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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
DI ETIOPIA ED ERITREA 

 

Pieno di fiducia nel Signore, saluto cordialmente il Cardinale Paulos Tzadua, Arcivescovo Emerito di Addis Abeba, e i Pastori della Chiesa in Etiopia e in Eritrea. Impossibilitati ad accedere alle vostre terre dallo scoppio delle ostilità fra Etiopia ed Eritrea, siete venuti a Roma per riunirvi in un'unica assemblea come Conferenza Episcopale. Partendo dalle riflessioni e dalle proposte della vostra visita ad Limina del settembre 1997, cercate di rinsaldare la vostra collaborazione su numerose questioni comuni per il bene delle vostre Chiese locali.

La creazione dello Stato indipendente di Eritrea e il conseguente periodo di pace e di amicizia fra i vostri Paesi sono stati segni di speranza dopo decenni di sollevazioni armate. Questo passaggio dall'aggressione militare all'armonia fraterna ha incoraggiato le altre nazioni africane e la Chiesa stessa ha condiviso la soddisfazione per il vostro popolo e per i vostri Governi con le nuove prospettive per una comprensione reciproca e i progressi che ne sono derivati. Per questo, lo scoppio delle ostilità la scorsa primavera non avrebbe potuto essere una causa di dolore più grande, come ho detto in diverse occasioni, anche se ho fatto appello a una ripresa dei negoziati e a un ritorno alla concordia. In quanto Vescovi e Pastori della Chiesa cattolica in Etiopia e in Eritrea, state preparando un messaggio di pace da rivolgere al vostro clero, ai religiosi e ai laici così come a tutti gli etiopi e gli eritrei di buona volontà. Tutta la Chiesa sta dalla vostra parte e sostiene ogni azione di pace e ogni sforzo volto a ripristinare l'unità e la fraternità.

La guerra porta soltanto alla tragedia e alla disperazione, mietendo vittime innocenti e distruggendo vite e case, famiglie e popoli. Ripeto con urgenza ciò che ho detto tante volte in passato: bisogna perseguire qualsiasi alternativa alla guerra. Dio ha benedetto i suoi figli con un'intelligenza e con una creatività che possono risolvere tensioni e conflitti e che possono riuscire a edificare una società la cui pietra d'angolo sia il rispetto per la dignità inalienabile di ogni persona umana.

Io so che questa convinzione è condivisa dai fedeli cattolici di rito orientale e latino dell'Etiopia e dell'Eritrea e sono certo che i membri delle altre Chiese e comunità ecclesiali nei vostri due Paesi nutrono gli stessi sentimenti.

Parimenti, i vostri fratelli e le vostre sorelle musulmani, così come i seguaci della religione tradizionale africana, sono sottoposti alle stesse prove e alle stesse sofferenze del momento attuale, e anche loro anelano alla pace e alla sicurezza. È vostro dovere, cari Fratelli, edificare su questi sentimenti comuni e incoraggiare ogni iniziativa volta a ripristinare quell'armonia e quell'amicizia che in passato hanno caratterizzato i rapporti fra i vostri Paesi. La Chiesa cattolica in tutto il mondo vi sostiene in questo compito e non lesina sforzi per promuovere la solidarietà e la coesistenza pacifica fra i popoli.

Avvicinandosi sempre più il Grande Giubileo del bimillenario della nascita di nostro Salvatore Gesù Cristo, riaffermiamo la nostra convinzione che «Cristo, per tutti morto e risorto, dà all'uomo mediante il suo Spirito, luce e forza perché l'uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione» (Gaudium et spes, n. 10). Quindi, vi esorto ad aprire il vostro cuore ai suggerimenti dello Spirito Santo e a guidare con coraggio il popolo che Dio ha affidato alla vostra sollecitudine pastorale. Inspirate in esso la santità di vita e la conoscenza del Vangelo che solo può renderlo testimone della verità, della giustizia, della buona volontà universale e della fraternità, che sono le fondamenta della pace.

Prego per i vostri Paesi e per i vostri responsabili, affinché il loro cuore si volga al dialogo e alla pace. Rinnovo il mio appello alla comunità internazionale affinché vi assista in modo da rispettare pienamente l'indipendenza dei vostri Paesi e la dignità dei vostri popoli. Un modo concreto per raggiungere questo scopo è la realizzazione immediata della «Framework of Peace» proposta dall'Organizzazione di Unità Africana e già accettata dai due Governi.

Affido la Chiesa in Etiopia e in Eritrea all'intercessione di Maria, Madre del Redentore, che duemila anni fa portò nel mondo il Verbo incarnato, la Luce delle Nazioni. Che ottenga per voi Pastori e per i sacerdoti, i religiosi e i fedeli laici delle vostre Chiese particolari, il conforto della grazia e la forza della fede, della speranza e della carità che vi sosterranno tutti nelle attuali difficoltà. Che Gesù Cristo, l'unico Salvatore del mondo che «è lo stesso ieri, oggi e sempre!» (Eb 13, 8) sia sempre fonte di speranza e d'incoraggiamento!

Come pegno della mia sollecitudine per voi, e con l'assicurazione della mia solidarietà orante, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 27 Aprile 1999.

GIOVANNI PAOLO II

 

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