sviluppa la solidarietà.

5. Dinanzi a voi vorrei ancora ricordare gli appelli dei miei predecessori e quelli che ho io stesso più volte lanciato, sulle implicazioni morali del ricorso sistematico o troppo facile alle armi e sulla necessità di procedere sulla strada del disarmo. Nessuna forma di violenza può risolvere i conflitti tra persone o nazioni, poiché la violenza genera violenza. Occorre richiamare i paesi produttori di armi alla loro responsabilità morale: in particolare nei loro scambi con i paesi in via di sviluppo in cui troppa importanza viene data alla fornitura degli armamenti mettendo così questi Paesi in condizioni di grave indebitamento invece di aiutarli a utilizzare le proprie risorse e gli aiuti internazionali per la promozione delle persone. Esistono oggi numerosi strumenti, a livello sia nazionale che internazionale, per favorire la trasparenza e il rispetto della legalità nel commercio delle armi. A tale proposito dobbiamo salutare la recente decisione presa dalle Nazioni Unite di prorogare a tempo indeterminato il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari, nell’auspicio che tutti i paesi si impegnino a una migliore e totale attuazione di questo Trattato, in vista della creazione di un ordine internazionale che assicuri la sicurezza di tutti e permetta di giungere al disarmo. Inoltre è lodevole il fatto che l’opinione pubblica, grazie a movimenti come il vostro, sia sensibilizzata e riceva l’educazione necessaria per fare giusta pressione sulle Autorità e sui diversi gruppi di uomini perché il fragile edificio della pace non sia messo in pericolo solo per ragioni di interesse.

6. I capi delle nazioni e i rappresentanti della vita politica ed economica hanno gravi responsabilità nella produzione e nell’utilizzo di certi tipi di armamenti dagli effetti particolarmente devastanti, che colpiscono in modo crudele e indiscriminato le popolazioni civili, con conseguenze che si protraggono anche dopo i conflitti. Vorrei nuovamente lanciare un appello affinché cessi definitivamente la fabbricazione e l’utilizzazione di quelle armi definite “mine anti-uomo” che, in numerosi Paesi, compromettono per lungo tempo il ritorno alla pace. Esse vengono infatti collocate sulle strade e nei campi con l’intento di colpire indiscriminatamente il maggior numero di persone. In effetti, ben oltre la fine delle ostilità, esse continuano a uccidere e a causare danni irreparabili provocando negli adulti, e soprattutto nei bambini, gravi mutilazioni.

7. Tuttavia la diminuzione degli armamenti, il disarmo o l’assenza di guerra non conducono immediatamente alla pace. E essenziale creare una cultura della vita e della pace. Si tratta di un processo educativo che deve cominciare molto presto, già nella famiglia e nei diversi ambiti di insegnamento. Infatti i comportamenti che costruiscono la pace diventano familiari quando impariamo a rispettare il nostro prossimo, quando ci impegniamo a risolvere con mezzi pacifici i conflitti tra persone che vivono insieme e quando sviluppiamo le strade del perdono, che disarmano i sentimenti violenti. I genitori hanno dunque un ruolo importantissimo nella creazione di un clima familiare armonioso, che aiuti la maturazione dei giovani e ponga nei loro cuori il desiderio di cercare la pace malgrado tutti.

I movimenti come il vostro sono preziosi. Essi mettono in guardia da ogni violenza che possa rovinare l’armonia tra le persone e nel creato. Partecipano alla formazione delle coscienze affinché nei rapporti tra gli uomini e i popoli trionfino la giustizia e la ricerca del bene comune, fondamenti di una pace duratura (cf. Centesimus Annus, n. 5; San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, 29, a.2, ad.3; Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 2302-2317).

8. In questi giorni che precedono la festa della Pentecoste, contempliamo la prima comunità cristiana, raccolta con la Vergine Maria. Nella preghiera essa ricevette il dono della pace che fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa (cf. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XII/2 [1989] 1463 ss.). Con San Paolo vi esorto: “State ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace” (Ef 6, 14-15). Con questi sentimenti di cuore benedico voi e tutti i membri del movimento Pax Christi da voi rappresentati, affinché attraverso le vostre parole e la vostra vita il mondo riconosca che la pace è un dono di Dio e che la pace è possibile per il mondo in Cristo, nostra Pasqua e pace ultima.

 

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