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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL’ASSEMBLEA GENERALE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
(COLLEVALENZA, 9-12 NOVEMBRE 1998)

 

Carissimi Vescovi italiani!

1. "La grazia del Signore Gesù sia con voi. Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù" (1 Cor 16,23).

Mi è caro salutare ciascuno di voi con queste parole dell'apostolo Paolo. Saluto, in particolare, il Cardinale Presidente Camillo Ruini, i tre Vicepresidenti e il Segretario Generale Mons. Ennio Antonelli, ringraziandoli per l'impegno e la sagacia con cui operano a servizio della vostra Conferenza.

Consideratemi spiritualmente presente a questa Assemblea Generale, che è tempo di grazia per vivere più intensamente la comunione episcopale e la comune sollecitudine verso la Chiesa di Dio che è in Italia. A tutti voi esprimo personale gratitudine per la partecipazione al ventesimo anniversario della mia elezione alla sede di Pietro e quarantesimo di Episcopato.

2. Conosco lo zelo con il quale guidate la preparazione delle vostre diocesi al grande Giubileo, ormai molto vicino. L'educazione dei giovani alla fede, tema principale della vostra Assemblea, ben si inquadra in questo percorso, anzi ne è parte essenziale, non solo perché un appuntamento di speciale rilievo dell'Anno Santo sarà la Giornata Mondiale della Gioventù, ma anche e soprattutto perché scopo fondamentale del Giubileo è rinvigorire e rilanciare, in vista del nuovo millennio, l'annuncio e la testimonianza della fede in Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, e questa missione è affidata in modo peculiare ai giovani, che dovranno forgiare il volto cristiano della futura civiltà.

Con l'Enciclica Fides et ratio ho voluto richiamare e approfondire l'intimo legame che unisce la rivelazione del mistero di Dio con l'intelligenza dell'uomo. Da questo legame possono ricevere impulso anche il progetto culturale della Chiesa italiana e tutte le iniziative di comunicazione sociale, per il cui sviluppo siete giustamente impegnati. Può così essere offerta alle giovani generazioni una via per uscire dall'ambito troppo angusto della propria soggettività, ritrovando un comune orizzonte di verità e di valori condivisi per i quali operare insieme.

3. Nella vostra Assemblea vi occuperete, inoltre, della promozione del sostegno economico alla Chiesa. Desidero ringraziarvi pubblicamente per la generosità con la quale venite in aiuto a tante Chiese sorelle e nazioni meno fortunate, in quello spirito di solidarietà planetaria che è proprio della comunione ecclesiale.

Mi rallegro con voi per il nuovo Statuto della vostra Conferenza, rivolto a sostenere sempre più efficacemente l'affetto collegiale e il comune lavoro pastorale. E' questo anche il fine della Lettera apostolica in forma di "Motu proprio" Apostolos suos, con la quale ho inteso meglio precisare la natura teologica e giuridica delle Conferenze dei Vescovi. Sulla nostra missione di Vescovi all'alba del terzo Millennio avremo modo di riflettere più ampiamente insieme nella prossima Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

4. Cari Fratelli nell'Episcopato, conosco bene e condivido profondamente la sollecitudine, dettata dall'amore, con cui seguite le vicende della diletta nazione italiana.

Penso, in particolare, alla famiglia fondata sul matrimonio, che costituisce anche oggi la risorsa più preziosa e più importante di cui l'Italia dispone e che tuttavia è stata finora ben poco aiutata per la debolezza delle politiche familiari, e che anzi è sottoposta a molteplici attacchi, sul piano culturale come sul versante politico, legislativo e amministrativo. Penso alla difesa e promozione della vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale. Penso alla scuola, che deve ritrovare le sue più nobili finalità educative, in un quadro di effettiva libertà e parità come avviene in altri Paesi europei. Penso alle possibilità di lavoro e di sviluppo, che vanno incrementate in una logica di solidarietà e di valorizzazione dei molteplici soggetti sociali, per far fronte alla disoccupazione e alla povertà che affliggono in molte regioni d'Italia ampie fasce della popolazione.

5. Di fronte a questi e ad altri problemi il mio invito, cari Fratelli, è quello di non abdicare mai alla missione che ci è stata affidata, di non cedere a conformismi e a mode passeggere, di reagire ad ogni errata separazione tra la fede, la cultura e la vita, personale e sociale.

Operando in profonda comunione tra noi e con le nostre Chiese, e procedendo sempre con amore e con fiducia, potremo aiutare l'Italia a non smarrire la sua anima profonda e a mettere a frutto la sua insigne eredità di fede e di cultura, che è un bene prezioso anche per l'Europa e per il mondo.

Mi unisco a voi nella grande preghiera per l'Italia, che ora ha preso nuovo impulso dal Santuario di Loreto, e imparto con affetto la Benedizione Apostolica a voi, cari Fratelli nell'Episcopato, e alle Chiese affidate alla vostra cura pastorale.

Dal Vaticano, 9 Novembre 1998.

IOANNES PAULUS PP. II

  

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