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PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
IN GRECIA, IN SIRIA E A MALTA SULLE ORME DI SAN PAOLO APOSTOLO
(4-9 MAGGIO 2001)

INCONTRO CON LA COMUNITÀ MUSULMANA 
NEL CORTILE DELLA GRANDE MOSCHEA OMAYYĀDE DI DAMASCO

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 6 maggio 2001

 

Cari Amici Musulmani,

As-salámu ‘aláikum!

1. Di cuore rendo lode a Dio Onnipotente per la grazia di questo incontro. Vi sono molto grato per la vostra calorosa accoglienza nella tradizione dell'ospitalità tanto cara al popolo di questa regione. Ringrazio in modo particolare il Ministro del Waqf e il Gran Mufti per i loro cordiali saluti, che hanno espresso con le parole il grande desiderio di pace che riempie il cuore di tutte le persone di buona volontà. Il mio pellegrinaggio giubilare è stato caratterizzato da numerosi incontri importanti con i capi musulmani al Cairo e a Gerusalemme e ora sono profondamente commosso per il fatto di poter essere vostro ospite nella Grande Moschea degli Omayyādi, tanto ricca di storia religiosa. La vostra terra è cara ai cristiani: qui la nostra religione ha vissuto momenti fondamentali della sua crescita e del suo sviluppo dottrinale, e qui vi sono comunità cristiane che hanno vissuto in pace e armonia con i loro vicini musulmani per molti secoli.

2. Ci incontriamo nei pressi di quella che sia i cristiani sia i musulmani considerano la tomba di Giovanni Battista, noto come Yahya nella tradizione musulmana. Il figlio di Zaccaria è un personaggio che riveste un'importanza fondamentale nella storia del cristianesimo, poiché da Precursore preparò la via a Cristo. La vita di Giovanni, dedicata interamente a Dio, è stata coronata dal martirio. Possa la sua testimonianza illuminare tutti coloro che qui venerano la sua memoria, affinché essi possano - e affinché anche noi possiamo - comprendere che il grande compito della vita è la ricerca della verità e della giustizia di Dio!

Il fatto che il nostro incontro avvenga in questo famoso luogo di preghiera ci ricorda che l'uomo è un essere spirituale, chiamato a riconoscere e a rispettare la priorità assoluta di Dio in ogni cosa. I cristiani e i musulmani concordano sul fatto che l'incontro di Dio nella preghiera è il nutrimento necessario per la nostra anima, senza il quale il nostro cuore appassisce e la nostra volontà non cerca più il bene ma cede al male.

3. Sia i musulmani sia i cristiani hanno cari i loro luoghi di preghiera, come oasi in cui incontrano il Dio Misericordioso lungo il cammino per la vita eterna, e i loro fratelli e le loro sorelle nel vincolo della religione. Quando, in occasione di matrimoni o funerali o di altre celebrazioni i cristiani e i musulmani portano un silenzioso rispetto alle preghiere dell'altro, recano testimonianza di ciò che li unisce senza nascondere o negare ciò che li separa.

È nelle moschee e nelle chiese che le comunità musulmane e cristiane forgiano la loro identità religiosa ed è lì che i giovani ricevono una parte significativa della loro educazione religiosa. Quale senso di identità viene instillato nei giovani cristiani e nei giovani musulmani nelle nostre chiese e moschee? Auspico vivamente che i responsabili religiosi e gli insegnanti musulmani e cristiani presentino le nostre due grandi comunità religiose come comunità in un dialogo rispettoso e mai più come comunità in conflitto. È importante che ai giovani vengano insegnate le vie del rispetto e della comprensione, affinché non siano portati ad abusare della religione stessa per promuovere o giustificare odio e violenza. La violenza distrugge l'immagine del Creatore nelle Sue creature e non dovrebbe mai essere considerata il frutto delle convinzioni religiose.

4. Auspico vivamente che l'incontro odierno, nella Moschea degli Omayyādi, sia segno della nostra determinazione a portare avanti il dialogo interreligioso tra la Chiesa cattolica e l'Islam. Questo dialogo ha acquisito maggiore slancio negli ultimi decenni; e oggi possiamo essere grati per il cammino finora percorso. Ai massimi livelli, la Chiesa cattolica in questo compito è rappresentata dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Per oltre trent'anni il Consiglio ha inviato un messaggio ai musulmani in occasione dell'Îd al-Fitr al termine del Ramadan e sono lieto che questo gesto sia stato accolto da molti musulmani come un segno di crescente amicizia tra noi. Negli ultimi anni il Consiglio ha istituito un comitato di collegamento con le Organizzazioni Islamiche internazionali, nonché con l'al-Azhar in Egitto, che ho avuto il piacere di visitare lo scorso anno.

È importante che i musulmani e i cristiani continuino a esplorare insieme questioni filosofiche e teologiche, al fine di ottenere una conoscenza più obiettiva e completa delle credenze religiose dell'altro. Una migliore comprensione reciproca certamente porterà, a livello pratico, a un modo nuovo di presentare le nostre due religioni, non in opposizione, come è accaduto fin troppo nel passato, ma in collaborazione per il bene della famiglia umana.

Il dialogo interreligioso è più efficace quando nasce dall'esperienza del "vivere gli uni con gli altri", ogni giorno, in seno alla stessa comunità e cultura. In Siria, i cristiani e i musulmani hanno vissuto per secoli fianco a fianco ed è stato portato incessantemente avanti un ricco dialogo di vita. Ogni individuo e ogni famiglia conosce momenti di armonia e momenti in cui il dialogo viene meno. Le esperienze positive devono rafforzare le nostre comunità nella speranza della pace; e non si dovrebbe permettere alle esperienze negative di minare tale speranza. Per tutte le volte che i musulmani e i cristiani si sono offesi reciprocamente dobbiamo cercare il perdono dell'Onnipotente e offrire il perdono gli uni agli altri. Gesù ci insegna che dobbiamo perdonare le offese altrui se vogliamo che Dio perdoni i nostri peccati (cfr Mt 6, 14).

Come membri della famiglia umana e come credenti, abbiamo degli obblighi verso il bene comune, la giustizia e la solidarietà. Il dialogo interreligioso porterà a molte forme di cooperazione, soprattutto nel compiere il dovere di assistere i poveri e i deboli. E' questo che testimonia l'autenticità del nostro culto di Dio.

5. Nel percorrere il cammino della vita verso il destino celeste, i cristiani sentono la vicinanza di Maria, Madre di Gesù; e anche l'Islam rende omaggio a Maria e la saluta come "eletta tra tutte le donne del mondo" (Corano, III, 42). La Vergine di Nazareth, Signora di Saydnâya, ci ha insegnato che Dio protegge gli umili e "ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore" (Lc 1, 51). Possano i cuori dei cristiani e dei musulmani volgersi gli uni verso gli altri con sentimenti di fraternità e amicizia, affinché l'Onnipotente ci benedica con la pace che solo il cielo può dare! All'Unico Dio Misericordioso sia lode e gloria in eterno. Amen.



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