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VIAGGIO APOSTOLICO A PARIGI, IN OCCASIONE DELLA
XII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (21-24 AGOSTO 1997)

BEATIFICAZIONE DI FEDERICO OZANAM

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Cattedrale di Notre Dame de Paris - Venerdì, 22 Agosto 1997

 

1. «L'amore è da Dio» (1 Gv 4, 7).

Il Vangelo di oggi ci presenta la figura del buon Samaritano. Con questa parabola, Cristo vuole mostrare ai suoi ascoltatori chi è il prossimo citato nel più grande comandamento della Legge divina: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso» (Lc 10, 29). Un dottore della Legge domandava che cosa fare per avere la vita eterna: trovò in queste parole la risposta decisiva. Sapeva che l'amore di Dio e del prossimo è il primo e il più grande dei comandamenti. Malgrado ciò, chiede: «E chi è il mio prossimo?» (Lc 10, 29).

Il fatto che Gesù proponga un Samaritano quale esempio per rispondere a tale domanda è significativo. In effetti, i Samaritani non erano particolarmente stimati dagli Ebrei. Di più: Cristo paragona il comportamento di quest'uomo a quella di un sacerdote e di un levita che avevano visto l'uomo ferito dai briganti ed era sulla strada quasi morto, ed avevano proseguito il loro cammino senza prestargli soccorso. Al contrario, il Samaritano che vide l'uomo sofferente, «ne ebbe compassione» (Lc 10, 33). La sua pietà lo portò ad una serie di azioni. Anzitutto medicò le piaghe, poi condusse il ferito in un albergo perché ne avessero cura; e prima di partire, diede all'albergatore il denaro necessario perché ci si occupasse di lui (cfr Lc 10, 34-35). L'esempio è eloquente. Il dottore della Legge riceve una risposta chiara alla sua domanda: chi è il mio prossimo? Il prossimo è ogni essere umano, senza eccezioni. E' inutile chiedere la sua nazionalità, la sua appartenenza sociale o religiosa. Se è nel bisogno, occorre venire in suo aiuto. Questo è quanto chiede la prima e la più grande Legge divina, la legge dell'amore di Dio e del prossimo.

Fedele a tale comandamento del Signore, Federico Ozanam ha creduto all'amore, l'amore che Dio ha per ogni uomo. Si è sentito lui stesso chiamato ad amare, dando l'esempio di un amore grande di Dio e degli altri. Andava verso tutti coloro che avevano più bisogno di essere amati, quelli cui Dio Amore non poteva essere concretamente rivelato se non attraverso l'amore di un'altra persona. Ozanam ha scoperto in questo la sua vocazione, vi ha visto la strada sulla quale Cristo lo chiamava. Ha trovato il suo cammino verso la santità. E l'ha percorso con determinazione.

2. «L'amore è da Dio». L'amore dell'uomo ha la sua sorgente nella Legge di Dio. La prima lettura tratta dall'Antico Testamento lo mostra. Vi troviamo una descrizione dettagliata degli atti d'amore del prossimo. E' quasi una preparazione biblica alla parabola del buon Samaritano.

La seconda lettura, tratta dalla Prima Lettera di san Giovanni, sviluppa il significato della parola «l'amore è da Dio». L'Apostolo scrive ai suoi discepoli: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1 Gv 4, 7-8). Questa parola dell'Apostolo è veramente al centro della Nuova Alleanza, il vertice verso il quale ci conduce tutto quello che è stato scritto nei Vangeli e nelle Lettere apostoliche. Prosegue san Giovanni: «In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (Ibid., 4, 10). La remissione dei peccati manifesta l'amore che il Figlio di Dio fatto uomo ha nei nostri confronti. Allora, l'amore del prossimo, l'amore dell'uomo non è più soltanto un comandamento. E' un'esigenza che discende dall'esperienza vissuta dell'amore di Dio. Ecco perché Giovanni può scrivere: «Se Dio ci ha tanto amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1 Gv 4, 11).

L'insegnamento della Lettera di Giovanni si prolunga; scrive l'Apostolo: «Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi; egli ci ha fatto dono del suo Spirito» (1 Gv 4, 12-13). L'amore è dunque la fonte della conoscenza. Se, da una parte, la conoscenza è una condizione dell'amore, dall'altra, l'amore fa crescere la conoscenza. Se rimaniamo nell'amore, facciamo esperienza intima dell'azione dello Spirito Santo che ci fa partecipare all'amore redentivo del Figlio che il Padre ha inviato per la salvezza del mondo. Riconoscendo Cristo come Figlio di Dio, noi rimaniamo in lui e, attraverso di lui, rimaniamo in Dio. Per i meriti di Cristo, abbiamo creduto nell'amore, conosciamo l'amore che Dio ha per noi, sappiamo che Dio è amore (cfr 1 Gv 4,16). Tale conoscenza attraverso l'amore è in un certo senso la chiave di volta dell'intera vita spirituale del cristiano. «Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (Ibid.).

3. Nell'ambito della Giornata Mondiale della Gioventù, che ha luogo quest'anno a Parigi, procedo oggi alla beatificazione di Federico Ozanam. Saluto cordialmente il Signor Cardinale Jean-Marie Lustiger, Arcivescovo di Parigi, città dove si trova la tomba del nuovo Beato. Mi rallegro pure della presenza a tale evento di Vescovi di numerosi Paesi. Saluto con affetto i membri della Società di san Vincenzo de' Paoli venuti dal mondo intero per la beatificazione del loro fondatore principale, così come i rappresentanti della grande famiglia spirituale erede dello spirito di san Vincenzo. I legami tra vincenziani furono privilegiati sin dalle origini della Società, poiché è una Figlia della Carità, suor Rosalia Rendu, che ha guidato il giovane Federico Ozanam e i suoi compagni verso i poveri del quartiere Mouffetard di Parigi. Cari discepoli di san Vincenzo de' Paoli, vi incoraggio a mettere in comune le vostre forze, affinché, come auspicava il vostro ispiratore, i poveri siano sempre meglio amati e serviti, e Gesù Cristo sia onorato nelle loro persone!

4. Federico Ozanam amava tutti i bisognosi. Fin dalla giovinezza, ha preso coscienza che non era sufficiente parlare della carità e della missione della Chiesa nel mondo: questo doveva tradursi in un impegno effettivo dei cristiani al servizio dei poveri. Era così in sintonia con l'intuizione di san Vincenzo: «Amiamo Dio, fratelli, amiamo Dio, ma che ciò avvenga con le nostre braccia, e con il sudore della nostra fronte» (San Vincenzo de' Paoli, XI, 40). Per manifestarlo concretamente, all'età di venticinque anni, con un gruppo di amici, creò le Conferenze di san Vincenzo de' Paoli, lo scopo delle quali era l'aiuto ai più poveri, in uno spirito di servizio e di condivisione. Ben presto, tali Conferenze si diffusero fuori della Francia, in tutti i Paesi d'Europa e del mondo. Io stesso, da studente, prima della seconda guerra mondiale, facevo parte di una di esse.

Ormai l'amore verso i più miserabili, di quelli di cui nessuno si occupa, è al centro della vita e delle preoccupazioni di Federico Ozanam. Parlando di questi uomini e di queste donne, egli scrisse: «Dovremmo cadere ai loro piedi e dir loro con l'Apostolo: "Tu es Dominus meus". Voi siete i nostri maestri e noi saremo i vostri servitori; voi siete per noi le immagini sacre di Dio che non vediamo e, non sapendolo amare altrimenti, l'amiamo nelle vostre persone» (Federico Ozanam, A Louis Janmot).

5. Egli osserva la situazione reale dei poveri e cerca un impegno sempre più efficace per aiutarli a crescere in umanità. Comprende che la carità deve condurre ad operare per correggere le ingiustizie. Carità e giustizia vanno di pari passo. Egli ha il lucido coraggio di un impegno sociale e politico di primo piano in un'epoca agitata della vita del suo Paese, poiché nessuna società può accettare la miseria come una fatalità senza che il suo onore non ne sia colpito. E' così che si può vedere in lui un precursore della dottrina sociale della Chiesa, che Papa Leone XIII svilupperà qualche anno più tardi nell'enciclica Rerum novarum.

Di fronte alle povertà che opprimono molti uomini e donne, la carità è un segno profetico dell'impegno del cristiano alla sequela di Cristo. Invito pertanto i laici e particolarmente i giovani a dare prova di coraggio e di immaginazione per lavorare all'edificazione di società più fraterne dove i più bisognosi saranno riconosciuti nella loro dignità e troveranno i mezzi per una esistenza dignitosa. Con l'umiltà e la fiducia senza limiti nella Provvidenza, che hanno caratterizzato Federico Ozanam, abbiate l'audacia di condividere i beni materiali e spirituali con quanti sono nella miseria!

6. Il beato Federico Ozanam, apostolo della carità, sposo e padre di famiglia esemplare, grande figura del laicato cattolico del XIX secolo, è stato un universitario che ha avuto una parte importante nel movimento delle idee del suo tempo. Studente, professore eminente prima a Lione e poi alla Sorbona di Parigi, mira anzitutto alla ricerca e alla comunicazione della verità, nella serenità e nel rispetto delle convinzioni di coloro che non condividono le sue. «Impariamo a difendere le nostre convinzioni senza odiare i nostri avversari, scriveva, ad amare quanti pensano diversamente da noi, [...] lamentiamoci meno dei nostri tempi e più di noi stessi» (Lettere, 9 aprile 1851). Con il coraggio del credente, denunciando ogni egoismo, partecipa attivamente al rinnovamento della presenza e dell'azione della Chiesa nella società della sua epoca. Si conosce pure il suo ruolo nella istituzione delle Conferenze di Quaresima in questa cattedrale Notre-Dame di Parigi, con lo scopo di permettere ai giovani di ricevere un insegnamento religioso rinnovato di fronte alle grandi questioni che interrogano la fede. Uomo di pensiero e di azione, Federico Ozanam è per gli universitari del nostro tempo, professori e studenti, un modello di impegno coraggioso capace di far udire una parola libera ed esigente nella ricerca della verità e nella difesa della dignità di ogni persona umana. Sia per loro anche un appello alla santità!

7. La Chiesa conferma oggi la scelta di vita cristiana fatta da Ozanam, come pure il cammino che egli ha preso. Essa gli dice: Federico, la tua strada è stata veramente la strada della santità. Sono passati più di cent'anni, ed ecco il momento opportuno per riscoprire questo cammino. Bisogna che tutti questi giovani, più o meno della tua età, radunatisi così numerosi a Parigi, provenienti da tutti i Paesi d'Europa e del mondo, riconoscano che questa è anche la loro strada. Occorre che comprendano che, se vogliono essere cristiani autentici, devono intraprendere lo stesso cammino. Aprano meglio gli occhi dell'anima ai bisogni così numerosi degli uomini d'oggi. Comprendano questi bisogni come sfide. Cristo li chiama ciascuno per nome, affinché ciascuno possa dire: ecco la mia strada! Nelle scelte che faranno, la tua santità, Federico, sarà confermata in modo particolare. E la tua gioia sarà grande. Tu che già vedi con i tuoi occhi Colui che è amore, sii anche guida su ogni cammino che questi giovani sceglieranno, seguendo oggi il tuo esempio!

 

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