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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELLA LETTONIA

Sala del Concistoro - Lunedì, 8 gennaio 1996

 

1. Con grande gioia e commozione vi saluto, cari pellegrini provenienti dalla Lettonia. In modo particolare saluto l’Arcivescovo Metropolita di Riga, insieme con i Vescovi Antons Justs, Vescovo di Jelgava e Ārvaldis Andrejs Brumanis, Vescovo di Liepaja, i quali sabato scorso, nella solennità dell’Epifania, hanno ricevuto la consacrazione episcopale. Saluto anche i loro familiari, parenti ed amici. Cordiali saluti rivolgo alle autorità locali, ai rappresentanti del clero e dei fedeli della Chiesa che è in Lettonia. In voi e per vostro tramite desidero salutare tutta la Nazione lettone.

2. L’incontro odierno e gli eventi, di cui siamo stati testimoni nella solennità dell’Epifania del Signore nella Basilica vaticana, possiedono una profonda eloquenza storica perché solo alcuni anni fa, un incontro di questo genere era impensabile. Per lunghi anni la Chiesa di Lettonia, costretta al silenzio e ad agire nelle catacombe, fu sottoposta contemporaneamente ad umilianti prove e ad ingiuste persecuzioni. Chi può contare tutte le sofferenze sopportate dai fedeli laici, dai sacerdoti, dai religiosi e dalle religiose della terra lettone? Oggi la vostra Chiesa gode della libertà e può compiere la sua missione di annunziare la Buona Novella! Segno eloquente di tutto ciò è la presenza tra noi di due nuovi Vescovi, che hanno ricevuto l’ordinazione episcopale dalle mie mani.

Siete venuti dunque a Roma, presso le tombe dei Santi Apostoli per ringraziare Dio della grazia della fede, che avete conservato nel tempo delle persecuzioni, e del grande coraggio con cui avete difeso le tradizioni dei vostri padri. Siete venuti, altresì, a rendere grazie per il dono della fedeltà nei momenti di prova e di oppressione, e a consolidare la forza e l’entusiasmo evangelico sincero per continuare ogni giorno a “rendere ragione della speranza che è in voi” (cf. 1 Pt 3, 15).

3. Porto nel cuore il ricordo intenso della mia visita nel vostro Paese, avvenuta nel settembre del 1993. Ho potuto constatare personalmente, come sia sincero l’attaccamento del Popolo lettone alla Chiesa di Cristo, e come sia viva la sua pietà. A Riga, durante la S. Messa, pronunciai delle parole che desidero ripetervi ancora una volta: “Vogliamo ( . . .) lodare ( . . .) il Signore per la fortezza d’animo con cui i cristiani di Lettonia hanno affrontato la croce della persecuzione, dell’esilio, del martirio in unione alla Croce di Cristo, rinnovando in un passato recente le sofferenze della passione del Signore. Ringrazio Iddio con tutto il cuore perché ancora una volta, secondo la legge misteriosa del piano salvifico divino, alla Croce è seguita la risurrezione, al peccato la grazia, al pianto la gioia” (8 settembre 1993). Insieme a voi rendo grazie al Creatore per questi “Magnalia Dei” - grandi opere di Dio - compiutisi nella vostra Patria in questi ultimi anni e per la vostra fedeltà a Dio e al Vangelo.

4. All’inizio del Nuovo Anno, auguro alla Chiesa di Lettonia di fissare incessantemente lo sguardo su Cristo Signore, chiedendo il suo aiuto per risolvere i problemi della Nazione e per attivare, insieme a nuove vie di evangelizzazione, iniziative pastorali più incisive in vista del terzo millennio. Cristo, “la luce delle nazioni”, è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6) di ogni uomo e dell’intera società. Il Padre l’ha donato al mondo perché l’umanità non sbagli, non si smarrisca e non cammini nelle tenebre, ma abbia la vita eterna (cf. Gv 3, 16). Che la Madre Santissima, Signora di Aglona, Protettrice, Ausiliatrice e segno di sicura speranza e consolazione, accompagni tutta la vostra Nazione nel pellegrinaggio alla Casa del Padre.

Vi prego, portate queste parole, che qui avete udito, alle vostre famiglie, comunità, diocesi, villaggi e città; a tutte le sorelle e i fratelli dell’amata Nazione lettone.

Portate anche la Benedizione Apostolica, che vi imparto di cuore.

 

© Copyright 1996 - Libreria Editrice Vaticana 

      



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