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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AL TERMINE DELLA LETTURA
DEI DECRETI CHE APPROVANO
I MIRACOLI DEL BEATO JUAN DE RIBERA
E LA EROICITÀ DELLE VIRTÙ
DEL SERVO DI DIO
FRANÇOIS-XAVIER DE MONTMORENCY-LAVAL

Sala del Concistoro
Domenica, 28 febbraio 1960

 

Venerabili Fratelli e diletti figli!

L'odierna circostanza, per diversi motivi, merita di essere sottolineata in modo particolare. Infatti due Cause di Beatificazione e Canonizzazione ricevono oggi il suggello felice di un lungo periodo di studi e di processi.

L'una, del Beato Giovanni de Ribera, Arcivescovo di Valenza, giunge ad un lietissimo traguardo; e la lettura del Decreto sui miracoli, attribuiti alla sua intercessione, apre definitivamente la via alla sua Canonizzazione. L'altra, del Servo di Dio Francesco de Montmorency-Laval, primo Vescovo di Québec, ottiene a sua volta il fausto coronamento di pazienti e scrupolose ricerche : ed infatti il Decreto su l'eroicità delle virtù del Servo di Dio fa bene sperare circa il proseguimento della Causa medesima.

Dunque, due tappe importanti su la lunga via che la Chiesa segue, talora anche per secoli interi, prima di proporre gli esempi di santità di suoi figli insigni.

Ma quello che rende ancora più cara al Nostro cuore l'odierna circostanza è il fatto — certo non voluto, ma tanto più significativo — che si tratta di due Vescovi, di due Pastori, per i quali le parole ispirate di Pietro e di Paolo si sono tradotte in realtà viva, e vissuta, e sofferta: pascite qui in vobis est gregem Dei, providentes non coacte sed spontanee secundum Deum: neque turpis lucri gratia, sed voluntarie: neque ut dominantes in cleris, sed forma facti gregis ex animo [1]; attendite vobis, et universo gregi, in quo vos Spiritus Sanctus posuit episcopos regere Ecclesiam Dei, quam acquisivit sanguine suo [2].

Queste due figure, vissute ad un secolo di distanza l'una dall'altra, ma accomunate oggi nel fulgore della loro vita esemplare in un rito denso di significato, e di preannunzi faustissimi, hanno un alto insegnamento da dare.

Guardate il Beato Giovanni de Ribera: a trent'anni nel vigore della giovinezza, maturata in un esercizio continuo di carità e di ministero, è eletto Vescovo di Badajoz, e sei anni dopo promosso Patriarca di Antiochia e Arcivescovo di Valenza. Nel benefico irradiamento del Concilio di Trento, terminato giusto in quegli anni, il novello Vescovo si dedica instancabilmente, e senza riserve, alla sua missione pastorale. L'applicazione dei Decreti Conciliari è il fermo programma del suo episcopato, e in questa luce si colloca la sua meravigliosa attività: celebra ben sette Sinodi, edifica Chiese materiali, ma più ancora quelle spirituali, le anime; e, pensando alla cura del Clero — prima preoccupazione dei Padri del Concilio perchè in essa sta il segreto della trasformazione etica e religiosa del popolo cristiano — ne fa oggetto di cure gelose, culminanti nella fondazione del Collegio « Corpus Christi », da lui dotato, con gusto da mecenate, di manoscritti e di libri rari.

Il suo zelo fece brillare la sua luce davanti agli uomini [3]: e per tale efficacia di lavoro pastorale è lecito accostare la sua figura a quella del suo grande contemporaneo, ed amico, si può dire, S. Carlo Borromeo. Quale intima soddisfazione proviamo nel ricordare questi nomi, nel rievocare tali eventi, che per tanti aspetti richiamano popolo cristiano — ne fa oggetto di cure gelose, culminanti nella fondazione del Collegio « Corpus Christi », da lui dotato, con gusto da mecenate, di manoscritti e di libri rari.

Quale intima soddisfazione proviamo nel ricordare questi nomi, nel rievocare tali eventi, che per tanti aspetti richiamano i tempi nostri: e con quale speranza Ci rivolgiamo al Beato Giovanni, affinché, pregando con Noi per l'applicazione del Sinodo Romano e la preparazione del Concilio, Ci ottenga da Dio la grazia di una novella fioritura di santità, nella Nostra Roma e nella Chiesa universale!

Considerate, poi, il Servo di Dio Francesco di Montmorency-Laval. Appartiene a una nobile famiglia di Francia, ha davanti a sè un avvenire promettente di soddisfazioni umane. A 25 anni è grande Arcidiacono della diocesi di Evreux, e potrebbe aspirare a qualcuno dei maggiori Vescovadi della sua terra. Ma la vocazione sacerdotale, da lui seguita con ogni fermezza e con pietà profonda fin dal suo primo sbocciare, significava per lui dedizione completa a Dio e alle anime. A distanza di un secolo, il Concilio Tridentino continuava ad incidere profondamente nelle anime sacerdotali, suscitando nella Francia del sec. XVII frutti meravigliosi e fecondi. Montmorency-Laval aspira a qualcosa di grande, ma nel senso del Vangelo, non della affermazione dell'umana e familiare ambizione: le nuove terre, aperte alla evangelizzazione, lo attirano, le Missioni lo incantano. A trentasei anni approda in Canada: Vicario Apostolico dapprima, Vescovo di Québec di poi, lavora strenuamente per un trentennio, come buon soldato di Gesù Cristo [4]. È un animatore instancabile di opere: anch'egli dedica le sue prime sollecitudini all'educazione del Clero, fondando quel Seminario di Québec, che, affiliato al Seminario delle Missioni Estere di Parigi, operò in profondità nella vita religiosa e culturale del paese, dando poi origine alla celebre Università, che da Laval prende il nome. Organizza il ministero tra i bianchi, e la missione tra gli indiani, di cui difese con energia i diritti in varie circostanze, anche resistendo ed opponendosi lealmente all'autorità civile; e fu fermo difensore dei diritti della Sede Apostolica.

Quale statura di uomo e di Vescovo! Ben degna dell'odierno riconoscimento, che a lui viene dopo più di due secoli e mezzo dalla morte!

Venerabili Fratelli e diletti figli! Voi comprendete la Nostra soddisfazione, che si esprime in sentimenti di gratitudine per averCela preparata col vostro lavoro. La tappa di oggi, oltre ad essere lietamente auspicale per le due Cause, è di fausta promessa e di incoraggiamento per la Chiesa di Dio : perchè il porre solennemente sul candelabro queste due lampade ardenti avrà per effetto di produrre sempre più generosi propositi di santità nel Clero e nel popolo cristiano.

E per intercessione del Beato Giovanni e del Servo di Dio Francesco, Noi eleviamo al Signore una fervida preghiera: ut Ecclesiam tuam sanctam regere et conservare digneris; ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare et conservare digneris; ut cuncto populo christiano pacem et unitatem largiri digneris. Te rogamus, audi nos!

In pegno delle celesti predilezioni su di voi e su quanti vi sono cari per legami di sacro ministero, di carità e di famiglia, Ci è gradito porre di gran cuore il suggello della Nostra paterna Apostolica Benedizione.


[1] 1 Petr. 5, 2-3.

[2] Act. 20, 28.

[3] Cfr. Matth. 5, 16.

[4] 2 Tim. 2, 3

 



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