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VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA (25-27 APRILE 1997)

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto di Praga-Ruzynĕ - Venerdì, 25 aprile 1997

  

Signor Presidente della Repubblica,
Signor Cardinale Arcivescovo di Praga,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Illustri Autorità politiche, civili e militari,
Fratelli e Sorelle carissimi!

1. Due anni fa, arrivando in questo aeroporto per una visita di intenso programma pastorale, che mi avrebbe portato in Moravia e poi in Polonia, costretto a ridurre a poche ore la mia sosta a Praga, vi espressi il desiderio di incontrarvi "più a lungo nel 1997, per le celebrazioni del Millennio del martirio di san Vojtech" (Giovanni Paolo II, Discorso durante la cerimonia di benvenuto a Praga, 21 maggio 1995: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995) 1355).

Il desiderio s'è oggi compiuto: eccomi, con la grazia del Signore, nuovamente qui, per vivere con voi l'evento, al quale vi siete preparati in questi dieci anni.

Fu infatti il compianto Cardinal František Tomášek a indire, con autentico spirito profetico, il "Decennio di rinnovamento spirituale" per la preparazione al Millennio di sant'Adalberto. Egli, da quell'uomo di Dio che era, ebbe, come Abramo, "speranza contro ogni speranza" (cfr Rm 4, 18). E fu premiato: vide la canonizzazione di Agnese di Boemia, il processo di rafforzamento dei princìpi democratici prima ancora della caduta del muro di Berlino, la restituzione della libertà alla Chiesa, dopo lunghi anni di persecuzione. Dopo aver avuto la gioia di accogliere il Papa nell'aprile del 1990, egli ha certamente goduto dal cielo nel vedermi tornare altre due volte fra la sua gente. Davvero la storia è diretta dalla onnipotente mano di Dio!

2. Ringrazio di cuore Lei, Signor Presidente, per esser qui a darmi il benvenuto anche a nome di tutta la cara Repubblica Ceca, che Ella rappresenta con così grande prestigio, essendo stato tra gli artefici della rinascita di questo Paese.

A Lei, caro Signor Cardinale Arcivescovo di Praga, e a tutti i Confratelli nell'Episcopato, porgo il mio saluto affettuoso ed esprimo la mia gioia per essere nuovamente in questa amata terra, al culmine delle celebrazioni santadalbertiane, preparate ed organizzate con grande intelligenza pastorale.

Saluto con affetto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli di questa terra di santi, come pure tutti i cittadini della Repubblica.

3. Come sapete, il motivo che mi ha portato di nuovo tra voi è duplice: vogliamo celebrare domenica la Solennità di sant'Adalberto e, in tale occasione, meditare sul messaggio che emerge dal decennio di rinnovamento spirituale.

Il Millennio e il Decennio: è proprio per vivere con voi questi due grandi momenti della vita storico-spirituale della vostra Patria che sono tornato. E sono venuto tanto più volentieri perché questo 1997 è anche il primo dei tre anni di preparazione immediata al Grande Giubileo del 2000.

Come non vedere un filo d'oro che unisce tra di loro questi tre grandi avvenimenti? In questo momento, che è per me di grande commozione, non posso non ricordare le parole che vi rivolsi nell'omelia, tenuta qui a Praga nel 1990, parlando del Decennio, proclamato dal Cardinal Tomášek, come di un "invito lungimirante" ad approfondire la storia religiosa e civica della vostra Patria (cfr Insegnamenti, XIII, 1, 1990, p. 963).

Era un invito a rispondere alle sfide del presente, attingendo luce e vigore dal passato. E quale fascio di luce giunge a noi dal martirio di sant'Adalberto, compiutosi mille anni or sono! La figura mite ed accattivante del santo Vescovo parla con forza immutata anche alla generazione attuale. Egli fu - come già ebbi modo di osservare - "il primo Ceco sulla cattedra episcopale di Praga, il primo Ceco d'importanza davvero europea" [ . . .]. Sant'Adalberto, insieme con i patroni d'Europa Benedetto, Cirillo e Metodio, appartiene ai fondatori della cultura cristiana in Europa, specie in Europa centrale" (Ibid., pp. 962s).

4. Il Decennio ed il Millennio ben si armonizzano con la preparazione al Giubileo del Duemila che è incentrata, per il 1997, su "Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre". Come ho indicato nella Lettera Apostolica Tertio Millennio adveniente, siamo chiamati ad approfondire il suo mistero, tornando "con rinnovato interesse" alla Bibbia, e riscoprendo il Battesimo come "fondamento dell'esistenza cristiana" (cfr Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente, nn. 40-41). E' un impegno importante anche sotto il profilo ecumenico, giacché "la sottolineatura della centralità di Cristo, della Parola di Dio e della fede non dovrebbe mancare di suscitare nei cristiani di altre Confessioni interesse e favorevole accoglienza" (n. 41).

Sono perciò particolarmente lieto di pronunciare queste parole col pensiero rivolto ai cari fratelli e sorelle delle altre Chiese e denominazioni cristiane, operanti in questa Repubblica. Salutandoli cordialmente, dico ad essi "arrivederci" alla riunione di preghiera ecumenica, che terremo domenica pomeriggio nella cattedrale di san Vito, Venceslao, Adalberto.

Ma confido che le motivazioni spirituali di questa mia visita trovino un'eco anche fra quelle persone che, per vari motivi, si sentono lontane dalla Chiesa e dalla religione in generale. Nelle mie esperienze di giovane sacerdote e di vescovo a Cracovia ho potuto avvicinare non poche di queste persone che cercano la verità, ed ho sempre guardato con grande rispetto al travaglio interiore che non di rado le accompagna.

Sono certo che l'eredità dei valori cristiani, di cui sant'Adalberto è stato testimone privilegiato in tempi segnati dall'ignoranza e dalla barbarie, non lascia indifferenti quanti tra essi, pur lontani dalla fede, hanno a cuore le radici civili, culturali e spirituali, che hanno così profondamente segnato la storia della vostra Patria!

5. Sto per recarmi, come prima tappa del mio viaggio apostolico, al monastero benedettino di Brevnov, fondato 1004 anni fa da sant'Adalberto. A lui affido il buon esito dei miei passi di pellegrino, augurandomi che queste celebrazioni millenarie siano un nuovo passo in avanti nella sempre crescente maturazione spirituale ed etica di tutti i carissimi figli di questa terra benedetta.

Signor Presidente, venerati Fratelli, Signore e Signori! Con questi voti, che mi nascono dal cuore, rinnovo il mio grazie sincero per l'accoglienza, che mi è stata tributata e raccomando alla benedizione di Dio onnipotente le vostre persone, le vostre famiglie, la vostra Patria, decisamente incamminata, pur tra comprensibili difficoltà, verso orizzonti di pace, di progresso, di collaborazione interna ed internazionale.

Pochválen bud' Jezíš Kristus!

 



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