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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL COMITATO CENTRALE
DEL GRANDE GIUBILEO DELL'ANNO DUEMILA

Sala dei Papi - Martedì, 4 giugno 1996

 

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Tutti saluto con vivo e fraterno affetto. Rivolgo il mio grato pensiero al Cardinale Roger Etchegaray, Presidente del Comitato Centrale del Grande Giubileo, che ha voluto presentarmi le espressioni della vostra devozione ed i risultati dell’impegnativo lavoro, svolto in questi giorni. Con Lui saluto gli Eminentissimi Cardinali, il Segretario Generale del Comitato Centrale, Mons. Sergio Sebastiani, i Presidenti delle Commissioni, i Vescovi e tutti i presenti a quest’incontro.

Le due intense giornate di studio, cui avete partecipato, vi hanno dato l’opportunità di mettere a punto alcune linee teologico-pastorali da proporre per il 1997, primo anno della fase propriamente preparatoria al Giubileo. Questa è stata sicuramente un’occasione preziosa per evidenziare e rilanciare gli obiettivi prioritari dell’Anno Santo, che mira al "rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente, 42).

In effetti, i problemi organizzativi, affrontati nella fase antepreparatoria, hanno indotto i mezzi di comunicazione a sottolineare, talora in modo prevalente, gli aspetti esteriori del Giubileo, legati all’accoglienza dei pellegrini ed alla realizzazione delle necessarie infrastrutture logistiche. Sono grato a quanti stanno operando perché nel 2000 Roma e le altre località più direttamente interessate siano pronte per celebrare il grande evento.

Occorre tuttavia che a nessuno sfuggano le finalità eminentemente spirituali del Giubileo. Infatti, "la ricorrenza giubilare dovrà confermare nei cristiani di oggi la fede in Dio rivelatosi in Cristo, sostenerne la speranza protesa nell’aspettativa della vita eterna, ravvivarne la carità, operosamente impegnata nel servizio dei fratelli" (Ivi, 31).

2.

La Comunità cristiana è, pertanto, chiamata ad operare con ogni sua energia perché questo obiettivo pastorale e spirituale sia percepito senza incertezze dai fedeli ed anche dall’opinione pubblica mondiale. Tale opera educativa sarà, in primo luogo, frutto dell’impegno dei Pastori e dei fedeli, che, oltre alle opportune iniziative nell’ambito della pastorale ordinaria, si avvarranno delle singolari occasioni di informazione e di formazione offerte dai mezzi di comunicazione.

È necessario fare ogni sforzo perché in occasione della celebrazione dell’Anno Santo si riproduca, in qualche modo, il clima che si manifestò intorno al Concilio Vaticano II, primo "contributo significativo alla preparazione di quella nuova primavera della Chiesa che dovrà essere rivelata dal grande Giubileo" (Ivi, 18). L’assise conciliare non fu solo circondata dall’interesse dei mezzi di comunicazione di massa, ma suscitò negli uomini e nelle donne del tempo grandi attese e speranze, tenendo viva nella Comunità cristiana una forte tensione spirituale.

Approssimandosi il terzo millennio, che richiama il mistero del tempo santificato e redento dalla missione del Verbo Incarnato, risuonano opportune le parole dell’Apostolo Pietro: "Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto osservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio" ( 1 Pt 4, 7-10 ).

Ecco l’atmosfera che si deve respirare in questi anni di immediata preparazione! Insieme ai pur necessari momenti organizzativi ed alle consone iniziative pastorali, dovrà essere questo stile di comunione fraterna e di servizio disinteressato a introdurre i credenti in modo efficace nell’"Anno di misericordia del Signore" ( Lc 4, 19 ).

3.

La Lettera apostolica Tertio millennio adveniente, proponendo di dedicare l’anno 1997, il primo del triennio di preparazione, alla "riflessione su Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo" (n. 40), esorta a fissare lo sguardo su di Lui. Il Giubileo, infatti, è un evento di contemplazione, gioiosa e riconoscente, dell’amore di Dio rivelato nel Signore Gesù.

Ma come vivere in profondità l’incontro con Cristo in questa preparazione immediata al Giubileo? Gli evangelisti ci presentano alcuni episodi della vita pubblica di Gesù di Nazaret, che hanno influito sull’itinerario formativo dei discepoli: sono momenti nei quali il Maestro, illustrando con chiarezza la sua esigente proposta di vita, mentre suscita in molti ascoltatori perplessità e timori, provoca in Pietro e nei discepoli l’adesione piena alla sua Persona. In particolare, nella conclusione del "discorso del Pane di vita" ( Gv 6, 67-69 ) e nell’episodio di Cesarea di Filippo ( Mt 16,13ss .), emergono alcune linee della pedagogia del Divin Maestro, cui è opportuno guardare specialmente nel corso della imminente fase cristologica della preparazione giubilare.

4.

Tenendo conto dei dubbi dell’uomo contemporaneo e delle perplessità di non pochi cristiani, si rende necessario delineare un intenso cammino formativo che, accanto alla "riscoperta della catechesi nel suo significato e valore originario di "insegnamento degli Apostoli" ( At 2, 42 ) circa la persona di Gesù ed il suo mistero di salvezza" (Tertio millennio adveniente, 42), sappia proporre nuove occasioni di confronto e di dialogo con la cultura contemporanea, accompagnate da gesti concreti di accoglienza e di amicizia.

L’occasione del Giubileo deve spingere la Comunità cristiana ad aprire il cuore e la mente alle "parole di vita eterna" di Gesù. Tale atteggiamento stimolerà un più vivo interesse per la Parola di Dio, una rivalutazione attenta e accurata della sua proclamazione liturgica, una catechesi più coinvolgente ed incarnata. Nell’ottica della nuova evangelizzazione questa catechesi esigerà, altresì, che i cristiani siano presenti negli "areopaghi" dell’era contemporanea e, ponendosi in fraterno dialogo con le culture degli uomini di oggi, offrano gesti di condivisione e di solidarietà verso chi è povero di mezzi e di speranza. L’evento giubilare, infatti deve essere preceduto da un’evangelizzazione in profondità dei contesti umani già toccati dall’annuncio del Vangelo e da un coraggioso impegno di inculturazione. Per affrontare il secolarismo è necessario saper discernere i valori, gli ideali e i fermenti di autentica e positiva novità presenti in tutte le culture, al fine di incarnare in essi il messaggio liberante del Vangelo. Si creeranno così le condizioni perché anche gli uomini della nostra epoca, non di rado delusi da ideologie totalizzanti e da promesse risultate alla prova dei fatti inconsistenti, possano ritornare a Cristo, proclamando con Pietro: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" ( Gv 6, 68 ).

Guardare a Gesù per aderire in modo più consapevole e maturo al Vangelo. Ecco l’orientamento fondamentale che, nel corso del 1997, dovrà condurre i credenti ad un autentico ed efficace rinnovamento pastorale. Esso comporterà maggiore coraggio e ardore nell’annunciare Gesù Cristo, unica e definitiva risposta alle attese di ogni uomo e di tutto l’uomo.

L’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi ricorda che "evangelizzare è innanzitutto testimoniare in maniera semplice e diretta Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Testimoniare che nel suo Figlio ha amato il mondo; che nel suo Verbo incarnato ha dato ad ogni cosa l’essere ed ha chiamato gli uomini alla vita eterna... In Gesù Cristo, Figlio di Dio, fatto uomo morto e risuscitato la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e misericordia di Dio stesso. E non già una salvezza immanente . . ., ma . . . trascendente, escatologica, che ha certamente il suo inizio in questa vita, ma che si compie nell’eternità" (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, nn. 26-27).

5.

Il rinnovamento apostolico che la Chiesa vuole realizzare in vista del Giubileo passa, inoltre, attraverso la riscoperta autentica del Concilio Vaticano II. Occorre un impegno costante perché la grande lezione del Concilio venga sempre più recepita nella pastorale ordinaria come orientamento profetico di fedeltà e di apertura, in una costante attitudine di ascolto e di discernimento nei confronti dei segni dei tempi.

Questo comporta non solo la conoscenza dei documenti conciliari, ma uno stile di conversione permanente e di ricerca ininterrotta di Colui che è il cuore della Chiesa, Gesù Cristo. Esige, altresì, l’imitazione della sua condotta di vita povera e attenta all’uomo, nonché la promozione di spazi di dialogo e di fraternità, che conducano ad accogliere l’altro, chiunque esso sia.

Ispirandosi alla pedagogia dell’Incarnazione, la Comunità cristiana è chiamata a camminare con Cristo accanto all’uomo di oggi, sostenendolo nella difficile ricerca della Verità e facendogli in qualche modo percepire la presenza del Redentore laddove egli conduce la sua quotidiana vicenda, segnata dall’incertezza per il domani, dall’ingiustizia, dal disorientamento e qualche volta dalla disperazione.

Confidando nella presenza del Signore, attraverso l’ascolto, il dialogo, la celebrazione della Parola e dei Sacramenti, i cristiani sapranno così condurre i loro contemporanei dalla sfiducia e dallo smarrimento alla testimonianza gioiosa del Cristo risorto; ciò fornirà, inoltre, la comprensione e la collaborazione con i fratelli delle altre Chiese e Confessioni cristiane, rendendo concreto il cammino verso l’unità, secondo la preghiera di Cristo.

6.

Venerati Fratelli nell’Episcopato, carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore, la Chiesa, mentre cammina verso il Giubileo, non cessa di rimanere in permanente preghiera come i discepoli nel Cenacolo. Sa che molte sono le difficoltà e le insidie del maligno; confida però nella potenza liberatrice del Signore.

In quest’itinerario di conversione e di rinnovamento sia personale che comunitario, la Chiesa guarda a Maria, la Madre del Verbo Incarnato, che "addita perennemente il suo Figlio divino e si propone a tutti i credenti come modello di fede vissuta" (Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente, 43). Alla sua scuola sarà facile sentirci tutti Popolo in cammino verso la salvezza. Insieme a Lei accogliamo nelle nostre vite Gesù Cristo, in cui il Padre ha detto la parola definitiva sull’uomo e sulla sua storia.

Mentre auspico che le conclusioni dei lavori di questi giorni costituiscano utili proposte ed orientamenti per l’intero popolo cristiano, vi assicuro il mio ricordo al Signore e volentieri accompagno i miei voti con una speciale Benedizione Apostolica.

 

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