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DISCORSO DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ POLACCA PER GLI AUGURI NATALIZI

20 dicembre 1997 

 

"Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra
agli uomini che egli ama"
(Lc 2,14)

1. Con queste parole, con le quali i cori degli angeli annunziarono la nascita del Salvatore del mondo, voglio salutare tutti i presenti. Il nostro incontro natalizio è ormai divenuto una tradizione. Quest'anno, tuttavia, esso ha una dimensione particolare. Con la mente e con il cuore infatti torno al mio pellegrinaggio nella mia Patria e agli eventi storici ad esso collegati. E questi sono stati: il 46 Congresso Eucaristico Internazionale a Wrocław , il millennio della morte per martirio di Sant'Adalberto e il 600 anniversario di fondazione iagellonica dell'Università di Cracovia, e specialmente la canonizzazione della beata Regina Edvige, da secoli attesa con tanta nostalgia, ed insieme con tanta speranza da Cracovia e da tutta la Polonia. Non posso far a meno di ricordare anche la canonizzazione del beato Giovanni di Dukla e quel commovente incontro di Krosno, nella bella terra dei Beschidi, sempre cara al mio cuore. Oggi, mentre vi guardo, tutto questo si ravviva con grande forza nella mia memoria. Siete infatti una piccola parte della Patria, e quest'odierno incontro è quasi un prolungamento di quei momenti del mio soggiorno nel paese nativo.

2. Desidero salutare cordialmente il Signor Cardinale Franciszek, Metropolita di Cracovia, che ringrazio per le toccanti parole rivoltemi. Saluto anche il Signor Cardinale Edmund, l'Arcivescovo Szczepan e il Nunzio Apostolico in Polonia, giunto appositamente per quest'incontro odierno. Rivolgo poi il mio saluto al Signor Presidente del Parlamento della Repubblica e ai Signori Ambasciatori presso la Sede Apostolica e presso il Quirinale. Do il benvenuto anche ai rappresentanti delle Autorità locali di Maopolska e al Presidente di Varsavia. In modo particolare saluto i pellegrini da Zakopane. Siete venuti qui, come negli anni passati, insieme ai vostri Sacerdoti, al Sindaco della città e ai rappresentanti delle Autorità municipali e comunali. Ringrazio il Sindaco per le parole pronunciate a nome degli abitanti delle zone di montagna. Vi saluto, carissimi, molto cordialmente e vi voglio dire che, con questa visita, mi avete procurato tanta gioia. Nell'omelia durante la S. Messa celebrata sotto la Wielka Krokiew, ai piedi della croce sul Giewont, dissi tra l'altro che: "Su voi si può sempre contare", che Podhale è "sempre fedele alla Chiesa e alla Patria". Oggi mi confermo in modo particolare in questa mia convinzione. Avete infatti portato con voi preziosi doni per il Papa. Uno di questi è il magnifico albero di Natale che adorna quest'anno la piazza antistante alla Basilica di San Pietro. Quest'albero, che in condizioni naturali resiste al periodo di letargo invernale, fa venire in mente il pensiero del Figlio di Dio, nato nella notte di Betlemme, per sconfiggere la morte e darci la nuova vita. San Giovanni scrive: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui" (1Gv 4,9). Mentre godiamo della vista dell'albero di Natale addobbato, non possiamo dimenticare la profonda eloquenza spirituale di questo simbolo. Non possiamo fare a meno di rendere grazie a Dio per la vita - quella temporale e quella eterna - che ci dona nel suo Figlio Unigenito.

Accanto all'albero di Natale, ai piedi del tradizionale presepe, saranno collocate quattro statue, anch'esse dono di Podhale. Simboleggiano ogni famiglia polacca e in un certo senso tutte le famiglie del mondo intero. Si può anche dire che esse rappresentano l'intera famiglia umana - poiché difatti la lieta notizia, annunciata ai pastori dall'angelo fu rivolta a tutti gli uomini, di ogni tempo: "Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2,10-12). Tale annuncio destò nei pastori il desiderio di conoscere il neonato Salvatore: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo..." (Lc 2,15). Andarono dunque e - come cantiamo in un canto natalizio - "nella mangiatoia trovarono il Bambino con tutti i segni che l'avevano preannunciato. Lo adorarono come Dio, e salutandolo esclamarono per la grande gioia: Ti salutiamo, Salvatore...!". Proprio questo rappresentano le quattro figure ai piedi del presepe - uomini in ascolto della lieta notizia sulla nascita del Salvatore e il peregrinare umano, la ricerca di Lui sulle vie della vita, insieme alla gioia per averlo trovato e all'onore che tutte le generazioni rendono a Lui come Dio. Vi ringrazio di tutto cuore per questi doni, che mostrano ed avvicinano la ricchezza della tradizione spirituale polacca unita al mistero dell'Incarnazione.

3. Nella nostra celebrazione delle feste del Natale del Signore occupa un posto particolare la tavola intorno alla quale si riunisce la famiglia per pregare, per spezzare il pane bianco di Natale, per scambiare gli auguri e per consumare il cenone della vigilia. Secondo una bella usanza, a tavola si lascia un posto libero per qualcuno che può venire dalla strada, per uno sconosciuto. Questi semplici gesti vogliono dire molto. Simboleggiano la bontà del cuore umano, che vede in un altro uomo - specialmente nel bisognoso - la presenza di Cristo ed esorta ad introdurre un fratello o una sorella nel clima del calore familiare, in armonia con un antico invito: "Con un ospite Dio entra in casa". La tavola del cenone, in un certo senso, forma ed edifica la comunità umana. Questo significato della tavola diventa ancor più leggibile se su di essa c'è il pane, che ognuno può prendere e condividere con gli altri. L'amore, il perdono, la pace con Dio e con gli uomini trovano in tale gesto della vigilia la più magnifica espressione.

Penso in questo momento non soltanto alla nostra tavola nella casa di famiglia, ma ho anche presente la grande tavola della nostra comune casa - della Madre Patria. E perciò sono lieto che siano qui presenti anche i rappresentanti delle Autorità locali di Maopolska. A voi è affidato un ruolo molto importante e di responsabilità nella vita sociale. La forza di uno Stato e il suo sviluppo in senso positivo dipende in grande misura da un sapiente ed efficace lavoro degli organi territoriali di governo, affinché nella casa della Patria ci sia il pane per tutti e nessuno si senta dimenticato.

Carissimi, prendo in mano il pane bianco di Natale e spiritualmente lo spezzo con tutti e con ciascuno di voi, con tutti i miei connazionali, che si trovano in Patria e fuori dei suoi confini, con la Chiesa in Polonia e con coloro che governano nel nostro Paese. A tutti formulo cordiali auguri per le feste del Natale del Signore e per l'Anno Nuovo. Che questo grande Amore di Dio, rivelatosi sulla terra nella notte di Betlemme, guidi i nostri cuori a Gesù come guidò quelli dei pastori, dei magi, di Giuseppe e di Maria. Che lo spirito di solidarietà pervada tutta la nostra vita, sia personale che sociale, e diventi ispirazione al servizio del bene comune nella nostra Patria.

Torno ancora una volta col pensiero all'incontro di Zakopane. Al termine della S. Messa dissi le parole che oggi - il giorno prima del Natale del Signore - voglio ripetere: "Sursum corda"! "In alto i cuori".

  

© Copyright 1997 - Libreria Editrice Vaticana



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